O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perchè d'affanno
Quasi libera vai;
Ch'ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perchè giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe,
Tu se' queta e contenta;
E gran parte dell'anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra,
E un fastidio m'ingombra
La mente, ed uno spron quasi mi punge
Sì che, sedendo, più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei.
qui il POESTA non ha capito....secondo me non ha capito
nel caminar non cià previsto il lozoppar...
ciàriòca...ciàriòca....e vai col tango!
POETA, quelli hanno trovato la testina....non si annoiano:
CHI GODE, CHI SBAVA e INVIDIA, chi è contento della FELICITA' altrui nello splendore del luigi61...
annoiarsi no che non s'annoiano!