nota in margine

uno vale uno - le recchie sono due

nota in margine

Messaggio da leggereda tran quoc » 14 set 2019, 6:14

Nota in margine al contributo di Giussani
di Bebo Moroni

Nato e sviluppatosi in forma non ufficiale, come una sorta di carboneria interna al mondo dell’alta fedeltà, il "Club O.1 dB" è in realtà una piccola cerchia di amici e colleghi che pur partendo talvolta da posizioni apparentemente distanti, perseguono lo stesso scopo, dare cioè concretezza scientifica, fino dove possibile, alle impressioni d’ascolto. O quantomeno ricercare ed individuare quei punti di congruenza, assai più di quanti si possa generalmente credere, tra ascolto e misurazioni. Naturalmente il presupposto alla precedente affermazione è quello di avere panel di ascolto e metodologie di misura attendibili. Perciò a simboleggiare quest’opera di ricerca è stato scelto quel dato, 0.1 dB, significativo di molte cose. 0.1 dB è lo scarto che è stato da alcuni anni indicato come quello minimo ( o almeno come quello minimo misurabile) avvertibile nello spettro della risposta in frequenza. E non è cosa da poco, anzi spiega molto. Non tutto, ma ci fa capire quale sia la sensibilità dell’orecchio umano e quanto questo abbia potere di discriminazione anche su variazioni ritenute ancor oggi assolutamente ininfluenti. 0.1 è un punto estremo, visto che sino a relativamente poco tempo fa si dubitava persino dell’avvertibilità di scarti nell’ordine del mezzo decibel. Siamo stati abituati a ragionare per convenzioni: lo spettro udibile dall’orecchio umano viene definito in fisica quello che va dai 20 Hz ai 20 Khz e per lunghissimo tempo gli apparecchi sono stati progettati per assecondare tale convenzione. Da anni, sappiamo bene che tale convenzione è piuttosto relativa, visto che studi anche molto approfonditi dimostrano quanto variabile sia il range di frequenze udibili ( per taluni soggetti si ferma ben prima dei 20 KHz per alcuni altri va discretamente oltre), ma, soprattutto, abbiamo compreso come le frequenze infra e ultra-soniche abbiano comunque un’influenza determinante anche sul range comunemente indicato come quello tipico d’udibilità. Ecco il perché degli amplificatori a larga banda e dei tweeter che emettono ben oltre i fatidici 20 KHz. Non solo: sappiamo che con l’avanzare dell’età l’orecchio inizia ad essere meno sensibile, sino a tagliarle completamente, alle frequenze più acute. Eppure conosciamo straordinari e credibilissimi ascoltatori, che pur avendo abbondantemente superato la soglia dei 70 anni, sanno fornirci descrizioni accuratissime del suono anche ad altissima frequenza. E questo perché non solamente il complesso orecchio/cervello è dotato di per sé di una capacità di risoluzione altissima, ma è anche capace di risintetizzare, come fosse uno strumento elettronico, ma con una precisione e una naturalezza che non sarebbe consentita a nessuno strumento elettronico, quelle frequenze che meccanicamente abbiamo "perse" ma che quella straordinaria attitudine che è la memoria auditiva, è in grado di restituirci come funzione delle frequenze che precedono quelle "tagliate".
Ma 0.1 dB significa anche un’altra cosa: la necessità di effettuare misurazioni che abbiano ben altre risoluzioni rispetto a quelle comunemente usate. E’ singolare osservare quanto e come possa cambiare il grafico di una risposta in frequenza effettuata con risoluzione a passi di 1 dB, di mezzo dB, o invece a passi di frazioni assai più inferiori. Quella che con risoluzione a passi di 1 dB appare come una curva dolce e dall’andamento piuttosto coerente, apparirà ben più frastagliata e caratterizzata da picchi e avvallamenti nella risoluzione a passi di mezzo dB e una vera e propria cresta alpina con risoluzioni ancor più esasperate. E da quella cresta alpina possono essere compresi assai più elementi, e assai più attendibilmente, di quanto non possa esser fatto con una misurazione secondo standard "tradizionali".
E dunque "0.1" dB significa non solo, appunto, la risoluzione delle risposte e la definizione di superiore sensibilità e discernimento del nostro orecchio, ma anche e soprattutto, quanto quelle che vengono comunemente ( e correttamente) definite in fisica "interazioni deboli", siano tutt’altro che deboli, e anzi fondamentali nella composizione del suono fedele, rispetto alla perfezione del nostro strumento auditivo.
0.1 dB non spiega tutto, ma spiega già molto e a noi "clubbisti" appare come uno straordinario punto di partenza verso una sempre maggiore, auspicabilissima, convergenza tra misurazioni e ascolto. Quella convergenza che ha sempre rappresentato l’obiettivo finale di chi, come il sottoscritto, affronta empiricamente i fenomeni, ma dell’empirismo non si accontenta e vuole capire come e perché tali fenomeni avvengono. Forse un’utopia, ma maggiormente ci si avvicinerà all’utopia (che come ripeto da sempre è il miglior esempio che abbiamo a disposizione nella costruzione della realtà) e più al sicuro saremo dalle frodi e dai falsi profeti con le loro convenienti teorie "ad hoc".
Chi volesse idealmente aderire ( e poi magari un giorno il Club si trasformerà da virtuale ad attuale) al Club 0.1 dB può farlo scrivendo al sito di Renato Giussani ( http://www.renatogiussani.it) o, naturalmente a videohifi.com .

http://www.videohifi.com/magazine/numer ... o-giussani
titina arret'a porta vene o vendo e si la porta
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Re: nota in margine

Messaggio da leggereda tran quoc » 14 set 2019, 6:18

Contributo di Renato Giussani

Renato Giussani ( nato a Como nel 1947) è unanimemente considerato il massimo esperto italiano in campo elettroacustico, nonché il più prestigioso tra i nostri progettisti.

Tra le sue "opere" non possiamo non citare l’Audiolab Delta 3, un diffusore interamente costruito con componentistica nazionale, che negli anni ’70 fece vedere i sorci verdi ad oggetti quali l’AR 10¸, il B6W DM 6, il Celestion DL 66, il Kef 104AB largamente considerati come i migliori sistemi di altoparlanti di dimensioni ragionevoli presenti sul mercato. Oggi la Delta 3 è ricercatissimo oggetto da collezione nonché sistema ancora godibilissimo e sorprendente. Alla Delta 3 sarebbe dovuta succedere l’avveniristica Delta 4, che non vide mai la luce come Audiolab, ma venne poi proposta (sia pure in versione "semplificata", a tre vie) come "kit dimostrativo" dalla rivista Audio Review di cui Renato è stato per un decennio co-editore e responsabile del settore altoparlanti, e riproposta oggi sul sito www.renatogiussani.it sempre in forma di kit (ma nelle versioni 4.3 e 4.5, più rispettose della formula originale a 4 vie del 1978), con piani di costruzione di libero e gratuito utilizzo. Dopo l’esperienza Audiolab (oltre a quella della direzione tecnica della rivista Stereoplay), Giussani assunse nel 1979 la direzione dell’Ufficio Ricerca e Sviluppo della ESB di Aprilia, già ben conosciuta sul mercato italiano, che grazie all’impulso e alle indubbie capacità dell’Ing.Giussani si sarebbe affermata su scala mondiale. Dopo aver contribuito in maniera determinante alla realizzazione della celeberrima serie LD - II della casa di Aprilia, Giussani (nel 1981) calò il suo asso nella manica, il sistema DSR, che attraverso una particolare conformazione del baffle e dei mobili (oltre che ad una scelta assolutamente non convenzionale delle frequenze d’incrocio), offriva una dispersione ed un campo sonoro di ampiezza e panoramica sino ad allora sconosciuti. Il 7/06, figlio diretto e più gestibile del riferimento 7/05, antesignano di una serie che avrebbe costituito un’ulteriore fondamentale pezzo di storia dell’elettroacustica moderna, finì perfino sulle pagine gestite da Harry Pearson, editore/direttore della rivista underground "The Absolute Sound", vero e proprio deus-ex-machina del mercato americano e non solo. Doug Sax scelse il 7/06 come diffusore di riferimento per le dimostrazioni dei risultati che otteneva nei suoi mitici studi di registrazione Sheffield Lab. L’incipit della lettera con cui Doug comunicava ai lettori di T.A.S. la sua "scoperta" delle 7/06 recitava così "Proprio come dal vivo…". Verso la fine degli anni ’80 inizia la collaborazione con un’altra significativa azienda italiana, la Orpheus (oggi Audiocarpet), per cui progetta la serie di diffusori Aedon Audio, che impiega una variante avanzata del sistema DSR. Nel 1995 viene presentato il primo "grande sistema italiano", il gigantesco Aedon Audio NPS-1000 (NPS=Natural Perspective System), destinato a diventare anch’esso una piccola leggenda. Attualmente Giussani è il proprietario nonché direttore generale della Argò Editore, che pubblica, tra le altre cose, le riviste l’Orologio, Argento!-Lifestyle & Interior Design, Crono World, e la recentissima rivista scientifica M!ND, dedicata alle Storie della Conoscenza e che vanta già collaboratori prestigiosi.
T-Amp ma non solo.
Alcune fondamentali notazioni scientifiche sul rapporto tra variazioni nella risposta in frequenza e percezione sonora.
"…Tutto ciò che viene emesso al di sopra dei 10.000 Hz contribuisce in maniera notevole alla "ariosità" ed alla sensazione di realismo della emissione. Una esaltazione localizzata intorno ai 10 kHz tende spesso ad enfatizzare oltremisura il fruscio di dischi non perfettamente nuovi e silenziosi, mentre una carenza della gamma fra i 5 e i 10 kHz causa una sensazione di "soffocamento" e di velatura dei suono ed in particolare delle voci.
Insieme ad altri membri "importanti" del mio vecchio gruppo di lavoro, già dagli anni '70 abbiamo più volte dimostrato la perfetta udibilità di differenze di livello di +0,1 dB (volume più o meno alto) ove queste siano estese a tutta la gamma audio. Quando la differenza di 0,1 dB fra due risposte in frequenza è confinata a particolari bande come la bassa, la medio-bassa, la media, la medio-alta, la alta, la altissima, le sensazioni d'ascolto che tali differenze (esclusivamente nella grandezza scalare "pressione acustica", o nella risposta ai morsetti dei diffusori) sono in grado di attivare sono molteplici e gli ascoltatori le descrivono spesso come:
- ambiente più o meno naturale e/o ampio oppure bassi più o meno estesi (se la gamma bassa fino a 125 Hz è più o meno forte di 0,1 dB...).
- transienti più o meno netti e/o prolungati oppure voci più o meno scatolate e/o confuse (se si tratta di gamma medio-bassa. Fra i 125 ed i 630 Hz)
- bassi più o meno morbidi e/o frenati e/o veloci, voci più o meno presenti potenti e/o riconoscibili (se i medi fra i 630 e i 4.000 Hz sono più o meno forti di 0,1 dB... )
- voci più o meno aperte e/o vicine e/o definite (se si tratta di gamma medio-alta. fra i 4.000 ed gli 8.000 Hz).
- fronte stereo più o meno ampio, strumenti più o meno definiti e risolvibili separatamente, transienti più o meno completi e puliti, suono più o meno affaticante (se si tratta di gamma alta fra gli 8.000 ed i 12.500 Hz)
- immagine più o meno ampia e/o ariosa e/o profonda e/o naturale (se si tratta di gamma altissima - oltre i 12.500 Hz)
E così via, coinvolgendo spessissimo anche termini di fantasia che vengono di norma tirati in ballo quando si vuol credere per forza all'udibilità dell'andamento della fase piuttosto che della risposta nel tempo entro poche decine di millisecondi, prima di essersi messi in condizione di non farsi influenzare da differenze di "livello" di 0,1 dB, come descritto sopra.
Quindi: differenze di risposta in frequenza di meno di un dB fra due tweeter sono udibili. In ambiente domestico divengono molto meno verificabili e/o importanti a causa dei numerosi fenomeni accessori che intervengono, ma non sono del tutto ininfluenti. Quello che voglio intendere è che non si dovrebbe garantire la risposta in frequenza degli altoparlanti e/o dei diffusori entro intervalli di pressione più ristretti, dal momento che ciò è che è sostanzialmente impossibile! Chi dichiara drivers matching entro +- 0,5 dB semplicemente dichiara il falso perché nessuno è in grado di smascherarlo.
Passando a considerazioni più pratiche, possiamo dire che frequenze più importanti durante la messa a punto dei filtri, così all'impronta, con annesse laconiche definizioni non esaustive potrebbero essere una/due ottave circa centrate attorno alle frequenze seguenti:
A: 50, B: 160, C: 400, D: 1000, E: 2000, F: 3150, G: 5000, H: 10000 Hz, I: 12500, L: 16000 (per chi li sente...)
A: I "bassi profondi" e l'ampiezza/immanenza delle grandi orchestre/gruppi specie dal vivo. Se è abbinata alla L è ancora meglio.
B: Potenza. Ma anche "gommosità", se esuberano/mancano altre frequenze. Il difetto può essere corretto aumentando le gamme da D a G, ma ovviamente ci sono dei limiti...
C: Scatolarità, effetto cartone (voci entro una "scatola da scarpe", specie se maschili), quando troppo. Leggerezza del tom (batteria), del sax baritono, delle note "medio-basse" della chitarra, quando poco. E annessi e connessi. Se è troppo poco C e troppi A e B può contribuire al famoso "basso gommoso".
D: Se è poco si perde "effetto presenza" se è troppo aiuta ad emergere i difetti della C.
E: Se è poco diminuisce "effetto presenza" se è troppo interviene il "pungente/fastidio".
F: Molto importante. Determina la caratterizzazione ed "articolazione" degli strumenti solisti e delle voci, specie femminili.
G: Apertura della timbrica degli strumenti aventi spettri "bassi ma non bassissimi". Se è troppo "archi alla corda".
H: Apertura/spaziosità del 99% degli strumenti e dei "rumori", applausi compresi. Se è eccedente comporta il famoso effetto durezza, freddezza, fastidio, "effetto cupole rigide" e/o "meno setosità" della gamma alta.
I: Queste cominciano ad essere alte frequenze "vere", solo armoniche "hi-fi" e rifinitura, anche "spaziale".
L: Come I, anzi meglio, ma solo per chi li sente davvero. Ariosità... Leggerezza e setosità dell'estremo alto.
C, F & G insieme: transienti più o meno "veloci"...
Dunque:
Gli effetti descritti possono apparire più o meno evidenti a seconda dello "step" adottato per esaltare o attenuare solo la zona interessata. E' evidente che più la transizione fra le zone inalterate e quella modificata è dolce e meno udibile sarà la variazione.
Ovvero, per tornare all’argomento/oggetto principale di questa analisi: Chi ha misurato la risposta in frequenza di questo amplificatorino (il T-amp), collegato ad una delle casse che ha ascoltato, in banda audio (20-20.000), e con una risoluzione sicuramente di almeno + 0,1 dB ?
Ho letto che l’amico Giampiero Matarazzo ha rilevato un’ esaltazione molto forte a 30 kHz. Da quale frequenza comincia a salire la curva...? Se iniziasse ad esserci già un’ esaltazione di + 0,1 dB a 10 kHz e poi via via sempre crescente , sarebbe già tutto spiegato (ampiezza della scena, ariosità, setosità e magari anche voci più definite specie le femminili).
Poi dice che gli "audiofili" non vogliono i controlli di tono..."
Addendum
Alcune risultanze sperimentali ripetibili di una oggettiva prova d'ascolto condotta molto seriamente il 7 agosto 2004 (riportate dal più tecnico dei partecipanti al test, per sua specifica ammissione, non era l’Ing. Renato Giussani):
"…In campo abbiamo messo quattro ampli valvolari di potenza da piccola a media. Regolando il livello per l'impossibilità di saturare abbiamo ottenuto un livello accettabile ma, credo di poter parlare a nome di tutti, almeno tre dB in più li avremmo graditi. Questo significa che con una cassa tradizionale avremmo dovuto usare il cornetto acustico. Badate che non si trattava di monotriodi da 3W, si arrivava sempre comunque sopra i 10W. Peraltro, con casse "raffinate" da 86-88 dB il concetto è estendibile alla fascia di amplificatori da > 60W. Il tutto con un sistema di diffusori (TFS-1 descritti su www.renatogiussani.it) dal suono definito decisamente buono da molti autorevoli ascoltoni.
Premetto:
Che il primo ampli, commerciale, è stato scartato ad orecchio, e strumentalmente ha manifestato problemi intollerabili di motor-boating sulle basse, bassissime frequenze.
Che il gruppo di ascolto era così poco fondamentalista da essere finito ad ascoltare per le prove un disco proposto dal sottoscritto, l'unico veramente analfabeta da punto di vista musicale.
Che vi erano differenze, ad orecchio, fra TUTTI gli amplificatori e che siamo perfino stati in grado di esprimere un preferito direi condiviso da tutti.
Che il pezzo musicale da scegliere, mancando la commutazione diretta, deve avere inizio e fine con livello moolto simile, altrimenti si mettono in dubbio degli strumenti calibrati SIT ogni anno.
Che le differenze di risposta in frequenza ai morsetti dei vari oggetti, sono distinguibili da sole, riprodotte con cool edit nella loro globalità, 20-20kHz, 10 volte su 10…"
Esperienza dei "tester" umani.
"…Purtroppo una delle cose che più irritano della risposta in frequenza è che la variazione può essere, nelle preferenze, neutra, migliorativa, peggiorativa, in relazione all'ambiente, il pezzo, i gusti. Questo gioca contro la possibilità di rilevazione eppure si rileva sempre. Mette anche in evidenza differenze di terminologia, c'erano almeno due ottave di differenza fra l'aperto di Renato ed il mio. Anche sopra la definizione di medio-basso il sottoscritto a mostrato di avere dei problemi. Non esiste altra via se non quella da noi seguita per uniformare, col tempo, il vocabolario.
Dunque definiamo ancora:
Come la psicoacustica pesa enormente e che Xxxxxx è, nel gruppo, il soggetto che ne è più immune. E lo è per carattere. Basta conoscerlo, per capire perchè. Altra certezza è che chi pensa di esserne immune o di controllarla sarà colui che ne scopriremo esserne maggiormente affetto.
Come si sia a mala pena riusciti a togliere il primo velo su quel che c'è da fare.
Come la variabilità della risposta in frequenza non abbia spiegato tutto quel che abbiamo sentito ma, di fatto, sia talmente avvertibile come tale, da costituire un ostacolo insormontabile se non messa assolutamente sotto controllo e possibilmente eliminata…"
Vi chiederete, cosa c’entra tutto questo con il T-Amp? Allora rileggete da capo.
P.S. : un contributo MOLTO importante in letteratura: http://www.audiosignal.co.uk/Resources/ ... ent_A4.pdf
Il Club degli 0.1 dB
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