ornamento e orpello aifai

ornamento e orpello aifai

Messaggio da leggereda moss » 6 nov 2012, 17:27

Adolf Loos
ORNAMENTO E DELITTO
L’embrione umano attraversa nel corpo materno tutte le fasi di sviluppo del
regno animale. Quando l’uomo nasce, le sue impressioni sensoriali sono uguali a
quelle di un cucciolo. La sua infanzia passa attraverso tutte le trasformazioni
che seguono la storia dell'umanità. A due anni egli vede le cose come un Papua,
a quattro come un antico Germano, a sei come Socrate, a otto come Voltaire.
Quando ha otto anni, acquista coscienza del colore violetto, il colore che fu
scoperto nel secolo diciottesimo, poiché prima la viola era azzurra e la murice
era rossa. Il fisico ci indica oggi certi colori dello spettro che già
possiedono un nome, ma la cui conoscenza e riservata alle generazioni future.

Il bambino è amorale. Anche il Papua lo è, per noi. Il Papua uccide i suoi
nemici e se li mangia. Non è un delinquente. Se però l'uomo moderno uccide e
divora qualcuno, è un delinquente o un degenerato. Il Papua copre di tatuaggi
la propria pelle, la sua barca, il suo remo, in breve ogni cosa che trovi a
portata di mano. Non e un delinquente. Ma l'uomo moderno che si tatua è un
delinquente o un degenerato. Vi sono prigioni dove l'ottanta per cento dei
detenuti è tatuato. Gli individui tatuati che non sono in prigione sono
delinquenti latenti o aristocratici degenerati. Se avviene che un uomo tatuato
muoia in libertà, significa semplicemente che è morto qualche anno prima di
aver potuto compiere il proprio delitto.
 L’impulso a decorare il proprio volto
e tutto quanto sia a portata di mano è la prima origine dell'arte figurativa. È
il balbettio della pittura. Ogni arte è erotica.
Il primo ornamento che sia
stato ideato, la croce, era di origine erotica. Esso fu la prima opera d’arte,
la prima manifestazione d’arte che il primo artista scarabocchia su una parete,
per liberarsi di una sua esuberanza. Un tratto orizzontale: la donna che giace.
Un tratto verticale: il maschio che la penetra. L’uomo che creò questo segno
provava lo stesso impulso di Beethoven, era nello stesso cielo nel quale
Beethoven creò la Nona.
 Ma l'uomo del nostro tempo, che per un suo intimo
impulso imbratta i muri con simboli erotici, è un delinquente o un degenerato.
E’ naturale che questo impulso assalga con maggior violenza l'uomo che presenta
tali manifestazioni degenerate quand'egli si trova al gabinetto. Si può
misurare la civiltà di un popolo dal grado in cui sono sconciate le pareti
delle latrine. Nel bambino è una manifestazione naturale: scarabocchiare le
pareti con simboli erotici è la sua prima espressione artistica. Ma ciò che è
naturale nel Papua e nel bambino è una manifestazione degenerata nell'uomo
moderno. Io ho scoperto e donato al mondo la seguente nozione: l'evoluzione
della civiltà e sinonimo dell'eliminazione dell'ornamento dall'oggetto d'uso.
Credevo di portare con questo nuova gioia nel mondo, ma esso non me ne è stato
grato. Tutti ne sono stati tristi e hanno chinato il capo. Provavano un senso
di oppressione di fonte all'idea che non si possa più produrre un ornamento
nuovo. Ma come, ciò che può fare ogni negro, che hanno potuto fare tutti i
popoli e tutti i tempi prima di noi, e precluso soltanto a noi, uomini del
secolo diciannovesimo? Tutto ciò che l'umanità ha creato senza ornamenti nei
millenni passati e stato gettato via senza riguardo e votato a distruzione. Noi
non possediamo più nessun banco da falegname dell'età carolingia, ma qualsiasi
cianfrusaglia che recasse anche il minimo ornamento e stata raccolta, ripulita
e palazzi sontuosi sono stati costruiti per ospitarla. E allora gli uomini si
aggiravano tristi tra le vetrine e si vergognavano della loro impotenza. Ogni
età ha avuto il suo stile e solo alla nostra dovrà essere negato uno stile? Per
stile s'intendeva l'ornamento. Dissi allora: non piangete! Guardate, questo
appunto costituisce la grandezza del nostro tempo, il fatto cioé che esso non
sia in grado di produrre un ornamento nuovo. Noi abbiamo superato l'ornamento,
con fatica ci siamo liberati dall'ornamento. Guardate, il momento si
approssima, il compimento ci attende. Presto le vie delle città risplenderanno
come bianche muraglie! Come Sion, la città santa, la capitale del cielo. Allora
sarà il compimento.
Ma taluni uccelli del malaugurio non hanno potuto
sopportare tutto questo. L'umanità doveva continuare ancora per lungo tempo ad
ansimare nella schiavitù dell'ornamento. Gli uomini si erano già spinti cosi
avanti da non sentire più nessuna eccitazione dei sensi venire dall'ornamento,
cosi avanti che l'impressione estetica di un volto tatuato non esaltava il
piacere estetico, come nel Papua, ma lo sminuiva. Cosi avanti da compiacersi di
un portasigarette tutto liscio e da non volerne più comperare, neppure allo
stesso prezzo, uno decorato. Essi erano felici degli abiti che portavano e si
rallegravano di non dover andare in giro in pantaloni di velluto rosso
filettati d'oro, come le scimmie alle fiere. E io dicevo: guardate, la camera
dove mori Goethe è ben più signorile di tutto lo sfarzo del Rinascimento e un
mobile liscio e più bello di qualsiasi pezzo da museo intarsiato e scolpito. La
lingua di Goethe è più bella di tutti i vezzi di pastorelli arcadici.
 Ma gli
uccelli del malaugurio ascoltavano queste cose con dispetto e lo Stato, che ha
il compito di frenare i popoli nel loro progresso culturale, fece suo il
problema della ripresa e dello sviluppo dell’ornamento. Guai a quel paese dove
sono i consiglieri aulici a sovrintendere alle rivoluzioni! Presto fu dato
vedere, nel museo viennese di arte applicata, un buffet che si chiamava ‘la
ricca pesca’, presto comparvero degli armadi che portavano il nome di
‘principessa incantata’, o uno simile, riferito sempre all'ornamentazione che
ricopriva quei mobili sventurati. Lo Stato austriaco assolve il suo compito con
tale precisione che provvede a non lasciar scomparire dai confini della
monarchia austro-ungarica le pezze da piedi. Esso costringe ogni uomo civile
sui vent'anni a portare per tre anni di fila pezze da piedi in luogo di calze.
Perché in fondo e pur vero che ogni Stato parte dal presupposto che un popolo
dal basso livello civile è tanto più facile da governare. 
Ebbene, l’epidemia
decorativa e ammessa dallo Stato e viene anzi sovvenzionata con denaro statale.
Ma per conto mio io vedo in ciò un regresso. Per me non ha valore l’obiezione
secondo cui l’ornamento può aumentare la gioia di vivere in un uomo colto, per
me non ha valore l’obiezione che si ammanta nella frase: “Però, se l’ornamento
è bello ...!”. In me e in tutti gli uomini civili l’ornamento non suscita
affatto una più grande gioia di vivere. Se io voglio mangiarmi un pezzo di pan
pepato me ne sceglierò uno che sia tutto liscio e non uno di quelli in forma di
cuore o di bambino in fasce o di cavaliere, completamente ricoperti di
ornamenti. L’uomo del quindicesimo secolo non mi comprenderà. Ma tutti gli
uomini moderni mi comprenderanno benissimo. Il difensore dell'ornamento crede
che il mio slancio verso la semplicità equivalga ad una mortificazione. No,
illustrissimo professore della Scuola di Arti Applicate, io non mi mortifico
affatto! E’ che a me piace di più cosi. Le composizioni culinarie dei secoli
passati, che esibivano tutti gli ornamenti possibili per far apparire più
appetitosi i pavoni, i fagiani e le aragoste, provocano in me l'effetto
opposto. E’ con orrore che io mi aggiro in una mostra gastronomica, se mi passa
per la mente l’idea di dover mangiare quelle carogne imbalsamate. Io mangio il
roast-beef. 
I danni immensi e la desolazione che il risveglio dell'ornamento
produce nello sviluppo estetico potrebbero anche venir sopportati, dato che
nessuno, neppure l’autorità statale, può arrestare l'evoluzione dell'umanità.
Si può solo ritardarla. E noi possiamo attendere. Ma è un delitto contro l’
economia del paese, perché con ciò si distruggono lavoro umano, denaro e
materiali. E a questi danni il tempo non potrà portare rimedio.
Il ritmo dello
sviluppo culturale è disturbato dai ritardatari. Io forse vivo nel l908, ma il
mio vicino nel l900 e quell'altro nel l880. Ed è una sventura per un paese
quando la cultura dei suoi abitanti si distribuisce su un così lungo lasso di
tempo. Il contadino di Kals vive nel secolo dodicesimo. E al seguito del corteo
per il Giubileo si videro popolazioni che sarebbero apparse incivili anche al
tempo delle migrazioni barbariche. Beato il paese che non ha di questi
ritardatari, di questi predoni. Beata l'America! Persino nelle città vi sono
tra noi degli uomini non moderni, dei ritardatari del diciottesimo secolo, che
inorridiscono davanti a un quadro dalle ombre violacee solo perché loro il
color viola non lo vedono ancora. A loro piace di più il fagiano su cui un
cuoco abbia lavorato per giorni interi, a loro piace di più il porta-sigarette
con ornamenti Rinascimento che non quello liscio. E come stanno le cose in
campagna? Abiti e suppellettili appartengono completamente al secolo scorso. Il
contadino non e un cristiano, è ancora un pagano. 
Questi ritardatari
rallentano il progresso culturale dei popoli e dell'umanità, poichè l'ornamento
non soltanto è opera di delinquenti, ma è esso stesso un delitto, in quanto
reca un grave danno al benessere dell'uomo, al patrimonio nazionale e quindi al
suo sviluppo culturale. Quando abitano l'una accanto all'altra, due persone che
hanno gli stessi bisogni, le stesse esigenze nei confronti della vita, lo
stesso reddito, ma appartengono a culture diverse, possiamo osservare il
processo seguente: l'uomo del secolo ventesimo si arricchisce sempre di più,
mentre l'uomo del diciottesimo secolo diventa sempre più povero. Io faccio
l'ipotesi che ambedue seguano le loro inclinazioni. L’uomo del ventesimo secolo
può soddisfare i propri bisogni impiegando un capitale di molto inferiore e
realizza in tal modo dei risparmi. La verdura secondo il suo gusto va
semplicemente cotta nell’acqua e condita con un po di burro L’altro resta
veramente soddisfatto soltanto se è stata cotta per ore e ore e ad essa
sonostati aggiunti miele e noci. I piatti molto ornati sono anche molto
costosi, mentre le stoviglie bianche, che usa l’uomo moderno, sono economiche.
L’uno risparmia, l’altro fa debiti. Questo vale per intere nazioni. Guai a quel
popolo che resta indietro nello sviluppo culturale! Gli Inglesi diventano
sempre più ricchi e noi sempre più poveri...
 E ancor più grande è poi il danno
che l'ornamento arreca a quelli stessi che lo producono. Siccome l'ornamento
non e più una produzione naturale della nostra civiltà, e rappresenta quindi un
fenomeno di arretratezza o una manifestazione degenerativa, cosi avviene che il
lavoro dell'operaio che lo fa non vien più pagato al suo giusto prezzo.
Sono
note le condizioni di lavoro degli intagliatori e dei tornitori in legno, le
paghe da fame delle ricamatrici e delle merlettaie. Il decoratore deve lavorare
venti ore per giungere alla paga di un operaio moderno che ne lavora otto.
L'ornamento, di regola, fa aumentare il costo dell'oggetto, tuttavia avviene
che un oggetto ornato, realizzato con materiale dello stesso prezzo e che
richiede, come si può dimostrare, un tempo di lavoro tre volte superiore, venga
offerto a un prezzo che è la metà di quello di un oggetto liscio. L'assenza di
ornamento ha come conseguenza un minor tempo di lavoro e un aumento del
salario. L’intagliatore cinese lavora sedici ore, l'operaio americano otto. Se
io pago per una scatola liscia lo stesso prezzo che pago per una ornata, la
differenza si ritrova nel tempo di lavoro occorso all’operaio. E se non vi
fossero più ornamenti a questo mondo -fatto che si realizzerà forse tra
millenni- l'uomo dovrebbe lavorare quattro ore e non otto, dato che oggi metà
del lavoro umano è perso nell'ornamento.
L'ornamento è forza di lavoro sprecata
e perciò è spreco di salute. E cosi è stato sempre. Ma oggi esso significa
anche spreco di materiale, e le due cose insieme significano spreco di
capitale.
Dato che l'ornamento non ha più alcun rapporto organico con la nostra
civiltà, esso non ne è neppur più l'espressione. L’ornamento realizzato
oggigiorno non ha nessun rapporto con noi, non ha in genere nessun rapporto con
gli uomini, nessun rapporto con l'ordine del mondo. Esso non è suscettibile di
sviluppo. Che cosa è successo degli ornamenti di Otto Eckmann, di quelli di Van
de Velde? L’artista è sempre stato pieno di forza e di salute alla testa
dell'umanità. Ma il decoratore moderno è un ritardatario o un fenomeno
patologico. Dopo tre anni egli stesso condanna i suoi prodotti. Per gli uomini
colti essi sono insopportabili dal primo giorno, per gli altri lo divengono
solo dopo anni. Ma dove sono mai oggi i lavori di Otto Eckmann? Dove saranno
tra dieci anni le opere di Olbrich? L'ornamento moderno non ha predecessori né
ha discendenza, non ha un passato né avrà un futuro. Uomini incolti, per i
quali la grandezza del tempo nostro è un libro chiuso da sette sigilli, lo
salutano con gioia al suo apparire, per sconfessarlo poi dopo breve tempo.

L'umanità oggi e più sana che mai, pochi sono i suoi malati. Questi pochi però
tiranneggiano l'operaio, il quale è cosi sano che non è capace di inventare un
solo ornamento. Essi lo costringono ad eseguire nei materiali più diversi gli
ornamenti che loro stessi inventano.
I cambiamenti nello stile ornamentale
hanno per conseguenza una rapida svalutazione del prodotto. Il tempo usato nel
lavoro e il materiale impiegato sono capitali che vengono sprecati. Io ho
coniato questo concetto: la forma di un oggetto resiste tanto a lungo, vale a
dire che viene sopportata tanto a lungo, quanto a lungo dura fisicamente l’
oggetto. E cercherò di spiegarmi: un abito muterà più frequentemente di forma
che non una preziosa pelliccia. Il vestito da ballo della donna, destinato a
vivere solo una notte, muterà più presto di forma che non una scrivania.
 Ma
guai se si dovrà cambiare scrivania altrettanto presto quanto il vestito da
ballo, perché la sua forma e diventata insopportabile! In tal caso il denaro
speso per quella scrivania sarebbe denaro perduto.
 I decoratori ben lo sanno e
i decoratori austriaci si studiano di prendere questa magagna per il suo lato
migliore. Essi dicono: “Un consumatore che possiede un arredamento che già dopo
dieci anni gli riesce insopportabile, e che perciò e costretto ogni dieci anni
a cambiarlo, ci piace di più che non quell'altro che si compra un oggetto solo
quando quello vecchio e usato fino in fondo. È l’industria che lo vuole. Sono
milioni che entrano in movimento attraverso questi rapidi cambiamenti.” Sembra
che sia questo il segreto dell’economia nazionale austriaca; e quanto è
frequente sentir dire, quando scoppia un incendio: “Dio sia lodato, adesso la
gente avrà di nuovo qualcosa da fare”. Ma allora io conosco un ottimo rimedio:
si dia fuoco ad una città intera, si dia fuoco a tutto l'Impero e tutto e tutti
nuoteranno nel denaro e nel benessere. Si facciano dei mobili che dopo tre anni
si possono buttare nella stufa, si facciano ferramenta che dopo quattro anni si
devono far fondere, perché neppure in un’asta se ne può cavare la decima parte
del costo di lavoro e di materiale, ed ecco che diverremo sempre più ricchi.

La perdita non colpisce solo il consumatore, colpisce in primo luogo il
produttore. Continuare a ornare gli oggetti che grazie al progresso si sono
sottratti all'ornamentazione, vuol dire forza di lavoro e materiali sprecati.
Se ogni oggetto potesse essere sopportato per tutto il tempo della sua durata
fisica, il consumatore potrebbe pagare per esso un prezzo tale da consentire al
lavoratore maggior guadagno e minore lavoro. Per un oggetto che sono sicuro di
poter utilizzare appieno e consumare fino in fondo, spendo volentieri quattro
volte di piu che per un oggetto scadente, sia nella forma che nel materiale
impiegato. Di buon grado sborso quaranta corone per i miei stivali, sebbene io
li possa avere in un altro negozio per dieci corone soltanto. Ma in quelle
industrie che languono sotto la tirannia dei decoratori non costituisce un
problema il fatto che alla fine il risultato sia buono oppure scadente. Quando
nessuno intende pagare il lavoro secondo il suo giusto valore, È la sua qualità
che ne risente per prima.
Ed è bene cosi, perché questi oggetti ornati sono
sopportabili solo se eseguiti nel modo più vile. Rimango meno colpito dagli
effetti di un incendio, quando vengo a sapere che sono bruciate solo
cianfrusaglie senza valore. Mi posso rallegrare della festa degli artisti alla
Künstlerhaus, perché so che essendo occorsi pochi giorni per metter su le
decorazioni, tutto viene demolito in un sol giorno. Ma divertirsi a lanciare
pezzi d’oro invece di ciottoli, accendere una sigaretta con una banconota,
polverizzare e quindi bersi una perla, questo è antiestetico.
 Un effetto
decisamente antiestetico producono gli oggetti ornati quando sono stati
realizzati con i migliori materiali, con la massima cura e hanno richiesto
molte ore di lavoro. E’ vero che ho posto come principale esigenza la qualità
del lavoro, ma va da sé che non mi riferivo agli oggetti suddetti.
L'uomo
moderno, che celebra l'ornamento come espressione dell'esuberanza artistica di
epoche passate, riconoscerà immediatamente l'aspetto forzato, tortuoso e malato
dell’ornamento moderno. Nessun ornamento può più essere inventato oggi da chi
vive al nostro livello di civiltà.
Altrimenti avviene per quegli uomini e quei
popoli che non hanno ancora raggiunto questo livello. 
Io qui mi rivolgo
all'aristocratico, mi riferisco cioè a colui il quale si trova al vertice
dell'umanità e che tuttavia dimostra la più profonda comprensione per la spinta
esercitata da coloro i quali si trovano in una posizione inferiore e per le
loro esigenze. Il Cafro che, seguendo un ritmo particolare, inserisce nel
tessuto certi ornamenti che sono riconoscibili soltanto quando il tessuto viene
disfatto, il Persiano che annoda il suo tappeto, la contadina slovacca che
ricama il suo merletto, la vecchia signora che lavora all’uncinetto cose
stupende con perline di vetro e seta, tutti questi hanno la sua totale
comprensione. L’aristocratico li approva, egli sa bene che sono ore felici
quelle del loro lavoro. Il rivoluzionario andrebbe da loro e direbbe: “Tutto
questo non ha senso”. Allo stesso modo com'egli trascinerebbe via la vecchina
intenta davanti al crocefisso dicendole: “Dio non esiste”. Un aristocratico
ateo, invece, porterebbe la mano al cappello passando davanti a una chiesa. 
Le
mie scarpe sono tutte ricoperte di ornamenti, formati da dentelli e forellini,
lavoro questo che è stato eseguito dal calzolaio e che non gli è stato pagato.
Vado dal calzolaio e gli dico: “Per un paio di scarpe lei chiede trenta corone.
Io gliene darò quaranta”. In questo modo ho portato quest'uomo al settimo cielo
ed egli mi ricambierà con un lavoro e un materiale che, quanto a bontà, non
avrà rapporto con il maggior compenso. Egli è felice. È raro che la felicità
entri nella sua casa. Egli si trova di fronte a un uomo che lo capisce, che
apprezza il suo lavoro e non dubita della sua onestà. Con l'immaginazione vede
già dinanzi a sé le scarpe finite. Sa dove trovare oggi il cuoio migliore, sa a
quale lavorante affidare le scarpe, e le scarpe porteranno esattamente tanti
dentelli e tanti punti quanti se ne trovano in una scarpa elegante. A questo
punto io aggiungo: “Però pongo una condizione. La scarpa deve essere
completamente liscia”. Ora, dal settimo cielo l’ho precipitato nel Tartaro.
Egli avrà meno lavoro, ma gli ho tolto tutta la gioia che esso gli dava.
Io
predico agli aristocratici. Sono disposto a sopportare gli ornamenti persino
sul mio corpo, se fanno la gioia dei miei simili. In questo caso essi fanno
anche la mia gioia. Sopporto gli ornamenti dei Cafri, dei Persiani, della
contadina slovacca, gli ornamenti del mio calzolaio, poiché essi non possiedono
alcun altro mezzo per esprimere se stessi nel modo più elevato. Noi possediamo
l'arte che ha eliminato l’ornamento. Noi ci trasciniamo nell'affanno quotidiano
e ci affrettiamo per andare ad ascoltare Beethoven o ad assistere al Tristano.
Cosa questa che il mio calzolaio non può fare. Se pero uno va ad ascoltare la
Nona e poi si mette a fare il disegno per una tappezzeria, allora e un
truffatore oppure un degenerato.
 L’assenza di ornamento ha fatto raggiungere
alle altre arti altezze impensate. Le sinfonie di Beethoven non avrebbero mai
potuto essere composte da un uomo vestito di seta, di velluto, di merletti. Chi
oggi indossa una giacca di velluto non è un artista, ma un pagliaccio o un
imbianchino. Siamo diventati più fini, più sottili. Gli uomini che vivevano in
branco dovevano vestirsi di vari colori per differenziarsi gli uni dagli altri;
l'uomo moderno usa il suo vestito come una maschera. La sua individualità ha
una forza talmente enorme che essa non può più essere espressa dagli abiti che
egli indossa. L’assenza di ornamento è una prova di forza spirituale. L’uomo
moderno usa ornamenti di età passate o di popoli stranieri a suo piacimento. Il
proprio spirito inventivo egli lo concentra su altre cose.
moss
 
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