Suono e tempo

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Suono e tempo

Messaggio da leggereda sponsor » 30 ago 2009, 10:30

I tempi sono maturi per riprendere un mio vecchio intervento, cancellato nello scempio che è stato fatto dei vecchi forum, apportando qualche modifica alla luce di quanto maturato nel frattempo.

Mi scuso in anticipo per il tono un poco "visionario" e spero sinceramente che ci possano essere dei contributi anche dai silenti, magari da coloro che, al contrario di me, possiedono una specializzazione specifica in fisica teorica. Affronto pertanto alcuni argomenti pur essendo cosciente di averne una conoscenza dilettantesca, ma il tema mi sembra molto importante.

Partiamo da lontano.

L'orecchio e' l'unico organo umano insieme all'occhio che funziona per diretta sollecitazione di campi ondulatori. Normalmente siamo abituati ad associare il concetto di tempo all'occhio, alla visione. Cosi' viene ad esempio fatto in fisica, essendo la cosa inevitabile quando si opera su scala cosmologica (per misurare il tempo delle galassie non posso che far riferimento alle onde elettromagnetiche da quelle emesse).

In questo campo, come noto, la teoria della relativita' ristretta ha ridefinito del tutto il concetto di "simultaneita'".
Ai tempi di Galileo si dava per scontato che due eventi simultanei in un sistema di riferimento risultavano simultanei in qualunque altro sistema di riferimento.
In realtà, per il fatto che la simultaneità in fisica si "conta" misurando i tempi di arrivo delle onde elettromagnetiche recanti con se l'informazione, una volta scoperto che le onde elettromagnetiche hanno una velocità di propagazione finita, è stato necessario ridefinire anche il concetto di simultaneità, ovvero di tempo nei diversi sistemi di riferimento.

Ebbene io credo che analoga cosa vada fatta nel campo sonoro. Infatti su scala umana il suono, fenomeno ondulatorio al pari della luce, reca in sé le formazioni sul "tempo di esistenza" dei fenomeni che lo hanno generato e sulla loro simultaneità. Inoltre anche il suono si propaga ad una velocità finita, che oltretutto è molto più bassa di quella della luce.

Fatti questi parallelismi, e tenendo sempre ben a mente le differenze tra suono e luce, faccio la seguente ipotesi: che sia possibile spiegare nel campo della riproduzione sonora il "funzionamento" del confinamento inerziale dei tempi di esistenza a partire da una teoria "simile" alla relativita' ristretta (con le dovute differenze legate alla diversissima natura dell'onda acustica e dell'onda elettromagnetica) estesa alle onde acustiche e alla definizione di un relativo concetto di "tempo".

Pertanto, sempre con le dovute cautele, proviamo a traslare la teoria della relatività ristretta dal campo delle onde elettromagnetiche a quello delle onde acustiche.

I punti chiave della relatività ristretta di Einstein sono i seguenti:

- in ogni sistema di riferimento inerziale si definisce uno spazio-tempo autonomo (spazio di Minkowski, quadridimensionale)
- le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali
- si puo’ individuare una relazione tra lo spazio-tempo di due sistemi di riferimento che si muovano l’uno rispetto all’altro di moto rettilineo uniforme (a velocita’ costante), e tale relazione e’ data dalle trasformazioni di Lorentz
- la velocita’ dela luce e’ costante ed invariante in ogni sistema di riferimento inerziale
- si definisce il concetto di “contemporanita’”: due eventi sono contemporanei rispetto ad un dato osservatore qualora i loro effetti giungano all’osservatore nello stesso istante (istante misurato rispetto al tempo dell’osservatore)

Einstein dette per scontato che il tempo di cui si parla e’ quello relativo alla percezione visiva, ovvero il fenomeno rispetto al quale egli valuta la contemporaneità e’ quello della propagazione delle onde elettromagnetiche. Ma questo può non essere sempre vero. Implicitamente Einstein ammette che non basta un sistema di riferimento inerziale per definire uno spazio-tempo, ma che lo spazio-tempo e’ definito in realta’ dalla coppia sistema di riferimento inerziale – osservatore dei fenomeni che in esso avvengono.
A seconda di come osservo variano le caratteristiche dello spazio-tempo:

la contemporaneità è definita a partire dall'osservatore e solo da quello, non esiste una contemporaneità assoluta.

Ora, nelle nostre scorribande nella spinosa materia della riproduzione dei suoni musicali, abbiamo compreso che le informazioni dello spazio-tempo originario sono tutte contenute nella sequenza: pertanto abbiamo concluso che primo compito di ogni sistema di riproduzione è quello di preservare la sequenza di origine, contenuta nel segnale.
Il punto chiave però è che per preservare la sequenza di origine è condizione sicuramente necessaria garantire la preservazione anche delle simultaneità.
Nell’esperienza di ascolto noi definiamo il tempo, ovvero la simultaneita’, rispetto all'ordine di arrivo dei suoni. Per noi due eventi sono contemporanei se le onde sonore emesse dai due eventi arrivano nello stesso istante al nostro sistema percettivo (le orecchie).

Ma cosa vuol dire esattamente questo fatto?
Proviamo a sdoppiare la rappresentazione dello spazio tempo, così come fatto nella relatività ristretta, e introduciamo uno spazio-tempo pertinente all'altoparlante e uno pertinente all'ascoltatore.
Inoltre consideriamo per semplicità un altoparlante puntiforme: questa semplificazione non inficia le conclusioni cui arriveremo.

L'altoparlante puntiforme emette onde sferiche nel suo spazio-tempo di riferimento.

L’ascoltatore si trova in un altro spazio-tempo.

Il vincolo che vogliamo porre è di questo tipo: che la simultaneità nei due spazi-tempo sia preservata, ovvero che l'ordine della sequenza che giunge all'ascoltatore non sia alterato rispetto a quello emesso dall'altoparlante.
Questo a sua volta impone un vincolo tra i due spazio-tempo, quello dell'altoparlante e quello dell'ascoltatore. Capire quale sia questo vincolo diventa una condizione imprescindibile per la preservazione della sequenza emessa dall'altoparlante nello spazio-tempo dell’ascoltatore.

La natura di questo vincolo e’ molto semplice: cosi’ come l’altoparlante (supposto puntiforme) emette onde sferiche nel suo spazio tempo, l’ascoltatore deve “vedere” nel suo spazio-tempo onde sferiche. La dimostrazione matematica è piuttosto semplice (basta vedere il modo in cui si è arrivati alla definizione delle trasformate di Lorentz nella relatività ristretta) e anche intuitivamente la cosa è comprensibile.

Così e solo così è possibile preservare la contemporaneità nei due spazio-tempo, e la preservazione della contemporaneità nei due spazio tempo è condizione imprescindibile per mantenere in arrivo l'ordine di partenza della sequenza.

Si può dimostrare matematicamente, rifacendosi alla dimostrazione della relatività ristretta, che il vincolo che questa condizione impone sui due spazio-tempo e’ nient’altro che la trasformazione di Lorentz, ove si sostituisca alla velocità della luce la velocità del suono.

Con la differenza che qui, al contrario di quanto fatto nella relatività ristretta, siamo partiti dal vincolo di mantenere la contemporaneità nei due spazi-tempo, e siamo arrivati alla seguente conclusione:

condizione necessaria per mantenere la contemporaneità, ovvero preservare la sequenza, è che i due spazio-tempo, quello dell’altoparlante e quello dell’ascoltatore, siano o immobili o al massimo (accettando l’effetto Doppler) in moto rettilineo uniforme l’uno rispetto all’altro.

Questo vuol dire che i due sistemi di riferimento non devono essere accelerati uno rispetto all'altro. Il vincolo riguarda tutte le forze: la gravità così come tutte le forme di scambio di forze che possono creare accelerazioni tra i due sistemi di riferimento.

Detto in termini a noi noti, occorre porre i due sistemi di riferimento in condizione di confinamento inerziale, o in subordine in immobilita’ relativa in banda di lavoro.
Che poi è esattamente quello che facciamo utilizzando i sistemi di sospensione a frequenza subsonica, molle ad aria ed elastici.

Se tutto questo è vero, la teoria ci dice che occorrerebbe porre in confinamento inerziale anche l'ascoltatore. Cosa che secondo me sarebbe da sperimentare perché potremmo sentirne delle belle.
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Re: Suono e tempo

Messaggio da leggereda sponsor » 30 ago 2009, 18:14

Un'altra osservazione.
Per semplicità ho ragionato sulla parte del sistema che va dagli altoparlanti all'ascoltatore. E' facile comunque dimostrare che il ragionamento si applica a qualunque parte del sistema, a prescindere che l'informazione sia trasportata da un'onda elettromagnetica o acustica.
Inoltre il sincronismo della sequenza da preservare in ascolto risale all'evento originario registrato: pertanto tutti i sistemi intermedi (microfoni in fase di ripresa, registratori, cavi .... tutto su su fino all'ascoltatore stesso seduto nel suo ambiente domestico), perché sia garantita la preservazione del sincronismo ovvero la sequenza, devono funzionare a reazione d'inerzia totale, ovvero essere tutti ancorati a sistemi di riferimento mutuamente non accelerati, ovvero devono essere sospesi elasticamente nel campo gravitazionale.
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Re: Suono e tempo

Messaggio da leggereda baby rattle » 30 ago 2009, 21:18

sponsor ha scritto:I tempi sono maturi per riprendere un mio vecchio intervento, cancellato nello scempio che è stato fatto dei vecchi forum, apportando qualche modifica alla luce di quanto maturato nel frattempo.

Mi scuso in anticipo per il tono un poco "visionario" e spero sinceramente che ci possano essere dei contributi anche dai silenti, magari da coloro che, al contrario di me, possiedono una specializzazione specifica in fisica teorica. Affronto pertanto alcuni argomenti pur essendo cosciente di averne una conoscenza dilettantesca, ma il tema mi sembra molto importante.

Partiamo da lontano.

L'orecchio e' l'unico organo umano insieme all'occhio che funziona per diretta sollecitazione di campi ondulatori. Normalmente siamo abituati ad associare il concetto di tempo all'occhio, alla visione. Cosi' viene ad esempio fatto in fisica, essendo la cosa inevitabile quando si opera su scala cosmologica (per misurare il tempo delle galassie non posso che far riferimento alle onde elettromagnetiche da quelle emesse).

In questo campo, come noto, la teoria della relativita' ristretta ha ridefinito del tutto il concetto di "simultaneita'".
Ai tempi di Galileo si dava per scontato che due eventi simultanei in un sistema di riferimento risultavano simultanei in qualunque altro sistema di riferimento.
In realtà, per il fatto che la simultaneità in fisica si "conta" misurando i tempi di arrivo delle onde elettromagnetiche recanti con se l'informazione, una volta scoperto che le onde elettromagnetiche hanno una velocità di propagazione finita, è stato necessario ridefinire anche il concetto di simultaneità, ovvero di tempo nei diversi sistemi di riferimento.

Ebbene io credo che analoga cosa vada fatta nel campo sonoro. Infatti su scala umana il suono, fenomeno ondulatorio al pari della luce, reca in sé le formazioni sul "tempo di esistenza" dei fenomeni che lo hanno generato e sulla loro simultaneità. Inoltre anche il suono si propaga ad una velocità finita, che oltretutto è molto più bassa di quella della luce.

Fatti questi parallelismi, e tenendo sempre ben a mente le differenze tra suono e luce, faccio la seguente ipotesi: che sia possibile spiegare nel campo della riproduzione sonora il "funzionamento" del confinamento inerziale dei tempi di esistenza a partire da una teoria "simile" alla relativita' ristretta (con le dovute differenze legate alla diversissima natura dell'onda acustica e dell'onda elettromagnetica) estesa alle onde acustiche e alla definizione di un relativo concetto di "tempo".

Pertanto, sempre con le dovute cautele, proviamo a traslare la teoria della relatività ristretta dal campo delle onde elettromagnetiche a quello delle onde acustiche.

I punti chiave della relatività ristretta di Einstein sono i seguenti:

- in ogni sistema di riferimento inerziale si definisce uno spazio-tempo autonomo (spazio di Minkowski, quadridimensionale)
- le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali
- si puo’ individuare una relazione tra lo spazio-tempo di due sistemi di riferimento che si muovano l’uno rispetto all’altro di moto rettilineo uniforme (a velocita’ costante), e tale relazione e’ data dalle trasformazioni di Lorentz
- la velocita’ dela luce e’ costante ed invariante in ogni sistema di riferimento inerziale
- si definisce il concetto di “contemporanita’”: due eventi sono contemporanei rispetto ad un dato osservatore qualora i loro effetti giungano all’osservatore nello stesso istante (istante misurato rispetto al tempo dell’osservatore)

Einstein dette per scontato che il tempo di cui si parla e’ quello relativo alla percezione visiva, ovvero il fenomeno rispetto al quale egli valuta la contemporaneità e’ quello della propagazione delle onde elettromagnetiche. Ma questo può non essere sempre vero. Implicitamente Einstein ammette che non basta un sistema di riferimento inerziale per definire uno spazio-tempo, ma che lo spazio-tempo e’ definito in realta’ dalla coppia sistema di riferimento inerziale – osservatore dei fenomeni che in esso avvengono.
A seconda di come osservo variano le caratteristiche dello spazio-tempo:

la contemporaneità è definita a partire dall'osservatore e solo da quello, non esiste una contemporaneità assoluta.

Ora, nelle nostre scorribande nella spinosa materia della riproduzione dei suoni musicali, abbiamo compreso che le informazioni dello spazio-tempo originario sono tutte contenute nella sequenza: pertanto abbiamo concluso che primo compito di ogni sistema di riproduzione è quello di preservare la sequenza di origine, contenuta nel segnale.
Il punto chiave però è che per preservare la sequenza di origine è condizione sicuramente necessaria garantire la preservazione anche delle simultaneità.
Nell’esperienza di ascolto noi definiamo il tempo, ovvero la simultaneita’, rispetto all'ordine di arrivo dei suoni. Per noi due eventi sono contemporanei se le onde sonore emesse dai due eventi arrivano nello stesso istante al nostro sistema percettivo (le orecchie).

Ma cosa vuol dire esattamente questo fatto?
Proviamo a sdoppiare la rappresentazione dello spazio tempo, così come fatto nella relatività ristretta, e introduciamo uno spazio-tempo pertinente all'altoparlante e uno pertinente all'ascoltatore.
Inoltre consideriamo per semplicità un altoparlante puntiforme: questa semplificazione non inficia le conclusioni cui arriveremo.

L'altoparlante puntiforme emette onde sferiche nel suo spazio-tempo di riferimento.

L’ascoltatore si trova in un altro spazio-tempo.

Il vincolo che vogliamo porre è di questo tipo: che la simultaneità nei due spazi-tempo sia preservata, ovvero che l'ordine della sequenza che giunge all'ascoltatore non sia alterato rispetto a quello emesso dall'altoparlante.
Questo a sua volta impone un vincolo tra i due spazio-tempo, quello dell'altoparlante e quello dell'ascoltatore. Capire quale sia questo vincolo diventa una condizione imprescindibile per la preservazione della sequenza emessa dall'altoparlante nello spazio-tempo dell’ascoltatore.

La natura di questo vincolo e’ molto semplice: cosi’ come l’altoparlante (supposto puntiforme) emette onde sferiche nel suo spazio tempo, l’ascoltatore deve “vedere” nel suo spazio-tempo onde sferiche. La dimostrazione matematica è piuttosto semplice (basta vedere il modo in cui si è arrivati alla definizione delle trasformate di Lorentz nella relatività ristretta) e anche intuitivamente la cosa è comprensibile.

Così e solo così è possibile preservare la contemporaneità nei due spazio-tempo, e la preservazione della contemporaneità nei due spazio tempo è condizione imprescindibile per mantenere in arrivo l'ordine di partenza della sequenza.

Si può dimostrare matematicamente, rifacendosi alla dimostrazione della relatività ristretta, che il vincolo che questa condizione impone sui due spazio-tempo e’ nient’altro che la trasformazione di Lorentz, ove si sostituisca alla velocità della luce la velocità del suono.

Con la differenza che qui, al contrario di quanto fatto nella relatività ristretta, siamo partiti dal vincolo di mantenere la contemporaneità nei due spazi-tempo, e siamo arrivati alla seguente conclusione:

condizione necessaria per mantenere la contemporaneità, ovvero preservare la sequenza, è che i due spazio-tempo, quello dell’altoparlante e quello dell’ascoltatore, siano o immobili o al massimo (accettando l’effetto Doppler) in moto rettilineo uniforme l’uno rispetto all’altro.

Questo vuol dire che i due sistemi di riferimento non devono essere accelerati uno rispetto all'altro. Il vincolo riguarda tutte le forze: la gravità così come tutte le forme di scambio di forze che possono creare accelerazioni tra i due sistemi di riferimento.

Detto in termini a noi noti, occorre porre i due sistemi di riferimento in condizione di confinamento inerziale, o in subordine in immobilita’ relativa in banda di lavoro.
Che poi è esattamente quello che facciamo utilizzando i sistemi di sospensione a frequenza subsonica, molle ad aria ed elastici.

Se tutto questo è vero, la teoria ci dice che occorrerebbe porre in confinamento inerziale anche l'ascoltatore. Cosa che secondo me sarebbe da sperimentare perché potremmo sentirne delle belle.





Lo sforzo di unificazione è notevole ed ammirevole credo però che occorra battere altre strade per arrivare al nocciolo delle questioni e cioè invece di scendere per li rami dalla relatività ristretta risalire dalla teoria della sequenza.

Partiamo dalla solità questione della non invarianza che si dimostra sempre più pervasiva nella descrizione dell'universo, non invarianza che altro non è che la medesima ENTITA' tempo con l'aggiunta dello scorrimento unidirezionale.

Vale la pena DISTINGUERE che non tutto e non sempre il tempo ha l'accezione e la funzione di scorrimento, ad esempio in tutte le questioni di misura esso è DIFFERENZIALE; senza la distinzione tra tempo che scorre unidirezionale e tempo entità differenziale ci possano essere molti equivoci e fuori pista.

Se l'universo è in espansione l'universo attuale dipende dalla storia temporale che ha preceduto l'istante considerato e quindi è non invariante in termini più generali possibili.

L'ostacolo più grande che si frappone all'unificazione che tenta sponsor è costituito dalla presenza di significati legati alle entità quali la "posizione", la contemporaneità, la molteplicità, l'individualità etc.

la contemporaneità è, ad esempio, realizzata per qualunque posizione relativa sulla superficie della sfera rispetto al suo centro, quando intervengono i significati l'equivalenza si rompe essendo distinguibile due posizioni equidistanti in orizzontale da due equidistanti in verticale, avanti dietro etc. con ovvia estensione.

Se fosse tutto fisica l'equivalenza si potrebbe proporre, dal momento che c'è l'elaborazione intellettiva ed i relativi significati ognuna delle due sensazioni, ottica ed acustica, sono governate da limitazioni e DEFORMAZIONI della realtà fisica di natura ed entità diversa; si è gia detto della deformazione prospettica e della inversione dello specchio.

Per fare un parallelo tra suono e immagine bisognerebbe rappresentarsi una immagine come moltiplicata da infiniti specchi, la velocità della luce consente di formare una immagine unica (a misura d'uomo, non egualmente a misura di manipolazione interferometria ovvero alla lunghezza d'onda della luce ovvero costruendo ologrammi), in questa interpretazione il suono costruisce ologrammi mediante sequenze multiple che per poter costruire la medesima realtà invece che il caos debbono essere congruenti.

Il confinamento inerziale dei tempi di esistenza è l'unico che può realizzare il massimo della congruenza compromessa dalla esistenza di due eventi spazio temporali e da una serie infinita di errori dei singoli componenti del sistema tutti nella direzione di aumentare la durata dei segnali e dei suoni.

L'isolamento dell'ascoltatore è nel carnet delle sperimentazioni da tempo immemorabile, si tratta di interrempore la trasmissione dei suoni per via endossea che IN RIPRODUZIONE fornisce informazioni indebite, ed in parte è stata sperimentata da un anziano cliente che parlava, guarda caso, proprio in termini di ologrammi.
.

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vede signor norico nordata, il problema è questo: se io le fornisco le spiegazioni, Lei le capisce?
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Re: Suono e tempo

Messaggio da leggereda sponsor » 31 ago 2009, 19:28

baby rattle ha scritto:...
L'ostacolo più grande che si frappone all'unificazione che tenta sponsor è costituito dalla presenza di significati legati alle entità quali la "posizione", la contemporaneità, la molteplicità, l'individualità etc.

la contemporaneità è, ad esempio, realizzata per qualunque posizione relativa sulla superficie della sfera rispetto al suo centro, quando intervengono i significati l'equivalenza si rompe essendo distinguibile due posizioni equidistanti in orizzontale da due equidistanti in verticale, avanti dietro etc. con ovvia estensione.

Se fosse tutto fisica l'equivalenza si potrebbe proporre, dal momento che c'è l'elaborazione intellettiva ed i relativi significati ognuna delle due sensazioni, ottica ed acustica, sono governate da limitazioni e DEFORMAZIONI della realtà fisica di natura ed entità diversa; si è gia detto della deformazione prospettica e della inversione dello specchio.




Il mio ragionamento ha una serie notevole di limitazioni, in particolare tralascia (volutamente) il livello di "significato" che appunto estrapola dalla realtà fisica. Noto che già il parlare di realtà fisica è del tutto fuorviante: credere nell'esistenza di una realtà fisica è la più subdola delle asserzioni metafisiche, con il che siamo passati senza volerlo dalla realtà fisica alla filosofia, che è appunto "significato". Effettivamente come esseri umani vediamo solo i significati, non la "realtà".
Il mio discorso in realtà recupera la possibilità di creare significato perché parte da un postulato, che è quello della necessità di preservare la sequenza, ovvero l'ordine temporale originario. Questo postulato deriva da una necessità percettiva, e dovrebbe contenere in sè le "potenzialità", qualora messo in atto, affinché il suono percepito dall'essere umano evolva in musica, ovvero significato.
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Re: Suono e tempo

Messaggio da leggereda baby rattle » 31 ago 2009, 21:02

Nel mettere in rilievo i limiti non ti ho dato atto invece degli approdi notevoli, la relatività proiettata su velocità molto molto basse di trasferimento delle perturbazioni consente di mettere in maggior evidenza l'essenza della relatività: tra spazio e tempo c'è di mezzzo la velocità di trasferimento della perturbazione.

Il fatto è che la scienza fisica parte dai suoi postulati e da essi non può discostarsi a pena di non sostenersi.....uno di questi postulati impliciti (il fatto che sia implicito è un grosso bug) è trattare il tempo solo come differenziale, da...a....per individuare, enucleare, descrivere la cosiddetta realtà fisica, rimuovere questo postulato comporta e obbliga a TRANSITARE, come affermi, alla filosofia, scienza e filosofia FINGONO di andare daccordo spartendosi i terreni di competenza!

La religione si ficca in mezzo e fa la parte del leone mangiando entrambe e lo fa ponendo in gioco il tempo PRIMA dell'inizio dell'universo ed il tempo DOPO la fine dell'universo (haidettofischi), ma queste sono divagazioni.
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Re: Suono e tempo

Messaggio da leggereda baby rattle » 1 set 2009, 8:16

La realtà percepita dipende dalla limitazione in banda della vista, dell'udito e degli altri sensi, i CONTORNI del mondo esterno sono delineati dallo spettro della luce visibile, dallo spettro dell'onda sonora e da quanto interposto o a contorno tra osservato ed osservatore.

Tra l'osservato e l'osservatore sono interposti:

-i significati
-i giudizi di valore
-il TEMPO
-il mezzo di veicolazione delle onde
-gli oggetti frapposti o a contorno
-l'attenzione differenziale: casuale, attitudinale o elettiva

E' del tutto noto come il mezzo aria possa deformare la visione (tremolio dell'immagine), ed il suono (alterazione della composizione spettrale causata dal vento o da gradiente di temperatura (la velocità dipende dalla densità) ) ed è scontato che elementi in grado di riflettere, diffondere, diffrangere la luce ed il suono conducano ad una percezione affatto diversa dal rilievo strumentale.

In estrema sintesi tra la delineazione della realtà possibile e quella realizzata ci sono di mezzo una serie di ACCIDENTI che se non tenuti in debito conto non consentono di costruire la realtà in modo corretto, fermo restando che il mondo esterno è una costruzione del cervello a partire da stimoli e che la realtà FISICA non è definibile dall'essere umano attravero i sensi ed è pertanto INCONOSCIBILE perchè di esse se ne costruisce solo una RAPPRESENTAZIONE per ANALOGIA alla esperienza sensoriale.

Un esempio per tutti: come sarebbe DELINEATO il mondo esterno se la visione comprendesse l'infrarosso ed i raggi X e se l'occhio invece di fare la SOMMA dei colori ne facesse la scomposizione?

Venendo al mondo dei suoni gli ACCIDENTI interposti tra l'osservato e l'osservatore sono davvero tanti e terrificanti, il più tremendo è il TEMPO che a causa della bassa velocità di propagazione e la bassissima velocità di decadimento energetico rende la costruzione della realtà dipendente da intervalli temporali molto alti cosa che produce una informazione non univoca ma multipla, specie in ambiente confinato; con tale evenienza gli ANTICHI hanno fatto i conti costruendo luoghi, strumenti e scrittura del suono musicale, la barbarie odierna neppure conosce il problema, quando poi si arriva alla riproduzione precipitiamo nel MUMMISMO ALZOCRATICO con alzocrati di varia rivelazione ed impegno.

Ulteriore ACCIDENTE è costituito dall'evenienza che la lunghezza d'onda del suono ha dimensioni molto più grandi e molto più piccole degli elementi di contorno all'ascoltatore per cui si ha l'intera casistica di riflessione, diffrazione, diffusione a per il medesimo suono con conseguenze davvero disperanti.

In una situazione così tremendamente complessa e difficile come hanno fatto gli antichi a consegnarci lo splendore del suono musicale?

E perchè esso è così splendidamente appassionante?


P.S.
(il riferimento mummico è qui lasciato opaco ma se fosse trasparente, amen!)
.

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Re: Suono e tempo

Messaggio da leggereda sponsor » 1 set 2009, 10:20

baby rattle ha scritto:la relatività proiettata su velocità molto molto basse di trasferimento delle perturbazioni consente di mettere in maggior evidenza l'essenza della relatività: tra spazio e tempo c'è di mezzo la velocità di trasferimento della perturbazione.


Questa osservazione me ne richiama un'altra.
Come noto la relatività ristretta postula la "deformazione" dello spazio-tempo per velocità prossime a quelle della luce. Dal punto di vista esperienziale questo non è osservabile nella vita di tutti i giorni perchè le velocità del nostro mondo sono molto più basse di quelle della luce.
Osservo di sfuggita che su questo punto c'è una confusione notevole, perché quella che varia è la misura dello spazio-tempo così come eseguita da un osservatore mediante uso di informazioni che viaggiano tramite onde elettromagnetiche, ma niente si può dire su quello che succede ontologicamente. Insomma dire che "il tempo si deforma" è una fesseria, a meno di non definire il tempo come... misura di sincronismi tra fenomeni attuata mediante sequenze di arrivo di onde luminose.
Volevo però osservare un'altra cosa: il medesima effetto vale anche nel caso del suono. Per velocità "prossime" a quelle del suono la misura dei tempi di esistenza (ovvero la congruità della sequenza) da parte dell'ascoltatore deve risultare sensibilmente alterata. Con la differenza che qui è in gioco appunto la velocità del suono, molto più bassa, velocità che ritengo possano essere riscontrate effettivamente nel sistema: non ho dati sottomano ma credo che una qualsiasi vibrazione di una certa entità conseguente a scambi di forze in gioco può imprimere accelerazioni e quindi velocità non molto distanti da quelle del suono. Per questo motivo gli effetti di deformazione temporale che possono essere generati da fonti spurie, come ad esempio la vibrazione di un pannello, per quanto di piccola entità siano le forze in gioco, possono essere giganteschi dal punto di vista temporale. Ovviamente la cosa si applica pari pari anche alla membrana dell'altoparlante, che dovrebbe NON vibrare in alcun modo ma essere il classico pistone rigido.
Insomma, l'obiezione apparentemente di buon senso che molti fanno quando gli si propone il confinamento inerziale, del tipo: eh ma le vibrazioni in gioco sono trascurabili, non regge da un punto di vista fisico, almeno se l'obiettivo condiviso è non deformare temporalmente la sequenza.
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Re: Suono e tempo

Messaggio da leggereda baby rattle » 1 set 2009, 12:05

sponsor ha scritto:
baby rattle ha scritto:la relatività proiettata su velocità molto molto basse di trasferimento delle perturbazioni consente di mettere in maggior evidenza l'essenza della relatività: tra spazio e tempo c'è di mezzo la velocità di trasferimento della perturbazione.


Questa osservazione me ne richiama un'altra.
Come noto la relatività ristretta postula la "deformazione" dello spazio-tempo per velocità prossime a quelle della luce. Dal punto di vista esperienziale questo non è osservabile nella vita di tutti i giorni perchè le velocità del nostro mondo sono molto più basse di quelle della luce.
Osservo di sfuggita che su questo punto c'è una confusione notevole, perché quella che varia è la misura dello spazio-tempo così come eseguita da un osservatore mediante uso di informazioni che viaggiano tramite onde elettromagnetiche, ma niente si può dire su quello che succede ontologicamente. Insomma dire che "il tempo si deforma" è una fesseria, a meno di non definire il tempo come... misura di sincronismi tra fenomeni attuata mediante sequenze di arrivo di onde luminose.
Volevo però osservare un'altra cosa: il medesima effetto vale anche nel caso del suono. Per velocità "prossime" a quelle del suono la misura dei tempi di esistenza (ovvero la congruità della sequenza) da parte dell'ascoltatore deve risultare sensibilmente alterata. Con la differenza che qui è in gioco appunto la velocità del suono, molto più bassa, velocità che ritengo possano essere riscontrate effettivamente nel sistema: non ho dati sottomano ma credo che una qualsiasi vibrazione di una certa entità conseguente a scambi di forze in gioco può imprimere accelerazioni e quindi velocità non molto distanti da quelle del suono. Per questo motivo gli effetti di deformazione temporale che possono essere generati da fonti spurie, come ad esempio la vibrazione di un pannello, per quanto di piccola entità siano le forze in gioco, possono essere giganteschi dal punto di vista temporale. Ovviamente la cosa si applica pari pari anche alla membrana dell'altoparlante, che dovrebbe NON vibrare in alcun modo ma essere il classico pistone rigido.
Insomma, l'obiezione apparentemente di buon senso che molti fanno quando gli si propone il confinamento inerziale, del tipo: eh ma le vibrazioni in gioco sono trascurabili, non regge da un punto di vista fisico, almeno se l'obiettivo condiviso è non deformare temporalmente la sequenza.



Un pannello, una parete della stanza che vibra sconvolge ogni ipotesi che sta alla base della acustica tecnica, PURTROPPO anche gli addetti a i lavori trascurano o non conoscono le ipotesi alla base della acustica tecnica, quando la modellizzazione non corrisponde alla realtà l'osservazione scientifica non può trovare collocazione sistematica ed è quindi CASO e non scienza.

Per questo ed altri buoni motivi si deve passare per la modellizzazione a componenti perfetti e naturalmente (naturalmente?) per la non invarianza.

Lascio al lettore farsi l'idea di cosa può essere stato fino ad oggi questa ludica attività aifiera in assenza di ogni e qualsivoglia IPOTESI FONDATIVA!

Ecco perchè la Scienza della riproduzione dei suoni musicali comincia col manifesto moss, cominciando a statuire cosa è l'entità principe ovvero il suono.

Sponsor persegue l'unificazione o l'apparentamento della relatività ristretta alla fenomenologia del suono anche impiegando la stessa terminologia, io penso che questo possa portare fuori strada e che conviene, pur tenendo ben presenti le somiglianze, costruire terminologia e metafore del tutto nuove.

Lo spazio ad esempio più che deformarsi si moltiplica per DUE e per tutte le entità di ripresa (microfoni) e tutte le entità di emissione (altoparlanti e qualunque cosa che vibra) siamo cioè di fronte ad uno spazio che si moltiplica all'infinito (vedi la metafora delle stanze associate alle vibrazioni del braccio) ove in ciascuno spazio il suono vive una storia spazio temporale diversa dall'altro.

NON E' SOLO lo stesso spazio usato più volte ovvero shiftato nel tempo , lo spazio è diverso per ciascun tipo di ONTA e per ciascun punto da cui è acusticamente visto dalle ONTE LUNCHE o dalle ONTE CORTE!

A me sembra di essere di fronte ad alcunchè di molto più complicato della relatività ristretta o che dalla visione che scaturisce dalla fenomenologia del suono si possa andare a sfruculiare la realtà prodotta (interpretata) dalla luce e dalla perturbazione elettromagnetica, realtà con cui oggi si rappresenta l'UNIVERSO A BOCCE FERME.
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vede signor norico nordata, il problema è questo: se io le fornisco le spiegazioni, Lei le capisce?
se comprimi l'aria ti sei pippato l'onda
ad ogni scheggiatura del suono, ad ogni spigolo dell'onda corrisponde una fitta al cervello!
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Re: Suono e tempo

Messaggio da leggereda sponsor » 1 set 2009, 14:04

baby rattle ha scritto:A me sembra di essere di fronte ad alcunchè di molto più complicato della relatività ristretta o che dalla visione che scaturisce dalla fenomenologia del suono si possa andare a sfruculiare la realtà prodotta (interpretata) dalla luce e dalla perturbazione elettromagnetica, realtà con cui oggi si rappresenta l'UNIVERSO A BOCCE FERME.


Certamente: in realtà questo mio accostamento alla relatività ristretta non ha la pretesa di racchiudere la fenomenologia. Direi anzi che lo scopo principale è un altro: è quello di mostrare come, affrontando certe questioni della riproduzione del suono anche dal punto di vista fisico, se ci si pone nell'ottica corretta si può intravedere (solo intravedere) la monumentale complessità dei problemi in gioco, tanto che questa, che è universalmente considerata "umile" materia, in realtà sarebbe in grado di mettere in crisi alcune fondamenta della fisica teorica se solo si cominciasse a scavare e capire cosa c'è sotto. La relatività ristretta è un modello troppo semplice, del resto "superato" anche in fisica, eppure è didatticamente utile per mostrare come l'avere a che fare con informazioni che viaggiano tramite campi ondulatori a velocità finita pone delle conseguenze impensabili su tutta una serie di cose, apparentemente non correlate.

Spero sempre che qualcuno degli intelligentoni che gira per la rete, magari uno di quelli che si riferiscono al confinamento inerziale come "teoria dello stendino", tenti di smentire queste mie banali argomentazioni, ma ho come l'impressione che posso stà tranquillo :lol: ...

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c'è un cartello
"vendesi fiat duna pluriaccessoriata gialla ventimila chilometri
chiamare Giuseppe ore pasti"
e sotto, aggiunto da un anonimo passante
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Re: Suono e tempo

Messaggio da leggereda baby rattle » 3 set 2009, 8:32

OT

Il link al sito http://digilander.libero.it/HarryKlein/ mostra una attenzione alle problematiche della riproduzione dei suoni musicali che va oltre la mera partecipazione forumiera; la messa in evidenza di alcuni scritti non può che fare piacere e fa nascere la speranza che si possa percorrere insieme un qualche tratto in questo difficile cammino di costruire alcunchè di scienza per la riproduzione dei suoni musicali che tanta passione accende e tanta delusione dispensa.

Il titolare del sito, di cui dalle cronache è noto il nome, è invitato a roma ad ascoltare il full moss per la presa di conoscenza di tecniche e prestazioni altrimenti inaccessibili; per accordi contatti in PM o all'indirizzo mosssrl@libero.it.
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