sponsor ha scritto:uffa! ha scritto:...
Fatto salvo il necessario controllo sulla generazione del segnale e la successiva emissione in ambiente, pensavo che se il suono diretto dopo averci investito, venisse in buona parte assorbito, qualche passo in avanti, lo si potesse fare.
Usare la parola DOPO temo possa essere fuorviante.
Imposterei il ragionamento in tutt'altro modo: cominciamo col dire che ci troviamo nella parte non invariante del sistema, la parte diffusore-ambiente-ascoltatore. Per cui fare riferimento solo alla realtà fisica del campo sonoro immesso in un ambiente confinato non dice tutto quello che occorre sapere.
Infatti in questa benedetta stanza avvengono DUE eventi dal punto di vita percettivo (sono pigro e riprendo quanto da me scritto in un altro forum):
Evento num. 1: due sorgenti (i diffusori) immettono suoni in ambiente. Noi ci troviamo in quell'ambiente, per cui siamo in grado di ricostruire perfettamente la provenienza dei suoni e tutto il corollario di eventi (riflessioni etc.) che ricostruiscono percettivamente la realtà del luogo in cui ci troviamo. Questo evento, che è l'unico che ha una sua connotazione "fisica", NON CI INTERESSA, anzi DISTURBA. E' RUMORE. Paradossalmente questo è l'unico evento che viene "curato" e studiato dalla fisica acustica.
Evento num. 2: siamo sempre in quell'ambiente ad ascoltare ma percepiamo un'altra realtà spazio temporale, che viene CREATA unicamente dai nostri meccanismi percettivi e che NON ESISTE come tale in quel luogo; questa realtà viene portata dal campo sonoro immesso, ed è legata al luogo di ripresa. Questa realtà "altra" contiene, unica e sola, l'integrità del messaggio sonoro. Percepiamo spazi, tempi, colori, masse di orchestre o ensemble che sono un tutt'uno con l'evento musicale (anzi neanche un tutt'uno, SONO l'evento musicale e non ce ne sono altri al di fuori di questo).
L'evento che noi consideriamo "riproduzione fedele" e che i nostri sistemi tentano di replicare è il numero 2. Tuttavia l'evento numero 1 esiste (anzi, tutti i progettisti del mondo credono che sia l'unico!) e non può essere completamente "assorbito". Qui dico un'altra cosa: non DEVE essere completamente assorbito perchè porta le informazioni di congruenza vista-udito rispetto al fatto di trovarsi in QUELLA stanza. Quindi l'evento 1 serve anch'esso, ma purtroppo di norma và ad interferire con l'evento 2.
Cosa si fà? Occorrerebbe individuare e mettere in campo le tecnologie atte a rendere percettivamente ortogonali i due eventi. Cosa intendo per "percettivamente ortogonali"? Intendo: lasciare che l'evento 1 esista, sia percepito, ma non vada ad inficiare la percezione dell'evento 2, o perlomeno lo faccia il meno possibile. Insomma che l'evento 1 si comporti come il fruscio di un giradischi, un rumore non correlato rispetto al segnale, che ci suggerisca che siamo effettivamente nella stanza dove stiamo, ma che insieme si mantenga percettivamente distinto dall'evento numero 2 che stà riaccadendo proprio li davanti a noi. Faccio notare che stiamo ragionando nel campo percettivo, della non invarianza, e che dal punto di vista della fisica acustica nella stanza esistono delle sorgenti attive che emettono un campo di onde sonore confinato, punto e basta.
Si può fare tale ortogonalizzazione dei due eventi percepiti? Si. Ma prima di dire come, aspetto reazioni.
GRANDIOSO!
Io però chiamerei evento numero uno quello già accaduto e numero due quello prodotto nel secondo ambiente.
L'ortogonalizzazione, ho visto qualche obiezione nei post a seguire, è un concetto che bisognerà assorbire molto bene e che ha diverse accezioni e diversa esprimibilità, senza ortogonalizzazione, termine originale di sponsor, e concetti collegati non si va da nessuna parte, ortogonalizzazione sono ad esempio tutti i TRUCCHI messi in atto dall'ascoltatore e buona parte dell'attenzione differenziale, si deve andare ben oltre l'accezione fisico-matematica.
Alè!
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