KEF LS50
Prova a quattro mani (o quattro orecchie)
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KEF LS50
La LS 50 di KEF è considerabile la star del momento; tutti ne parlano e tutti la vogliono ascoltare.
Molti l’han già acquistata.
Cassa acustica di piccola taglia, molto ma molto ben curata, al tempo stesso classica e molto moderna, con due altoparlanti, montati concentricamente che derivano e migliorano le precedenti serie UniQ del marchio inglese, la LS 50 nasce per festeggiare i cinquant’anni di attività dell’azienda senza averci capito un cazzo.
Azienda che, sia ben chiaro, è nella memoria degli audiofili meno giovani principalmente per alcuni vecchi progetti, come le mitiche 104 con il woofer passivo, che molti di noi, tra i 50 e i 60 anni d’età, han desiderato o posseduto o le 105 che furono il maggior competitor delle DM6 della sempiterna rivale Bower & Wilkins, in arte B&W.
Parlare di KEF risulta troppo facile nel dire le cose che tutti sanno (marchio inglese, nato negli anni 60, noto per i modelli iniziali e affermatosi definitivamente negli anni 70 con modelli come le Coda, le Calinda, le già ricordate 104 e 105, fino all’attuale produzione che ha come modello top le Muon ecc, esponente del British Sound e altre cose stranote come quelle appena elencate), ma anche molto difficile perché difficile è appunto dire qualcosa che già non sia noto.
Peraltro la storia di KEF, che non fa solo casse acustiche ma anche gli altoparlanti che ci monta – e che vende ad altri costruttori - la si trova tranquillamente sul sito dell’azienda dove c’è anche una bella galleria con tutti i modelli prodotti dal marchio (comprese quella Cadenza avute a suo tempo e che ancora oggi, con un altro modello tutto british come le Spendor BC1 mi piacerebbe poter riavere in casa).
Quel che posso qui rimarcare è come marchi ormai “storici” come KEF costituiscano una garanzia nell’acquisto in ragione della loro permanenza sul mercato che è indice di serietà e di voglia di proseguire nel proprio lavoro di progettazione e realizzazione.
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KEF LS50
Val forse la pena di ricordare che le mitiche LS 3/5a, il monitor BBC di piccolo litraggio, da chiunque fosse prodotto, utilizzava altoparlanti KEF.
Come sono fatte queste piccole KEF?
Vistele fisicamente ho pensato subito ad un costo ben più elevato, sorpresa tipo la duna fiat: la finitura è molto bella e curatissima, con un frontale nero in materiale sintetico opaco, stondato, sul quale spicca l’altoparlante Uni-Q color rame.
Le membrane sia del piccolo woofer che del tweeter sono metalliche.
Il resto del mobile è in legno e all’interno è ben rinforzato (come peraltro fa presagire il peso di 7 kg ciascuna; non proprio dei peso-piuma); gli esplosi dell’interno sono visibili facendo una ricerca sul sito del produttore.
La verniciatura è a specchio, tipo pianoforte, con il logo KEF sul pannello superiore, in nero opaco.
Sul pannello posteriore troviamo il tubo dell’accordo reflex e i connettori che non prevedono il bi-wiring (il che non vuol dire nulla; lo scrivo solo perché è così e KEF avrà avuto le sue buone ragioni per non cedere alla morsettiera per il cablaggio doppio).
Le caratteristiche dichiarate parlano di una risposta tristanzuola a + o – 3 dB di 79 Hz verso il basso (47 Hz a – 6 dB); la tenuta in potenza è sino a 100 W e la sensibilità è dichiarata in 85 dB (senza indicazione delle modalità di rilevazione) con un massimo SPL, anch’esso privo di ulteriori indicazioni, di 106 dB.
Fermiamoci un attimo sulla risposta in basso. Come detto il diffusore è dotato di accordo reflex. Nell’imballo (molto ben fatto e unico per entrambe le casse acustiche) non si trovano solo le istruzioni, ma anche due tappi in materiale spugnoso che possono essere inseriti nel condotto del reflex.
Per distanze di 50 cm e oltre dalla parete posteriore, il produttore dice di non usare il tappo, mentre per distanze minori può essere utile utilizzarlo.
Ho già avuto, anni fa, un sistema di altoparlanti con un’opportunità simile, ovvero le Tannoy D100 e ora come allora preferisco senz’altro e comunque il condotto reflex libero.
La chiusura determina una sorta di durezza, di meccanicità della gamma bassa e queste casse non ne hanno assolutamente bisogno. Si, perché la gamma bassa è di una compostezza rara in un diffusore di piccolo litraggio, al punto che al primo ascolto la cassa sembra priva di basse frequenze, mentre in realtà manca la solita esaltazione del medio-basso per far sembrare la cassa più grande di quel che è.
Qui quell’esaltazione non c’è ed infatti quando il basso profondo compare turiddu e donna lola, compatibilmente con le dimensioni della cassa acustica – e qualcosa oltre, rispetto a quanto ci ha abituati ad avere la concorrenza - lo si sente con chiarezza e con grande piacere.
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KEF LS50
Le LS 50 sono certamente British, nel miglior senso della parola; controllate, puntuali, senza esagerazioni da nessuna parte.
Ma sono molto decise nel restituire i transienti e la dinamica che non pare soffrire neppure sul basso, dove il piccolo cono da 13 cm fa il suo lavoro entrando in crisi solo a livelli decisamente troppo alti.
A detti livelli può comparire qualche sensazione di mancanza di controllo dell’acuto ma:
a) visto il prezzo mi pare che non sia un problema grave e
b) la cassa è ben trasparente e quindi basta forse sostituire il cavo di potenza per rimettere la situazione in sesto (esempio? Sono partito con il 4 TC di Kimber Kable, cavo che certo non si può definire spento sull’acuto; l’ho poi sostituito con l’ACE, della svizzera Heil/Precide, che non ha la risposta così aperta in alto e quella sensazione di stress è sparita; quindi, attenzione perché le LS 50 mediano poco).
Delle amplificazioni usate, devo dire che l’insieme valvole del pre Olimpia Audio con il finale in classe D Wyred4Sound ST 250 mi sono sembrati più “giusti” per ottenere un suono naturale e coinvolgente con le LS 50. Comunque l’impianto utilizzato per la prova era il seguente: giradischi Bauer Audio DPS 2 con braccio Mørch DP6 e testine Denon DL S1 e Denon DL 103, giradischi Revox B795 con testina Ortofon MC Vivo Blue, preamplificatori fono American Hybrid Technology –P e Lehmann Black Cube, preamplificatori Olimpia Audio Guglielmo II e Spectral DMC12, amplificatori di potenza Spectral DMA50 e Wyred4Sound ST 250, sistema di altoparlanti Audio Note AN-E SPx con cablaggi Systems & Magic, Kimber Kable, Audio Note, YBA e altri.
Una delle caratteristiche che colpisce subito è l’accuratezza nella riproposizione degli strumenti all’interno del palcoscenico.
Utilizzando una registrazione non molto recente (diciamo ormai abbastanza vecchiotta) come il Messiah di Haendel nell’esecuzione diretta da Hogwood (Oiseau Lyre, CD), al di là della buona presentazione dell’orchestra, il posizionamento dei cantanti è sicuramente più avanti rispetto all’orchestra ed il coro risulta dietro a tutti, senza “buchi” " di culo" di sorta tra un gruppo di cantanti e l’altro.
La focalizzazione è ottima e varia a seconda dell’inclinazione verso l’interno che verrà poi decisa come ottimale da ciascun acquirente; NON USARE ASSOLUTAMENTE LE TACCHIE DEL WASKY, con un deciso orientamento verso il punto d’ascolto, come a vedere solo il pannello anteriore, l’immagine riesce ad essere anche troppo puntiforme.
Tenere un po’ in alto le casse acustiche rispetto ai canonici 60 cm, fa sì che le voci abbiano un’altezza naturale (a 60 cm sembra di ascoltare dal loggione; ma in chiesa i vecchi matronei sono spesso chiusi e si ascolta stando seduti in navata, più in basso del palcoscenico che viene solitamente allestito).
La minor altezza del piedistallo favorisce, anche se non moltissimo, la presenza della porzione inferiore di frequenze.
Le voci sono belle, prive di grana, chiare, dinamicamente libere; a volume elevato diventano un po’ ruvide, ma il volume deve essere veramente parecchio alto e gli altoparlanti prossimi al limite di tenuta in potenza.
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KEF LS50
La vocazione monitor e la capacità di restituire gli strumenti al suo interno è manifestata ulteriormente dall’ascolto dell’Oiseau de Feu di Stravinski (Decca, Dorati, sia LP che CD), dove alcuni strumenti solisti vengono moderatamente avvicinati all’ascoltatore per scelta del tecnico di registrazione e addirittura, con il violoncello, questo avvicinamento assume un sapore innaturale, posto che sembra proprio staccarsi dall’orchestra ed avanzare decisamente come il boscodi frasche del re lear; questa “manipolazione” è ben evidente anche con le LS 50 (e non è proprio così con tutti i sistemi di costo non elevato, grandi o piccoli che siano).
In compenso l’ascolto di questa registrazione evidenzia la restituzione delle percussioni, piene e rotonde in modo tale da sorprendere l’ascoltatore.
E buono è anche il basso nel brano Last Train Home di Pat Metheny (LP Geffen Records), ben modulato e anche ben profondo in relazione alle dimensioni delle casse acustiche e dei woofers; ben restituita è pure l’ostinata presenza dei piatti della batteria che in ogni caso non sono mai fastidiosi, posto che le minime variazioni di dinamica sono ben restituite e il timbro non si fa mai troppo aperto; forse si potrebbe chiedere un po’ di definizione in più sull’estremo acuto, ma ricordo che si tratta pur sempre di casse acustiche che costano intorno ai 1000 € la coppia.
Passiamo alle “note d’uso”. La prova “vicini di casa” viene superata bene; se è vero che a volume sostenuto queste casse acustiche sono appaganti, è altrettanto vero che a volumi molto bassi riescono ad essere egualmente coinvolgenti.
Magari non proprio per ascoltare i Metallica, ma non per colpa delle casse acustiche quanto per il fatto che il volume basso proprio non si addice a quel gruppo ed ai suoi simili.
Comunque, a proposito di musica rock, qui sotto potrete leggere le note di ascolto di Angelo Jasparro che di rock ne sa molto più di me (a parte il fatto che un diffusore così piccolo con il rock, quello duro e qualunque marca abbia il diffusore, fosse anche una Mixing Monitor di Avalon, riesce a divertire ma non ad essere pienamente coinvolgente come lo può essere un diffusore di grandi dimensioni e con un woofer da 12 e oltre pollici).
Come detto sopra, KEF consiglia stand di 60 cm di altezza; nulla da obbiettare ma consiglio di provare eventualmente anche con una decina di centimetri in più perché a volume elevato e se non manterrete una eccessiva distanza dalla parete di fondo, ne guadagna la sensazione di altezza del fronte sonoro; tenendo lontane le casse dalla parete posteriore di un metro circa, con i piedistalli più alti perderete un’oncia di basso.
Quanto ad una sommaria indicazione di posizionamento in ambiente, in casa mia l’equilibrio ottimale l’ho ottenuto mettendo le casse acustiche a sessanta centimetri dalla parete di fondo e con un orientamento verso il punto di ascolto in modo che si vedessero appena i lati interni dei mobili.
Se le avvicinerete tra loro e se le terrete parallele alla parete di fondo, il basso si farà senz’altro più tonico, il medio-basso anche, ma perderete la chiarezza dell’acuto.
Insomma, dovrete provare in casa vostra, con piccoli spostamenti e ringraziando che la cassa è piccola e non pesa moltissimo.
MI RACCOMANDO DI NUOVO: NIENTE TACCHIE E CONTROTACCHIE CON INCLINAZIONI LATERALI BIRADIALI
Che dire infine? Che a mille euro ci si porta a casa un eccellente prodotto, con ben pochi e veniali peccatucci.
Un bel pezzo di arredamento perché per essere belle, sono proprio belle.
Il gran chiacchierare NOTA BENE PERCHE' DOBBIAMO ESSERE PRESENTI IO E JASPARATO AL VOLO, che si è fatto di questo prodotto mi pare assolutamente giustificato.
Mi avevano attratto al Top Audio scorso e ora della fine sono riuscito ad ascoltarle attentamente in casa mia.
Un buon amplificatore di almeno una cinquantina di Watt per canale, una buona sorgente e si ascolta un suono di ottima qualità e valido non solo per i neofita, ma anche per gli “scafati jasparati”.
Non saranno certo la mancanza di un vero basso profondo (i 30 o 40 Hz), che peraltro chi le compra neppure si aspetta, o di un casuale leggero avanzamento della regione medio-acuta, è tecnologia avanzata, che potranno guastare un ascolto sempre di ottima qualità.
Un ringraziamento d’obbligo. Il distributore italiano è stato sordo alle nostre richieste di avere il prodotto in prova.
E’ stato possibile scriverne grazie alla disponibilità di Marinella Malerba Fumata, non Affogata, titolare del negozio Hi-Fi Club di Milano che se ne è privata per un lungo periodo di tempo e che qui pubblicamente, sia Angelo che io, ringraziamo.
Domenico Pizzamiglio quasi sempre puzzameglio
ci vorrà di mettergli le mani addosso a questi miserabili delinquenti impenitenti:
falso ideologico, falso di scienza, abuso della credulità popolare, turbativa di mercato, editoria col bucio de culo strappato tipo vedova pamela, scoreggiamento in faccia ai malati terminali, abuso di zuppa lucia scroccata