misureaudio ha scritto:Ripropongo in questa sede alcune domande che mi sono posto, e che ho già pubblicato su altro Forum.
La riproposizione, qui, è esclusivamente a scopo di stimolo per le nostre amichevoli e, come da tradizione felicemente consolidata, significative discussioni.
(Non conosco risposte precise, dato che anche le domande potrebbero richiedere aggiustamenti e riformulazioni.)
(Accettiamo un po' di idee espresse in libertà?)
1) Il campo di pressioni generato, istante per istante, da un paio di casse in ambiente è una funzione continua? Differenziabile? Se sì, fino a che ordine? O non lo è? Lo è anche se includiamo i processi percettivi, compresi fino alla formazione di giudizio estetico per mezzo del linguaggio?
2) Cosa significa "misurare" nel caso esposto? Quale è la dimensionalità minima degli spazi nei quali si immergono le funzioni corrispondenti alle "misure"? E quale la dimensionalità degli spazi nei quali si potrebbe immergere la funzione di correlazione, nel caso dovesse includere l'uomo nel sistema completo?
3) Come codificare il trattamento dell'informazione corrispondente al percepito, da parte del cervello? Per ridurre i processi "hidden" del cervello all'atto della percezione, che facciamo? Li rappresentiamo come automi deterministici? Goedelizziamo l'intera sequenza di stimoli?
Un cordiale saluto a tutti gli amici di SMMS.
1) continua, differenziabile fino a qualsivoglia ordine; i processi percettivi non sono rappresentabili con la matematica.
2) misurare significa acquisire delle variazioni di pressione per ciascuna frequenza in modo arbitrario a causa della infinita limitatezza dell'atto ed in punti arbitrari rispetto al campo, dette variazioni non corrispondono in NULLA alla realtà spazio temporale che costruisce il cervello ed ai significati e valori intellettivo-emozionali che gli attribuisce; l'unico elemento "matematico" che fa da trait d'union è la SEQUENZA che porta con se il tratto distintivo di infinito.
Non si pone neppure il problema della correlabilità i due mondi sono completamente estranei e non comunicanti.
3) quanto acquisito dal cervello deve essere trattato come l'acquisizione attraverso la parola, i segni, i gesti, la scrittura etc.
coinvolgendo il processo critico e di trasmissione dei valori.
E' quanto è stato fatto fino all'avvento dell'onesto teorema del pupo fourier e dei dispositivi di misura.
I processi del cervello non sono mai deterministici, la non invarianza è il CUSTODE di questa affermazione.
I processi di nascondimento ricomprendono come essenziali quelli di attenzione mirata o differenziale che dir si voglia; vedo e sento se voglio vedere e sentire e nel caso SCELGO in modo arbitrario.
Uno per tutti, a rappresentare la sensazione umana in rapporto alla realtà fisica, lo zero gradi corrisponde a freddo ma in fisica zero gradi equivalgono a 273 gradi assoluti sicchè nell'aqua di mare c'è più calore che il tutti gli incendi che si volessero sviluppare con tutto il carburante liquido solido e gassoso esistente al mondo....
poi c'è Carnot ma quella è un'altra storia.
p.s.
goedel lo terrei da parte, almeno per ora, oso dire fin da ora che goedel dovrebbe essere rivisto alla luce della non invarianza, evenienza dimenticata da tutto il mondo scientifico nel quale ogni formulazione appare priva dello scorrimento unidirezionale del tempo, solo l'entropia sembra, a quanto di mia conoscenza, aver fatto finora da castigamatti a tanti avventurismi di scienza fissatoria di teorie avulse dal tempo unidirezionale.