sponsor ha scritto:Mi chiedo (vi chiedo): su che base e per quali motivazioni abbiamo considerato in un impianto come invariante la parte che genera-trasmette-elabora-amplifica il segnale elettrico e tempo variante la parte afferente alla generazione dell''onda sonora e alla sua propagazione in ambiente? La necessità di preservare i tempi di esistenza, nonchè l'equipollenza delle cause di errore, non si applicano forse a tutto l'impianto? Ho come l'impressione che la bolla della tempo varianza debba inglobare tutto il "sistema", a partire dalla membrana dei microfoni in fase di ripresa fino all'ascoltatore nel soggiorno di casa con tutto quello che c'è in mezzo... oppure no?
baby rattle ha scritto:Ma allora tu vuoi vedere scorrere il sangue!
in effetti si ma ACCONTENTIAMOCI della parte post emissione dove l'invarianza la introduce l'ascoltatore.
Tutti i fenomeni termici (bobina altoparlante, ampli) e quelli (meccanici, elettrici, magnetici) con isteresi, tutti gli interfacciamenti col mondo esterno al variare del mondo esterno (vibrazioni indotte) sono non invarianti, sia per variazione temporanea che per accumulo progressivo, ma come fai a DIRGLIELO?
La entropia pone un problema di non invarianza universale: lo stato di ogni cosa dipende dalla storia temporale che ha preceduto il momento dell'osservazione.
Questo VALE in rapporto all'osservatore soggetto al tempo, tolto di mezzo la costruzione della realtà da parte dell'essere vivente che necessita dello scorrimento unidirezionale del tempo....non ACCADE più nulla!
E questo ci consegna un infinito BUSILLIS di ampiezza infinita cui non riusciamo a star dietro.
sponsor ha scritto:baby rattle ha scritto:Ma allora tu vuoi vedere scorrere il sangue!
in effetti si ma ACCONTENTIAMOCI della parte post emissione dove l'invarianza la introduce l'ascoltatore.
Tutti i fenomeni termici (bobina altoparlante, ampli) e quelli (meccanici, elettrici, magnetici) con isteresi, tutti gli interfacciamenti col mondo esterno al variare del mondo esterno (vibrazioni indotte) sono non invarianti, sia per variazione temporanea che per accumulo progressivo, ma come fai a DIRGLIELO?
La entropia pone un problema di non invarianza universale: lo stato di ogni cosa dipende dalla storia temporale che ha preceduto il momento dell'osservazione.
Questo VALE in rapporto all'osservatore soggetto al tempo, tolto di mezzo la costruzione della realtà da parte dell'essere vivente che necessita dello scorrimento unidirezionale del tempo....non ACCADE più nulla!
E questo ci consegna un infinito BUSILLIS di ampiezza infinita cui non riusciamo a star dietro.
Ponevo il quesito perchè esiste un tema di fondo che riguarda il Teorema di Shannon (del campionamento). Chi conosce o ricorda la dimostrazione, sa che quel teorema ha come presupposto l'equivalenza matematica tra un segnale temporale e la sua trasformata nel dominio della frequenza, anzi la dimostrazione si basa su questa equivalenza. In un ambito di tempo varianza il teorema di Shannon non vale. Intendo non vale proprio da un punto di vista matematico. Così come per ogni elaborazione del segnale temporale che si applichi agendo su una sua trasformazione nel dominio della frequenza non è garantibile in un sistema tempo-variante l'equivalenza della sua ritrasformazione nel dominio temporale. Quindi qualsiasi elaborazione digitale in un sistema tempo variante non dovrebbe essere ammissibile: una elaborazione digitale per essere applicabile deve presupporre l'equivalenza tra dominio temporale e dominio della frequenza.
Si può arrivare alle stesse considerazioni anche facendo altri ragionamenti, ad esempio pensando alla forma d'onda analogica derivata da un segnale digitale come a un segnale sintetizzato "localmente", con la relativa irreversibile perdita della "forma di scorrimento temporale" originaria (che non è mai ricostruibile, almeno dal punto di vista percettivo dell'essere umano!). L'analogico invece registra anche lo scorrimento temporale (inteso come integrale preservazione delle distanze e dei rapporti temporali tra istanti di qualsivoglia durata, anche infinitesima).
sponsor ha scritto:Ripensando alle affermazioni di Benedetti che il giradischi ci mette "il tempo", mi veniva in mente che non è affatto così: il giradischi definisce la scala di rappresentazione dei tempi (è quello che accade nelle carte geografiche) ma i rapporti temporali all'interno del segnale e tra una qualsiasi sua parte e una qualsiasi altra sono tutti contenuti nel disco.
Per quanto sia ovvia questa idea, non mi era mai venuto in mente che nel segnale digitale il tempo d'origine è completamente abolito, cancellato e risintetizzato localmente. Insomma non c'è solo la decimazione delle ampiezze e la loro discretizzazione, c'è la totale abolizione del tempo, sostituito da un clock che scandisce ad una velocità prefissata lo scorrere di un nuovo tempo. Per quanto elevata sia la precisione di riposizionamento del campione in fase di conversione D/A, anche uno spostamento "infinitesimo" altera definitivamente tutto il segnale nel suo svolgimento temporale, sia nel passato che nel futuro (anche nel passato!). E comunque "non è più il tempo di origine", è un altro tempo.
Qui entriamo in un campo minato. Traslando la questione nella speculazione filosofica mi sono sempre domandato: se in questo momento viene clonato un altro essere umano identico a Tizio, con gli stessi pensieri etc., nel momento in cui esistono entrambi sono uguali o sono diversi? Hanno la stessa coscienza? Anche qui la risposta è: no, perchè vivono in due tempi diversi (intendendo qui non il tempo esterno d'orologio ma i tempi delle loro coscienze, che dall'istante della ipotetica clonazione cominciano a essere scanditi separatamente). E se il tempo è tale da definire imprescindibile separazione tra due esseri umani ipoteticamente identici, si può ben capire la sua centralità rispetto alla definizione stessa di coscienza e quindi di rappresentazione del mondo. Ecco, il digitale tenta di fare questa cosa, la clonazione di un evento, e nel farla crea un nuovo tempo e quindi rende incommensurabili i due eventi (l'evento live di origine e quello riprodotto).
Ho a casa un grammofono funzionante di inizio '900 e parecchi 78 giri di un mio prozio. Ebbene riascoltando tra fruscii e rumori vari, dinamica azzerata, risposta in frequenza tagliata è comunque sempre possibile dire: al di là di tutto questo è ovvio che c'è stato un evento vero, vivo, tanto tempo fa, ripreso da qualcuno. Il digitale è l'opposto: a volte uno ascolta e tra dinamiche strepitose e risposte in frequenza mirabolanti si chiede: ma cos'è sta roba? Di quale evento è significante? Quest'evento non c'è mai stato: c'è adesso un suono e quello che accade non è riproduzione, ma sonorizzazione.
baby rattle ha scritto:Anche nella registrazione analogica c'è alcunchè di discretizzato, le particelle magnetiche, non ho mai approfondito ma si potrebbero porre soluzioni di continuità
baby rattle ha scritto:Tutto questo potrebbe essere sistemizzato mediante osservazione sperimentale in condizioni controllate predisponendo DAC di un certo tipo di cui abbiamo parlato a lungo con dr. paolo ma il tempo ed altri impedimenti finora non hanno consentito; alla fine della sperimentazione si potrebbero fare delle affermazioni molto circostanziate.
Telstar ha scritto:
Mi piacerebbe, se possibile, sapere di più sulle particolarità di questo DAC.
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