scrittura e suono

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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda Aigor » 28 gen 2009, 20:38

baby rattle ha scritto:Ad un certo punto del discorso si innesta il problema della ripetitività, della noia.

Un discorso pericolosissimo che porta nel baratro.

Come mai il quadro è sempre quello (ci hanno wahrol e duchamp a dargli una scossa) e la musica deve essere sempre diversa nella interpretazione?

Come mai un quadro che è di una fissità allucinante non consuma (oddio, hai voglia se lo consuma) l'effetto e la musica viene a noia.

C'è qualche misunderstanding culturale-emozionale in giro, un cortocircuito pericoloso, non sarebbe male prenderne conoscenza e correre ai ripari.

L aroproduzione dei suoni musicali potrebbe mettere una pezza alla crepa....non è poi così male conservare e risentire sempre lo stesso Oistrakh e tanti altri.

Ci sono interpretazioni fenomenali che non si finisce mai di ascoltare (Michelangeli, Horowitz, per fare due esempi), il tempo scorre via velocissimo, ci sono al contrario "interpretaberrazioni" che invece non si riesce ad ascoltare neanche una volta (Allevi, Slacks per fare un altro esempio), ti fanno sentire il peso inesorabile del tempo che non passa mai.
where wolves?
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda baby rattle » 30 gen 2009, 15:04

sponsor ha scritto:
Aigor ha scritto:La creazione artistica, diciamo, per semplicità, "non musicale", vive spesso (e anche qui semplifico ai fini della sintesi espositiva) di una fase che precede "il fare" l'oggetto d'arte, ed è la fase progettuale, cioè si va ad esplicare il progetto dell'opera che si dovrà realizzare; I motivi sono di varia natura, tra questi anche, e forse principalmente, quello di individuare la fattibilità pratica dell'opera stessa. Se vogliamo, ogni creazione dell'uomo può essere agevolata dalla creazione preventiva di un progetto.
La scrittura musicale, perciò, potrebbe essere assimilata (sottolineo assimilata) alla fase progettuale dell'opera, che però, ai fini della fruizione, a differenza delle altre arti (in genere), sarà ogni volta "ricreata".
La musica (nella sua definizione classica) ha sempre bisogno di un intermediario (un interprete) tra il progetto (l'opera scritta) e l'esposizione dell'opera (esecuzione musicale).


L'introduzione del concetto di progetto mi ha fatto pensare all'architettura, che (almeno nella mia personalissima visione estetica) è l'arte che piu sento vicina alla musica. Ebbene anche lì esiste un progetto, che può essere più o meno dettagliato, cui corrisponde poi un'esecuzione, cui segue una fruizione. La differenza sostanziale è che in architettura l'esecuzione resta unica (a meno di voler riutilizzare il medesimo progetto per una seconda costruzione, cosa di introduzione relativamente recente e comunque utilizzata solo per costruzioni di fattura industriale quali ad es. i palazzi per uffici o i condomini) e la dimensione temporale non è coinvolta (l'opera sussiste nella sua simultaneità). Certo in tutte le arti la fruizione richiede tempo ma è tempo che ci prendiamo liberamente, non è tempo come parte costitutiva dell'opera stessa. La musica invece è immersa e insieme crea il tempo della sua esistenza, fuori dal suo tempo proprio non esiste. La musica E' il tempo della sua esistenza. che a sua volta è suono (suono musicale). Il tempo connette tutto: la musica come forma artistica, il suono musicale (che è insieme arte musicale in svolgimento e arte musicale fruita), la musica come riproduzione, ed infine la definizione di riproduzione del suono musicale come sequenza e quindi ancora come tempo. Con tutto quanto ne consegue sulla non alterabilità del tempo nel suo scorrimento ed insieme sulla irrimediabile alterazione percettiva del suono musicale qualora si agisca sui tempi di esistenza.
Qui si potrebbe dire qualcos'altro: per un qualche motivo che probabilmente conosce solo il padreterno, l'uomo vive nel tempo e lega la percezione del tempo agli eventi ondulatori recepiti dai suoi sensi, che sono luce e suono. Già Einstein nella relatività ha introdotto (senza dirlo apertamente, almeno in questi termini, oppure lo ha fatto d'istinto) un concetto innovativo: ovvero che l'osservatore è parte integrante del mondo fisico, e che a seconda del suo stato di quiete o di moto il tempo e lo spazio possono deformarsi perchè egli li osserva e li misura mediante onde elettromagnetiche (luce: la vista in ultima analisi). Ebbene, in realtà il suono fà esattamente la stessa cosa: è uno "strumento" di misura dello spazio e del tempo. Anzi, direi che è il principale strumento di questo tipo utilizzato dall'uomo: perlomeno il tempo è molto più "suono" che "luce".




Architettura, non per nulla un'altra disciplina che a me risulta del tutto denegata nei fini e nei mezzi.

Architettuta è comunicazione ed oggi si costruisce in assenza di comunicazione dell'opera con l'ambiente e dell'opera con il fruitore.

Non a caso con l'architettura si è chiusa in galera l'intera umanità e quindi l'architetto ha risposto al padrone caporale invece che a scienza e coscienza.

Non affronto qui il discorso ma se la relatività di Einstein relativamente a fenomeni che si propagano alla velocità della luce ha prodotto sfracelli, che però sostanzialmente non incidono sulla percezione della realtà vissuta dall'essere umano, la relatività riferita a fenomeni che si propagano a bassissima velocita quali quelli sonori determina interamente la realtà a partire dalla congruenza; una realtà costruita in assenza di congruenza non è una realtà umana perchè l'essere umano è un COSTRUTTORE di realtà congruente.

Il suono è l'unica rappresentazione del tempo che scorre e quello che scrive aigor sulla percezione del suo scorrimento veloce o lento è solo un accenno delle problematiche connesse alla percezione di velocità, a tempi e luoghi, del tempo che scorre.

Percezione che si accompagna al senso di apparteneza o di estraneità all'istante o all'intervallo considerato (vedi suono digitale).
.

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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda Luc1gnol0 » 30 gen 2009, 15:12

baby rattle ha scritto:C'è qualche misunderstanding culturale-emozionale in giro, un cortocircuito pericoloso, non sarebbe male prenderne conoscenza e correre ai ripari.

Direi piuttosto un malinteso senso del riciclo.
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda baby rattle » 5 feb 2009, 19:06

Luc1gnol0 ha scritto:
baby rattle ha scritto:C'è qualche misunderstanding culturale-emozionale in giro, un cortocircuito pericoloso, non sarebbe male prenderne conoscenza e correre ai ripari.

Direi piuttosto un malinteso senso del riciclo.




L'ascolto di un evento già accaduto non solo non toglie contenuto di "evento unico" ma togliendo l'ansia da prestazione (ce la farà l'esecutore, ci sarà una stecca, ci sarà un calo di tensione interpretativa, uno smarrimento) si gode lo svolgimento dell'esecuzione con più completa ed intensa compenetrazione all'esecuzione, ai significati, alla bellezza.

E la si osserva da una straordinaria quantità di angolazioni che nella esecuzione dal vivo non sono accessibili tutte assieme.

La riproduzione dei suoni musicali deve ancora, e sempre disgraziatamente, trovare una sua adeguata collocazione culturale e di storicizzazione nonchè di conservazione e studio di tesori inestimabili.

Non sarebbe male cominciare a far dichiarare alcune esecuzioni musicali patrimonio indisponibile dell'umanità e come tali conservarle e farle conoscere; lasciare questo privilegio solo ad accozzaglie di mattoni, pietre e piante mi sembra uno dei tanti delitti della stoltezza dei tempi.
.

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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda sponsor » 7 feb 2009, 9:39

baby rattle ha scritto:

L'ascolto di un evento già accaduto non solo non toglie contenuto di "evento unico" ma togliendo l'ansia da prestazione (ce la farà l'esecutore, ci sarà una stecca, ci sarà un calo di tensione interpretativa, uno smarrimento) si gode lo svolgimento dell'esecuzione con più completa ed intensa compenetrazione all'esecuzione, ai significati, alla bellezza.



Per inciso, questa è la principale motivazione che dette Glenn Gould quando si ritirò giovanissimo dal concertismo per dedicarsi esclusivamente alle incisioni.
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda baby rattle » 7 feb 2009, 11:37

sponsor ha scritto:
baby rattle ha scritto:

L'ascolto di un evento già accaduto non solo non toglie contenuto di "evento unico" ma togliendo l'ansia da prestazione (ce la farà l'esecutore, ci sarà una stecca, ci sarà un calo di tensione interpretativa, uno smarrimento) si gode lo svolgimento dell'esecuzione con più completa ed intensa compenetrazione all'esecuzione, ai significati, alla bellezza.



Per inciso, questa è la principale motivazione che dette Glenn Gould quando si ritirò giovanissimo dal concertismo per dedicarsi esclusivamente alle incisioni.





Non sviare i discorsi, ci devi lavorare tu su questa storia di conservare il patrimonio contenuto nelle incisioni, lavativo!

Non basta la raccolta indifferenziata che già tutti gli stati fanno ( approposito che fine a fatto la discoteca nazionale? o come si chiama) occorre sollevare la questione che su quanto tramandato registrato si deve lavorare criticamente per far emergere la parte migliore e renderla più fruibile.

Conservare tutto acriticamente non serve a nulla ed a nessuno, con la letteratura è stato fatto quanto vado dicendo e si è consegnato alla scuola almeno il materiale più importante per una prima presa di conoscenza.

Con la musica si è fatto altrettanto, con l'esecuzione ancora no, l'esecuzione sembra essere la cenerentola che le sorellastre (i nuovi interpreti ed interessi collegati) tengono in cucina tra la cenere per non farla sentire al principe azzurro!


Comincia a preparare un bell'articolo per la rivista telematica oppure lo fai circolare già sulle top scrivanie internazionali.
.

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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda Luca » 7 ago 2009, 7:32

Aigor ha scritto:
baby rattle ha scritto:Cosa è la scrittura musicale?

La musica ( scrittura) è ancella del suono musicale o il suono musicale è servo della scrittura?

Si badi bene che, con questo, non intendo assolutamente sminuire l'indubbio valore del lavoro del compositore, intendo piuttosto dire che il suono non ha necessariamente bisogno dell'esistenza della scrittura musicale (si prenda ad esempio una qualsiasi musica improvvisata).

Ci sarebbero poi da citare mille esempi di compositori che scoprono angolazioni sconosciute della propria musica grazie a interpretazioni diverse della stessa, seppure coerenti...ecc.ecc.ecc.




Scrittura, improvvisazione e interpretazione dal punto di vista estetico ed emozionale potranno anche comunicare cose diverse, ma la differenza tra di loro è solo nei modi. Quando si improvvisa non si fa altro che comporre in un tempo (molto) più breve e quando si interpreta, si filtra un originale in base ad un gusto estetico diverso (e l'interpretazione può essere pianificata giorni prima, oppure improvvisata).
Poi non dimentichiamoci che ci sono culture musicali che non prevedono nessuna trascrizione e non saprebbero attribuire un gran significato alla parola "interpretazione".
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda baby rattle » 2 ott 2009, 11:48

Ennesimo esempio ieri di musica ambulante!

Una fantastica corale, la S. Marco di Latina, magistralmente diretta, mortificata dall'acustica della chiesa con modernismo cementaiolo a vista e forma circolare sia pure variegata.

Voci stupende con impasti timbrici notevolissimi e variazioni di livello da brivido.

Altra magagna l'accompagnamento con organo elettronico multi strumento sintetico ed emissione attraverso due box ridicoli e tremebondi.
.

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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda ciofne » 2 ott 2009, 22:00

perdonate questo OT, colgo lo spunto dall'intervento di baby rattle.
Che buffo,
oggi mentre mi facevo 'na corsettina lungo l'arno,
in compagnia del mio fidato mp3,
ad un certo punto sento un qualcosa di estraneo alla riproduzione, ma che succede?
Mi guardo intorno e dall'altra parte, sulla sponda opposta a dove mi trovavo io, direi a una 60ina di metri,
c'è un trio che suona, 2 fiati e una specie di grancassa.
Mi tolgo le cuffie e.. capperi! il livello e la qualità della musica era assolutamente inaspettato e adeguato per un ascolto godibilissimo,
anzi, la percussione della grancassa o quello che era, ( non sono riuscito a vedere bene perchè eravamo all'imbrunire ),
era addirittura strabordante, una dinamica espressiva veramente notevole.
Erano solo in 3, all'aperto, senza rinforzi ecc ecc, eppure si sentiva bene anche ad una distanza ragguardevole.
Veramente un bel suono, vivo e pieno di colori.

Valter
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda baby rattle » 3 ott 2009, 6:45

ciofne ha scritto:perdonate questo OT, colgo lo spunto dall'intervento di baby rattle.
Che buffo,
oggi mentre mi facevo 'na corsettina lungo l'arno,
in compagnia del mio fidato mp3,
ad un certo punto sento un qualcosa di estraneo alla riproduzione, ma che succede?
Mi guardo intorno e dall'altra parte, sulla sponda opposta a dove mi trovavo io, direi a una 60ina di metri,
c'è un trio che suona, 2 fiati e una specie di grancassa.
Mi tolgo le cuffie e.. capperi! il livello e la qualità della musica era assolutamente inaspettato e adeguato per un ascolto godibilissimo,
anzi, la percussione della grancassa o quello che era, ( non sono riuscito a vedere bene perchè eravamo all'imbrunire ),
era addirittura strabordante, una dinamica espressiva veramente notevole.
Erano solo in 3, all'aperto, senza rinforzi ecc ecc, eppure si sentiva bene anche ad una distanza ragguardevole.
Veramente un bel suono, vivo e pieno di colori.

Valter




Si sono scambiati i decibel con la sensazione sonora e ne è nato un grosso pasticcio, chissà se ne usciremo mai.

Ieri sera ho intercettato di nuovo Muti sul canale iris che riproponeva la nona di beethoven, il secondo movimento, scherzo, io propongo che al tizio sia tolta la bacchetta di mano.

Ambulante non è andare in giro a suonare, nobilissima arte come quella che hai ascoltato, ma muovere alcunchè senza nesso sonoro e musicale ed anzi con attività devastatoria della bellezza del suono e della musica.
.

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