Dispersione nei diffusori

Re: Dispersione nei diffusori

Messaggio da leggereda baby rattle » 3 feb 2009, 10:52

AudioNaif ha scritto:Sono impossibilitato a interagire in maniera decente, causa il ritardo temporale tra le mie risposte e le vostre, oltre che per ripetute e frequenti impossibilitä di accesso al forum.

Appurato che la ortogonalizzazione di sponsor era solo una analogia, analogia per analogia, quello che fai quando ortogonalizzi in uno spazio geometrico matematico o fisico qualunque è la definizione degli assi. Le due due sequenze spaziotemporali, i due elementi dello spazio sono individuati dalle loro coordinate proiettate sui componenti principali, tra loro ortogonali (in senso analitico generalizzato) e sono tanto piu distinguibili tra loro quanto piu distanti. E' necessario in primis quindi definire la metrica dello spazio in cui si vuole operare, metrica che deve rispettare le proprieta costitutive e caratterizzanti lo spazio considerato.
E in questo spazio gioca un ruolo non secondario la relazione di fase tra gli emettitori dell'evento ricreato (lo Stereo in parole povere) e la contrapposta casuale e singola sorgente di suono 'ortogonale' (toc del vinile, conversazione nell'ambiente di ascolto, rumori e suoni esterni etc..).
Mi paiono delle premesse interessanti che potrebbero portare ad una formalizzazione analogica (se non fisica) piu pregnante e suggestiva.

Comunque se l'ortogonalizzazione che tanto entusiasmo ha destato era solo un richiamo per assonanza, lasciamo perdere.




Non ci siamo, si deve uscire dalla rappresentabilità geometrico- matematico-fisico del suono musicale.

C'è un evidente ritorno ai vecchi concetti, evidentemente ci vuole tempo per metabolizzare i nuovi come dice mode1.

Ortogonalizzazione è un termine preso in prestito, in ambito audio deve essere inteso come più volte illustrato.

Essendo una materia in costruzione o scienza nuova che dir si voglia si vorrà pur lasciare ai costruttori la libertà di proporre il modo di definire le cose che peraltro, ripeto, non si capisce come puoi aver sperimentato e conoscere al di fuori del full moss.
.

Raphaèl maì amècche zabì almi
vede signor norico nordata, il problema è questo: se io le fornisco le spiegazioni, Lei le capisce?
se comprimi l'aria ti sei pippato l'onda
ad ogni scheggiatura del suono, ad ogni spigolo dell'onda corrisponde una fitta al cervello!
LUTTO FRESCO, bebbo consegna a omi cidio
dormi tranquillo e asciutto, passato quello arriva altro lutto


http://recchia.mastertopforum.com/index.php
Avatar utente
baby rattle
 
Messaggi: 43309
Iscritto il: 21 gen 2009, 14:48

Re: Dispersione nei diffusori

Messaggio da leggereda Luc1gnol0 » 3 feb 2009, 12:57

mode1 ha scritto:L'apparente lentezza va letta come un vantaggio, un'opportunità, un'occasione per fermarsi a riflettere. Io ne ho bisogno.

Concordo sull'utilità di cambiare prospettiva (per quanto capisca il senso di frustrazione di AudioNaif).
--- --- ---
Ciao, Luca

"Necessity is the plea for every infringement of human freedom. It is the argument of tyrants; it is the creed of slaves"
Luc1gnol0
 
Messaggi: 27
Iscritto il: 23 gen 2009, 6:37

Re: Dispersione nei diffusori

Messaggio da leggereda sponsor » 3 feb 2009, 14:06

AudioNaif ha scritto:...
E in questo spazio gioca un ruolo non secondario la relazione di fase tra gli emettitori dell'evento ricreato (lo Stereo in parole povere) e la contrapposta casuale e singola sorgente di suono 'ortogonale' (toc del vinile, conversazione nell'ambiente di ascolto, rumori e suoni esterni etc..).
...


Prendo atto che l'uso di questo termine non ti piace; prendo pure atto, da quanto dici, che non mi sono spiegato su quello che intendo. Tu continui a fare riferimento a sorgenti sonore diverse, quindi continui a fare riferimento a due fenomeni fisici distinti, pur avvenendo nel medesimo luogo, mentre io sto parlando di un unico campo sonoro che pero' origina due eventi percettivi distinti, che si caoticizzano a vicenda. E' lo stesso suono che maschera se stesso. Comunque se non c'e' interesse a parlarne nessun problema, lasciamo perdere.
sponsor
 
Messaggi: 160
Iscritto il: 21 gen 2009, 16:14

Re: Dispersione nei diffusori

Messaggio da leggereda mode1 » 3 feb 2009, 14:19

Piano Signori,
i problemi sono complessi, e il linguaggio è spesso inadeguato e/o mal decifrabile, la volontà di confronto intelletuale deve comunque prevalere, siamo qui per questo.

ale
mode1
 
Messaggi: 18
Iscritto il: 30 gen 2009, 11:14

Re: Dispersione nei diffusori

Messaggio da leggereda uffa! » 4 feb 2009, 0:24

sponsor ha scritto:
uffa! ha scritto:
...
Il convivere dei due eventi sonori da te citati è un incontrovertibile dato di fatto, facilmente rilevabile nell'ambito di indagine. Far sparire l'elemento visivo è facile, si chiudono gli occhi, si spegne la luce, e la percezione visiva del secondo ambiente sparisce, non basta, purtroppo. Se il messaggio sonoro è preservato nelle sue caratteristiche peculiari ed immesso correttamente in ambiente, che qualcosa non torni è evidente. Mi pare possibile affermare che il solo preservare le caratteristiche sia gran parte del lavoro.

Se facciamo un parallelo con il caso della sala cinematografica, una volta sparita la parte visiva ( facile e possibile), solo il riverbero del secondo ambiente può inficiare la corretta percezione assieme all'indirizzo della nostra attenzione. Ora, se è scontato che non lo si possa eliminare del tutto per non incorrere in problematiche legate alla nostra fisiologicità, possiamo (dobbiamo?) concentrarci sul come mitigarne la portata ed a indirizzare meglio la nostra attenzione, in modo da rendere la percezione del primo evento facilitata.

Qui mi fermo per dar spazio alle repliche.


Se ho compreso, tu dici che se uno chiude gli occhi "dimentica" del luogo in cui si trova per cui una delle possibili incongruenze tra i due eventi dovrebbe essere resa minima o ininfluente, ma che purtroppo questo non basta. Certo l'ascolto in condizioni buie o semibuie ha una sua ragion d'essere, facilmente sperimentabile, ma su questo sono in grado di dire poco: per semplificare tenderei a considerare la percezione come una "black box", un processo pressochè ignoto che porta a formulare dei giudizi di valore (questi perfettamente noti ed in una certa misura oggettivabili tramite l'individuazione di criteri di osservazione e di giudizio condivisi). In realtà credo che nessuno abbia la minima idea del perchè due segnali scalari, a loro volta variamente originati da un campo sonoro, registrati e re-immessi in un ambiente domestico tramite una coppia di diffusori, siano in grado, in determinate condizioni, di ri-creare un più o meno credibile evento sonoro (preferisco la dizione di "storia spazio temporale") avvenuto in un altro spazio e in un altro tempo. Ci troviamo di fronte alla vera "macchina del tempo", ed è chiaro che il lavoro elaborativo del cervello che ci deve essere a monte del nostro giudizio di valore è di una complessità inimmaginabile, e su questo non mi sento di fare alcuna ipotesi.
Più modestamente, propongo di partire dall'assunzione che è possibile in determinate circostanze ri-percepire una storia spazio-temporale avvenuta in un altro luogo e in un altro tempo. La questione è proprio cosa fare per facilitare questo compito complesso al nostro cervello.
Facciamo allora l'ipotesi di avere un diffusore perfetto, che emette onde sferiche, di rigidezza dinamica infinita in banda di lavoro, ove si muovano solo le membrane degli altoparlanti, etc. . E diciamo di voler ad esempio minimizzare l'interferenza del campo sonoro con il locale di ascolto. La prima idea che potrebbe venire in mente è di mettere il tutto in una camera anecoica: realizziamo così la condizione di annullare (in realtà minimizzare) riflessioni e rifrazioni delle onde sonore emesse, ed in una certa misura di annullare del tutto la stanza. Cosa succede? L'esperienza ci dice che non è un set-up accettabile, proprio ai fini della percezione di quello che chiamavo "evento 2". I motivi che mi vengono in mente sono che in realtà la camera anecoica crea un'insanabile incoerenza tra il percepito dall'occhio (di trovarsi dentro una stanza) e il percepito dall'orecchio (assenza di riflessioni), per cui probabilmente (ipotesi) i meccanismi percettivi del cervello sono in qualche modo ingannati e messi fuori servizio. Ci potrebbe anche essere un altro motivo: dato che si sperimenta con camere ancoiche "reali", quindi mai perfettamente anecoiche, le pur "piccole" riflessioni e diffrazioni presenti sono sufficienti ad inficiare la percezione dell'evento 2. Comunque, al di là di queste ipotesi, il risultato certo è che in condizioni reali la camera anecoica non è adatta a realizzare un locale di ascolto. A questo punto torniamo all'assunto di partenza che era: facciamo in modo che gli eventi 1 e 2 si influenzino il meno possibile dal punto di vista percettivo, siano percepiti come appartenenti a due eventi spazio-temporali distinti che convivono senza disturbarsi... troppo (quello che intendevo appunto per "ortogonalizzazione"). Ma come? Scusassero il tentativo di fare un pò di maieutica... che credo possa servire a tutti.


In riferimento alla prima citazione sottolineata in rosso:

Perché parli di onda sferica? Come sarebbe possibile approssimarla e come si legherebbe alle parole contenute nella seguente citazione?


baby rattle ha scritto:
uffa! ha scritto:Mi sono sempre chiesto come fosse possibile e comunemente accettato che un diffusore possa tranquillamente disperdere suoni, con angoli che vanno in pratica da 360° per i gravi, fino ad uno molto più ristretto, per gli acuti.

Cosa succederebbe se si potesse rendere omogenea per tutte le frequenze quella dispersione e ridurla ad un angolo ristretto?



Quanto al merito la questione posta in questi termini non ha seguito, le cose sono molto più complesse e tutto va visto in funzione della creazione della storia spazio temporale e la creazione di una "voce unica".

*******La dispersione omnidirezionale è quanto di più sbagliato si possa mettere in campo********, il bilanciamento in frequenza della emissione secondo la sola direzione verso l'ascoltatore è quanto di più riduttivo ed è una delle massime cause di fallimento delle misura anche trattando la materia con la scienza fisica che peraltro si chiama fuori nella parte non invariante del sistema cioè da dopo che il suono lascia il diffusore per cui le misure non hanno senso alcuno.


Mentre non mi pare difficile pensare ad un suono come ad una storia che si svolge nello spazio e nel tempo, ci sono diverse altre cose che mi piacerebbe approfondire, chissà.

I suoni di sintesi oppure i vari toc, non portano con sé una storia già espressa in altro tempo, raccolta dal microfono ed appartenente ad un altro spazio, ma una volta che vengono emessi in un qualsiasi ambiente ( nella fattispecie quello di ascolto), si paleseranno all'orecchio con una loro storia a corredo. Avranno un inizio, percorreranno uno spazio, genereranno eco e quant'altro faccia un qualsiasi suono in quel determinato ambiente.

Niente di più facile distinguerli da altri suoni che hanno di proprio, le caratteristiche di appartenenza ad uno spazio diverso.

Il limitare l'influenza del secondo ambiente sul campo sonoro registrato, mi pare condizione necessaria, anche se non sufficiente, ma...

Se mi arriva (nell'ambiente di ascolto) un suono dall'esterno ( sia esso quello di uno strumento musicale od una voce), io lo recepisco in maniera assolutamente normale, con tutti i particolari contenuti che si porta dietro, e non ho nessun problema dovuto al fatto che mi trovi o meno in un ambiente diverso da quello in cui si è generato.

Per questo mi pare che gran parte del lavoro, lo si debba fare per preservare intonse le caratteristiche del segnale, contemplando la giusta modalità di immissione in ambiente.

Ancora una volta mi fermo per dare spazio alle reliche.
Ciao, Roberto
uffa!
 
Messaggi: 36
Iscritto il: 23 gen 2009, 0:39

Re: Dispersione nei diffusori

Messaggio da leggereda baby rattle » 4 feb 2009, 10:21

Mentre non mi pare difficile pensare ad un suono come ad una storia che si svolge nello spazio e nel tempo, ci sono diverse altre cose che mi piacerebbe approfondire, chissà.

I suoni di sintesi oppure i vari toc, non portano con sé una storia già espressa in altro tempo, raccolta dal microfono ed appartenente ad un altro spazio, ma una volta che vengono emessi in un qualsiasi ambiente ( nella fattispecie quello di ascolto), si paleseranno all'orecchio con una loro storia a corredo. Avranno un inizio, percorreranno uno spazio, genereranno eco e quant'altro faccia un qualsiasi suono in quel determinato ambiente.

Niente di più facile distinguerli da altri suoni che hanno di proprio, le caratteristiche di appartenenza ad uno spazio diverso.

Il limitare l'influenza del secondo ambiente sul campo sonoro registrato, mi pare condizione necessaria, anche se non sufficiente, ma...

Cosa altro occorre fare allora?

Se mi arriva (nell'ambiente di ascolto) un suono dall'esterno ( sia esso quello di uno strumento musicale od una voce), io lo recepisco in maniera assolutamente normale, con tutti i particolari contenuti che si porta dietro, e non ho nessun problema dovuto al fatto che mi trovi o meno in un ambiente diverso da quello in cui si è generato.


Nessun problema esiste di per se, il problema nasce se sono ingaggiato a far congruire altre due realtà, il registrato, il riprodotto ed il nuovo segnale sonoro che arriva dall'esterno; se il cervello riesce a far congruire i primi due è in grado di affrontare il terzo viceversa gli risulta oltremodo fastidioso ed INCONGRUO pur essendo lui il suono naturale e non gli altri due.

Per questo mi pare che gran parte del lavoro, lo si debba fare per preservare intonse le caratteristiche del segnale, contemplando la giusta modalità di immissione in ambiente.

E' esattamente quello che stiamo cercando di dire.

Ancora una volta mi fermo per dare spazio alle reliche.[/quote]



Mi sembra che si sia sulla buona strada, si osserva la fenomenologia, si fanno dei ragionamenti si tenta di trarne conclusioni.

Intanto sembra che si siano acquisite TANTE cose, anche se non sembra, e questo è molto molto positivo, senza voler dare voti.

Un suono che non ha una storia spazio temporale a corredo si fa ortogonalizzare abbastanza bene dal cervello, tuttavia questo accade ancora meglio in presenza di un controllo della storia spazio temporale prodotta in ambiente, l'esperianza da noi vissuta è quella dei cric, toc e sfregolii vari che si vanno a posizionare il luogo diverso dal segnale lasciandolo interamente libero e dando luogo ad una sensazione incredibile.

Qualcuno ha fatto esperienze simili?
.

Raphaèl maì amècche zabì almi
vede signor norico nordata, il problema è questo: se io le fornisco le spiegazioni, Lei le capisce?
se comprimi l'aria ti sei pippato l'onda
ad ogni scheggiatura del suono, ad ogni spigolo dell'onda corrisponde una fitta al cervello!
LUTTO FRESCO, bebbo consegna a omi cidio
dormi tranquillo e asciutto, passato quello arriva altro lutto


http://recchia.mastertopforum.com/index.php
Avatar utente
baby rattle
 
Messaggi: 43309
Iscritto il: 21 gen 2009, 14:48

Re: Dispersione nei diffusori

Messaggio da leggereda uffa! » 6 feb 2009, 2:21

baby rattle ha scritto:Il limitare l'influenza del secondo ambiente sul campo sonoro registrato, mi pare condizione necessaria, anche se non sufficiente, ma...

Cosa altro occorre fare allora?

Se mi arriva (nell'ambiente di ascolto) un suono dall'esterno ( sia esso quello di uno strumento musicale od una voce), io lo recepisco in maniera assolutamente normale, con tutti i particolari contenuti che si porta dietro, e non ho nessun problema dovuto al fatto che mi trovi o meno in un ambiente diverso da quello in cui si è generato.


Nessun problema esiste di per se, il problema nasce se sono ingaggiato a far congruire altre due realtà, il registrato, il riprodotto ed il nuovo segnale sonoro che arriva dall'esterno; se il cervello riesce a far congruire i primi due è in grado di affrontare il terzo viceversa gli risulta oltremodo fastidioso ed INCONGRUO pur essendo lui il suono naturale e non gli altri due.

Per questo mi pare che gran parte del lavoro, lo si debba fare per preservare intonse le caratteristiche del segnale, contemplando la giusta modalità di immissione in ambiente.

E' esattamente quello che stiamo cercando di dire.

Ancora una volta mi fermo per dare spazio alle reliche.



Fermo restando che mi piacerebbe avere una risposta sul fronte d'onda sferico da sponsor, provo ad andare avanti:

Abbiamo due segnali registrati L e R che, probabilmente, portano con loro degli elementi non strettamente congruenti tra loro, sappiamo che c'è una grossa limitazione dovuta al particolare sistema di ripresa. I microfoni raccolgono informazioni relative a due ( o più visioni ) che NON potrebbero mai essere quelle che avremmo potuto avere noi in quell'ambito.

Il segnale subisce insanabili ulteriori interferenze a causa di vari passaggi prima di finire sul disco ( o cd), come se non bastasse ne introduciamo ulteriori, con il nostro imperfetto sistema di riproduzione, ciò nonostante NOI, riusciamo a dare un senso a quello che ascoltiamo. La cosa appare più facile quando sono presenti pochi esecutori nel registrato, se sale il numero, la difficoltà in genere aumenta enormemente.

Ecco perché dicevo che non può bastare certo il solo trattamento acustico nella stanza.

Sappiamo ormai che è possibile ridurre il così detto numero delle voci emesse da un diffusore, se lo costruiamo in una determinata maniera, togliendo errori che contribuiscono a mischiare ulteriormente le carte.

Sappiamo attraverso una anche banale osservazione, una qualsiasi vibrazione, possa influenzare il segnale durante la lettura del supporto, ma anche durante il passaggio in una delle elettroniche in gioco durante il processo di amplificazione. Ma ora sappiamo anche che è possibile porvi rimedio, almeno in gran parte.

Mi piacerebbe tornare alla immissione in ambiente.

Con riferimento al famoso divanetto più volte citato su Epidauro, si può pensare che anche da una posizione fortemente angolata sia possibile ricavare sufficienti informazioni, per permettere al cervello di compiere agevolmente il proprio lavoro. Qualche significato particolare questa osservazione, la porta con sé.

Il cervello sembra avere le possibilità per andare oltre quello che si proponeva il brevetto di Blumlein.

Qui mi fermo di nuovo, per le repliche.

Ps

Capisco quello che s'intende dire con questo:

Nessun problema esiste di per se, il problema nasce se sono ingaggiato a far congruire altre due realtà, il registrato, il riprodotto ed il nuovo segnale sonoro che arriva dall'esterno; se il cervello riesce a far congruire i primi due è in grado di affrontare il terzo viceversa gli risulta oltremodo fastidioso ed INCONGRUO pur essendo lui il suono naturale e non gli altri due.


Ma quando parlavo di un suono proveniente dall'esterno, intendevo porre all'attenzione il fatto, che quel suono ( che appartiene ad un ambiente diverso), in quell'ambiente, non crea particolari problemi ad essere accettato, se non è presente il segnale musicale. Era per approfondire, ma ora, preferirei mettere da parte la cosa, per non ingenerare confusione.
Ciao, Roberto
uffa!
 
Messaggi: 36
Iscritto il: 23 gen 2009, 0:39

Re: Dispersione nei diffusori

Messaggio da leggereda baby rattle » 6 feb 2009, 10:42

uffa! ha scritto: Fermo restando che mi piacerebbe avere una risposta sul fronte d'onda sferico da sponsor, provo ad andare avanti:


Se ti accontenti della mia ci devi aggiungere che il non capire la risposta dell'altro non deve essere un elemento di forza ma di debolezza, la domanda si può riproporre senza mostrare che non ha avuto risposta, siamo per discutere tranquillamente.
Quanto al merito si tratta di avere una onda sferica, non deformata all'origine dalla dimensione della sorgente; sorgente puntiforme=onda sferica, sorgente massimamente estesa= onda piana, sorgente di dimensione intermedia boh!; l'onda sferica contiene univoche indicazioni di rapporto sorgente ascoltatore in tutto lo spazio l'onda piana solamente per una direzione ortogonale al suo piano (un piano) e non è idonea ad emettere una sequenza univoca.
Tra due punti c'è un solo tratto diretto da percorrere, tra un piano ed un punto ce ne sono infiniti; in campo aperto e secondo la direzione perpendicolare al piano dell'onda non c'è differenza tra le due, in campo confinato si pongono questioni di interferenza con l'ambiente a partire da un punto o a partire da una superficie e le due cose sono comunque infinitamente diverse.



uffa! ha scritto:Abbiamo due segnali registrati L e R che, probabilmente, portano con loro degli elementi non strettamente congruenti tra loro, sappiamo che c'è una grossa limitazione dovuta al particolare sistema di ripresa. I microfoni raccolgono informazioni relative a due ( o più visioni ) che NON potrebbero mai essere quelle che avremmo potuto avere noi in quell'ambito.

Il segnale subisce insanabili ulteriori interferenze a causa di vari passaggi prima di finire sul disco ( o cd), come se non bastasse ne introduciamo ulteriori, con il nostro imperfetto sistema di riproduzione, ciò nonostante NOI, riusciamo a dare un senso a quello che ascoltiamo. La cosa appare più facile quando sono presenti pochi esecutori nel registrato, se sale il numero, la difficoltà in genere aumenta enormemente.

Ecco perché dicevo che non può bastare certo il solo trattamento acustico nella stanza.

Sappiamo ormai che è possibile ridurre il così detto numero delle voci emesse da un diffusore, se lo costruiamo in una determinata maniera, togliendo errori che contribuiscono a mischiare ulteriormente le carte.


Quando si parla di cosa accade dopo che il suono lascia il diffusore si considera che tutto quanto a monte sia perfetto altrimenti si fa confusione e non si riesce ad individuare gli errori di sistema dovuti alla non invarianza.
Una delle cose che la scienza della riproduzione dei suoni musicali afferma è che avere un suono immesso in ambiente copiando perfettamente secondo scienza fisica il segnale registrato non costituisce la soluzione del problema, anzi ancora non si comincia.
Che poi si debba portare il segnale massimamente rispondente alle leggi della fisica è ASSOLUTAMENTE ASSIOMATICO ma guarda caso ce ne fosse uno al mondo che sappi MINIMAMENTE di cosa si tratta (rigidezza dinamica etc.) e soprattutto in cosa consistono e come agire per togliere gli errori.
Solamente guardando il sistema dalla parte non invariante puoi sapere quale è l'errore che fa la parte invariante errore che , bada bene a questa affermazione, altrimenti NON SUSSISTE.

Questa è la grandiosa causa che ha portato l'universo mondo per oltre cento anni all'errore più madornale di tutta la storia delle scienze!

Ripetendo una abusata esempio, in galleria del vento l'effetto suolo non ce lo vedi neppure in mille anni di osservazione, non ce lo vedi perchè NON ACCADE!


uffa! ha scritto:Mi piacerebbe tornare alla immissione in ambiente.

Con riferimento al famoso divanetto più volte citato su Epidauro, si può pensare che anche da una posizione fortemente angolata sia possibile ricavare sufficienti informazioni, per permettere al cervello di compiere agevolmente il proprio lavoro. Qualche significato particolare questa osservazione, la porta con sé.

Il cervello sembra avere le possibilità per andare oltre quello che si proponeva il brevetto di Blumlein.



E qui ci siamo!
E si constata.
.

Raphaèl maì amècche zabì almi
vede signor norico nordata, il problema è questo: se io le fornisco le spiegazioni, Lei le capisce?
se comprimi l'aria ti sei pippato l'onda
ad ogni scheggiatura del suono, ad ogni spigolo dell'onda corrisponde una fitta al cervello!
LUTTO FRESCO, bebbo consegna a omi cidio
dormi tranquillo e asciutto, passato quello arriva altro lutto


http://recchia.mastertopforum.com/index.php
Avatar utente
baby rattle
 
Messaggi: 43309
Iscritto il: 21 gen 2009, 14:48

Re: Dispersione nei diffusori

Messaggio da leggereda sponsor » 6 feb 2009, 10:59

uffa! ha scritto:
sponsor ha scritto:
uffa! ha scritto:
...
Il convivere dei due eventi sonori da te citati è un incontrovertibile dato di fatto, facilmente rilevabile nell'ambito di indagine. Far sparire l'elemento visivo è facile, si chiudono gli occhi, si spegne la luce, e la percezione visiva del secondo ambiente sparisce, non basta, purtroppo. Se il messaggio sonoro è preservato nelle sue caratteristiche peculiari ed immesso correttamente in ambiente, che qualcosa non torni è evidente. Mi pare possibile affermare che il solo preservare le caratteristiche sia gran parte del lavoro.

Se facciamo un parallelo con il caso della sala cinematografica, una volta sparita la parte visiva ( facile e possibile), solo il riverbero del secondo ambiente può inficiare la corretta percezione assieme all'indirizzo della nostra attenzione. Ora, se è scontato che non lo si possa eliminare del tutto per non incorrere in problematiche legate alla nostra fisiologicità, possiamo (dobbiamo?) concentrarci sul come mitigarne la portata ed a indirizzare meglio la nostra attenzione, in modo da rendere la percezione del primo evento facilitata.

Qui mi fermo per dar spazio alle repliche.


Se ho compreso, tu dici che se uno chiude gli occhi "dimentica" del luogo in cui si trova per cui una delle possibili incongruenze tra i due eventi dovrebbe essere resa minima o ininfluente, ma che purtroppo questo non basta. Certo l'ascolto in condizioni buie o semibuie ha una sua ragion d'essere, facilmente sperimentabile, ma su questo sono in grado di dire poco: per semplificare tenderei a considerare la percezione come una "black box", un processo pressochè ignoto che porta a formulare dei giudizi di valore (questi perfettamente noti ed in una certa misura oggettivabili tramite l'individuazione di criteri di osservazione e di giudizio condivisi). In realtà credo che nessuno abbia la minima idea del perchè due segnali scalari, a loro volta variamente originati da un campo sonoro, registrati e re-immessi in un ambiente domestico tramite una coppia di diffusori, siano in grado, in determinate condizioni, di ri-creare un più o meno credibile evento sonoro (preferisco la dizione di "storia spazio temporale") avvenuto in un altro spazio e in un altro tempo. Ci troviamo di fronte alla vera "macchina del tempo", ed è chiaro che il lavoro elaborativo del cervello che ci deve essere a monte del nostro giudizio di valore è di una complessità inimmaginabile, e su questo non mi sento di fare alcuna ipotesi.
Più modestamente, propongo di partire dall'assunzione che è possibile in determinate circostanze ri-percepire una storia spazio-temporale avvenuta in un altro luogo e in un altro tempo. La questione è proprio cosa fare per facilitare questo compito complesso al nostro cervello.
Facciamo allora l'ipotesi di avere un diffusore perfetto, che emette onde sferiche, di rigidezza dinamica infinita in banda di lavoro, ove si muovano solo le membrane degli altoparlanti, etc. . E diciamo di voler ad esempio minimizzare l'interferenza del campo sonoro con il locale di ascolto. La prima idea che potrebbe venire in mente è di mettere il tutto in una camera anecoica: realizziamo così la condizione di annullare (in realtà minimizzare) riflessioni e rifrazioni delle onde sonore emesse, ed in una certa misura di annullare del tutto la stanza. Cosa succede? L'esperienza ci dice che non è un set-up accettabile, proprio ai fini della percezione di quello che chiamavo "evento 2". I motivi che mi vengono in mente sono che in realtà la camera anecoica crea un'insanabile incoerenza tra il percepito dall'occhio (di trovarsi dentro una stanza) e il percepito dall'orecchio (assenza di riflessioni), per cui probabilmente (ipotesi) i meccanismi percettivi del cervello sono in qualche modo ingannati e messi fuori servizio. Ci potrebbe anche essere un altro motivo: dato che si sperimenta con camere ancoiche "reali", quindi mai perfettamente anecoiche, le pur "piccole" riflessioni e diffrazioni presenti sono sufficienti ad inficiare la percezione dell'evento 2. Comunque, al di là di queste ipotesi, il risultato certo è che in condizioni reali la camera anecoica non è adatta a realizzare un locale di ascolto. A questo punto torniamo all'assunto di partenza che era: facciamo in modo che gli eventi 1 e 2 si influenzino il meno possibile dal punto di vista percettivo, siano percepiti come appartenenti a due eventi spazio-temporali distinti che convivono senza disturbarsi... troppo (quello che intendevo appunto per "ortogonalizzazione"). Ma come? Scusassero il tentativo di fare un pò di maieutica... che credo possa servire a tutti.


In riferimento alla prima citazione sottolineata in rosso:

Perché parli di onda sferica? Come sarebbe possibile approssimarla e come si legherebbe alle parole contenute nella seguente citazione?


baby rattle ha scritto:
uffa! ha scritto:Mi sono sempre chiesto come fosse possibile e comunemente accettato che un diffusore possa tranquillamente disperdere suoni, con angoli che vanno in pratica da 360° per i gravi, fino ad uno molto più ristretto, per gli acuti.

Cosa succederebbe se si potesse rendere omogenea per tutte le frequenze quella dispersione e ridurla ad un angolo ristretto?



Quanto al merito la questione posta in questi termini non ha seguito, le cose sono molto più complesse e tutto va visto in funzione della creazione della storia spazio temporale e la creazione di una "voce unica".

*******La dispersione omnidirezionale è quanto di più sbagliato si possa mettere in campo********, il bilanciamento in frequenza della emissione secondo la sola direzione verso l'ascoltatore è quanto di più riduttivo ed è una delle massime cause di fallimento delle misura anche trattando la materia con la scienza fisica che peraltro si chiama fuori nella parte non invariante del sistema cioè da dopo che il suono lascia il diffusore per cui le misure non hanno senso alcuno.



Brevissimo intevento (che si aggiunge a quelli molto più esaustivi di Baby Rattle): parlavo di fronte d'onda sferico confinato, NON omnidirezionale. Il che vuol dire (condizione necessaria non sufficiente) avere sorgenti puntiformi per la quali occorre mettere in campo delle tecniche di sagomatura dei lobi (o di confinamento del campo sonoro che dir si voglia).
sponsor
 
Messaggi: 160
Iscritto il: 21 gen 2009, 16:14

Re: Dispersione nei diffusori

Messaggio da leggereda uffa! » 7 feb 2009, 2:28

baby rattle ha scritto:
uffa! ha scritto: Fermo restando che mi piacerebbe avere una risposta sul fronte d'onda sferico da sponsor, provo ad andare avanti:


Se ti accontenti della mia ci devi aggiungere che il non capire la risposta dell'altro non deve essere un elemento di forza ma di debolezza, la domanda si può riproporre senza mostrare che non ha avuto risposta, siamo per discutere tranquillamente.
Quanto al merito si tratta di avere una onda sferica, non deformata all'origine dalla dimensione della sorgente; sorgente puntiforme=onda sferica, sorgente massimamente estesa= onda piana, sorgente di dimensione intermedia boh!; l'onda sferica contiene univoche indicazioni di rapporto sorgente ascoltatore in tutto lo spazio l'onda piana solamente per una direzione ortogonale al suo piano (un piano) e non è idonea ad emettere una sequenza univoca.
Tra due punti c'è un solo tratto diretto da percorrere, tra un piano ed un punto ce ne sono infiniti; in campo aperto e secondo la direzione perpendicolare al piano dell'onda non c'è differenza tra le due, in campo confinato si pongono questioni di interferenza con l'ambiente a partire da un punto o a partire da una superficie e le due cose sono comunque infinitamente diverse.


sponsor ha scritto:Brevissimo intevento (che si aggiunge a quelli molto più esaustivi di Baby Rattle): parlavo di fronte d'onda sferico confinato, NON omnidirezionale. Il che vuol dire (condizione necessaria non sufficiente) avere sorgenti puntiformi per la quali occorre mettere in campo delle tecniche di sagomatura dei lobi (o di confinamento del campo sonoro che dir si voglia).


No, ovviamente nessuna intenzione polemica, sferico nella MIA accezione ha un significato che ritenevo preciso, se aggiungiamo l'aggettivo confinato, può apparire a zucche come la MIA, che l'intenzione fosse quella di ridurre le dimensione della sfera. Nel primo intervento, avevo fatto un accenno ad un capo confinato:

Cosa succederebbe se si potesse rendere omogenea per tutte le frequenze quella dispersione e ridurla ad un angolo ristretto?


Nel caso in questione, avrei usato, per descriverne la forma, il concetto di porzione di sfera. http://www.soundlite.it/articoli/2001/s ... s/fig5.gif
La reiterazione della domanda, partiva da una MIA difficoltà nell'interpretare il concetto così come veniva espresso.

baby rattle ha scritto:
uffa! ha scritto:Abbiamo due segnali registrati L e R che, probabilmente, portano con loro degli elementi non strettamente congruenti tra loro, sappiamo che c'è una grossa limitazione dovuta al particolare sistema di ripresa. I microfoni raccolgono informazioni relative a due ( o più visioni ) che NON potrebbero mai essere quelle che avremmo potuto avere noi in quell'ambito.

Il segnale subisce insanabili ulteriori interferenze a causa di vari passaggi prima di finire sul disco ( o cd), come se non bastasse ne introduciamo ulteriori, con il nostro imperfetto sistema di riproduzione, ciò nonostante NOI, riusciamo a dare un senso a quello che ascoltiamo. La cosa appare più facile quando sono presenti pochi esecutori nel registrato, se sale il numero, la difficoltà in genere aumenta enormemente.

Ecco perché dicevo che non può bastare certo il solo trattamento acustico nella stanza.

Sappiamo ormai che è possibile ridurre il così detto numero delle voci emesse da un diffusore, se lo costruiamo in una determinata maniera, togliendo errori che contribuiscono a mischiare ulteriormente le carte.


Quando si parla di cosa accade dopo che il suono lascia il diffusore si considera che tutto quanto a monte sia perfetto altrimenti si fa confusione e non si riesce ad individuare gli errori di sistema dovuti alla non invarianza.


Sì, capisco che possa ingenerare confusione, è proverò a non considerarlo per ora, ma fatalmente si dovrà farlo prima o poi.

baby rattle ha scritto:
uffa! ha scritto:Mi piacerebbe tornare alla immissione in ambiente.

Con riferimento al famoso divanetto più volte citato su Epidauro, si può pensare che anche da una posizione fortemente angolata sia possibile ricavare sufficienti informazioni, per permettere al cervello di compiere agevolmente il proprio lavoro. Qualche significato particolare questa osservazione, la porta con sé.

Il cervello sembra avere le possibilità per andare oltre quello che si proponeva il brevetto di Blumlein.



E qui ci siamo!
E si constata.


Sì, si può constatare, ed è un fatto, ma anche un apparente contraddizione, in quella posizione un solo diffusore sembra lavorare direttamente, l'altro ?
Ciao, Roberto
uffa!
 
Messaggi: 36
Iscritto il: 23 gen 2009, 0:39

PrecedenteProssimo

Torna a cronaca

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 101 ospiti

cron