oh...maggio!

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Messaggio da leggereda tran quoc » 25 mag 2018, 10:43

Fedeltà del Suono n. 87

ILLUMINAZIONI E PROGRESSO

SUA ENTITÀ IL SUONO
ESSO È UNO E... TRIN0

di LORENZO RUSSO

Mi scrive l’ing. Russo:
<<Caro Binari, senso comune, stratificazioni di pseudo-cultura tecnica, conformismo ed interessi costituiti hanno portato “l’alta fedeltà” ad esaurire le possibilità di progresso.
Per rimettere in moto attività e sperimentazioni che possano far progredire, se non addirittura FONDARE la Scienza della Riproduzione dei Suoni Musicali, occorre riconoscere gli errori del passato e procedere nella nuova direzione con diversa metodologia e “strumenti”.

È necessario innanzitutto fare una affermazione che ci tolga da tanti equivoci: il SUONO è una entità non univocamente definibile ed anzi con accezioni alquanto diverse quando non opposte.
Il suono deve essere diversamente definito, osservato e classificato almeno secondo le seguenti categorie: suono fisico, suono fisiologico, suono musicale.
Il “suono fisico” è misurato e descritto ESCLUSIVAMENTE dagli strumenti e dalle rappresentazioni matematiche.
Il suono fisico non appartiene all’essere umano.
Il suono fisico diventa sensazione sonora, e quindi riferibile all’uomo, solo dopo aver subito l’elaborazione dell’organo ricettore e l’elaborazione del cervello; il passaggio nel suo insieme introduce la non linearità e la non invarianza della percezione sonora; il suono non è più descrivibile e rappresentabile attraverso modelli matematici e strumenti di misura; il suono che produce uno stimolo sensorio è altrimenti definibile come “suono fisiologico”.
Per definire il “suono musicale”, quello che a noi interessa, occorre introdurre un ulteriore elemento costitutivo: il suono percepito subisce una elaborazione intellettivo-culturale che produce un giudizio di valore ed attiva una risposta emozionale.
Il suono musicale è una entità capace, perché SELEZIONATA e PREDISPOSTA, di produrre un effetto emozionale attraverso una scrittura in grado di trasmettere e perpetuare i significati originari (sia pure attraverso una interpretazione); all’entità suono musicale si è pervenuti attraverso imperscrutabili modalità di formazione di una sensazione sonora in continuo divenire attraverso l’interscambio tra mezzo (il suono) e scrittura (la musica); un divenire controllato dai momenti di verifica del valore espressivo ed emozionale mediante la sua rappresentazione.
Quando il suono deve essere decifrato per una elaborazione intellettivo-emozionale la fisiologia della percezione dei suoni ha una accezione affatto diversa da quella della semplice percezione del suono; la comprensione del parlato o l’ascolto della Musica richiedono che “l’informazione” contenuta nel suono pervenga all’ascoltatore con modalità di aggregazione e secondo una successione temporale che rispetti la legge fondamentale della percezione ovvero quella del MASCHERAMENTO.
Il mascheramento dei suoni è la causa originaria della non linearità e della non invarianza della percezione: due suoni ancorché non sommarsi, si coprono l’uno con l’altro; il fenomeno del mascheramento dei suoni ha regolato la selezione degli eventi sonori utili, sia dal versante della scrittura che da quello della rappresentazione (strumenti musicali e ambienti di ascolto).
La non invarianza della percezione significa che la sensazione sonora non è una variabile indipendente dalla evoluzione temporale dei suoni: quello che ascoltiamo in un certo istante dipende dalla “finestra” di percezione lasciata aperta da quanto era presente l’istante precedente; la modifica della storia temporale dei suoni, la modifica delle modalità con cui essi si sommano istante per istante nel punto di ascolto da luogo ad una fenomenologia mascherante di entità inimmaginabile e di rilevanza totalizzante per ogni e qualsivoglia indagine sui suoni riprodotti.
Il suono musicale riprodotto presenta tre elementi costitutivi che ne limitano la capacità di produrre un effetto emozionale: mascheramento propriamente detto (funzione della vicinanza in frequenza dei suoni e del loro livello relativo) del tutto analogo a quanto accade per i suoni naturali ma aggravato dalla sovrapposizione tra evento originario ed evento riprodotto; caoticizzazione dei suoni i quali sono affetti dalla notevolissima incoerenza ed incongruenza prodotta dalla ripresa multimicrofonica e dalla immissione dei suoni nell’ambiente di riproduzione attraverso centri di emissione multipli e secondo direzioni incontrollate; una attenuazione dei caratteri di impressività a causa della “diluizione” del tempo di esistenza (di cui si dirà meglio più avanti).
Se il sistema dopo l’introduzione dell’ascoltatore, non è lineare e non è invariante, si potrebbe tuttavia pensare che le singole parti, sorgenti, amplificatori, diffusori potrebbero essere ancora modellizzate ed analizzate in condizioni di linearità ed invarianza e quindi nel dominio della frequenza.
Sfortunatamente non è così: il comportamento di ciascun componente dipende dalla storia temporale del segnale che ha elaborato fino all’istante considerato, storia che modifica le condizioni di lavoro istante per istante e produce, soprattutto, un effetto in tempo differito.
L’effetto in tempo differito, essendo causato dalla storia temporale dei suoni, non è definibile e percettibile se non in relazione alle condizioni di impiego ovvero la prestazione di ogni componente è solamente quella ATTUALE.
Quasi a nulla serve analizzare al banco di misura dispositivi che avranno nell’impiego reale un comportamento molto diverso.
Molto quanto?
Infinitamente diverso (così a qualcuno che si balocca con l’interazione debole gli viene il singhiozzo!).
Un amplificatore, tanto per parlare del più “misurato”, quando è investito dalle vibrazioni che ha prodotto (al banco di misura non produce vibrazioni), le rielabora di nuovo producendo lo stesso segnale (in realtà filtrato) in tempo differito con una ampiezza 30-40 dB sotto il segnale originario; il rapporto segnale/rumore subisce un autentico collasso ma il disastro non sta nel peggioramento del rapporto segnale/rumore bensì nella elaborazione di un segnale in un intervallo temporale in cui esso non dovrebbe più esistere.
Il rapporto segnale rumore è definito e definibile (la cosa non è esplicita) con riferimento al medesimo tempo di esistenza, un rumore prodotto in tempo differito, quando cioè il segnale non esiste più, produce un rapporto rumore/segnale infinito; il suono (diventato rumore) maschera se stesso (non si fa percepire con le caratteristiche originarie) e maschera il suono che deve avvicendarsi nel suo tempo di extra esistenza.
Il disturbo è da riguardare non solo in termini di ampiezza ma anche in termini di coerenza la cui riduzione o assenza non consente più di costruire una realtà spazio temporale come accade con i suoni di prima generazione.
Il rumore per suono correlato è infine responsabile della attenuazione del contenuto emozionale del suono musicale a causa della “diluizione temporale” del segnale utile che non consente di percepire le linee di demarcazione temporale delle strutture armoniche e quindi di percepirne tutti gli innumerevoli intrecci delle armoniche di ogni strumento per tutto il loro tempo di esistenza.
Il suono che diventa rumore quando eccede il suo naturale tempo di esistenza è il più formidabile approdo della ricerca MOSS; introducendo nel “sistema” la nuova accezione del suono nel suo tempo di extra esistenza e riconoscendone gli effetti è possibile spiegare pressoché interamente la sterminata fenomenologia presente nell’ascolto dei suoni musicali riprodotti, fenomenologia di impensabile ampiezza e di totalizzante implicazione per la modellizzazione descrittiva dei sistemi e la individuazione dei mezzi utili a ridurre gli errori che essi compiono nel riprodurre i suoni musicali.
La definizione teorica e la conferma sperimentale di tale fenomenologia è stata possibile solo ricorrendo al confinamento inerziale dei tempi di esistenza dei suoni musicali (sarà consentito frusciarsi con qualche parolone dopo una ventennale fatica!) ovvero facendo funzionare i sistemi a reazione d’inerzia invece che a reazione elastica ovvero isolandoli dal mondo esterno mediante una sospensione elastica con frequenza subsonica quanto più lontana dalla banda audio (visto che alla fine è semplice?).
Sospensione elastica con frequenza propria fuori banda audio!; il più fenomenale, il più fenomenologico, imprescindibile mezzo per la riproduzione dei suoni musicali, decisivo per ogni e qualsivoglia ulteriore destino della riproduzione della Musica!
Visto che non l’aveva capito nessuno?
La complessità della fenomenologia della riproduzione dei suoni necessita ormai della definizione delle caratteristiche fondamentali da osservare, della metodologia di osservazione e descrizione dei fenomeni nonché degli indispensabili protocolli di trasferimento delle informazioni.
Quest’ultimo, che sembra il punto più oscuro e difficile, è il più facile da definire e implementare: poiché il sistema da descrivere è caratterizzato dalla sua “prestazione attuale” nessuna descrizione comportamentale, nessun giudizio di valore è accettabile come informazione se il sistema non viene reso disponibile alla altrui osservazione per la “taratura della terminologia e della scala dei valori”.
La formulazione di categorie di giudizio rimanda allo spinoso problema della “ visibilità” della prestazione la quale è assoggettata alle non linearità ed alla non invarianza della elaborazione mentale che si avvale per la formulazione dei giudizi di merito non solo della prestazione attuale ma anche di proiezioni temporali e di previsioni.
Considerato, ad esempio,due auto in competizione,è facile stabilire quale arriva prima, la prestazione attuale è totalmente trasparente; non è altrettanto facile stabilire quale delle due auto è migliore in modo, ad esempio, da ipotizzare quale delle due prevarrà in futuro oppure determinare quale potenziale è rimasto inespresso, quali le cause accidentali o gli errori sistematici che hanno prodotto l’inferiore prestazione attuale, se, infine, il potenziale è sufficiente a ribaltare il risultato attuale.
Il giudizio di prestazione attuale non risolve interamente le problematiche di valutazione anche in presenza di una totale trasparenza della qualità da osservare; quando la qualità da osservare è oscura, le categorie di giudizio sono molteplici e le scale di valori non lineari, le proiezioni sono affette da aspettative dovute al coinvolgimento personale, allora la possibilità di sbagliare valutazione diventa connaturata al processo di osservazione fenomenologia e formazione del giudizio (stiamo per caso parlando dell’hi-fi?).
L’esclusione dell’ascoltatore dal “sistema di riproduzione dei suoni” ha consentito di produrre teorie, strumenti e quanto altro in grado di descrivere la fenomenologia relativa ai Suoni Musicali per mezzo della risposta in frequenza, di modellizzare i sistemi suonanti per mezzo di elementi lineari ed invarianti in modo da attingere dal responso “oggettivo” degli strumenti di misura gli elementi per formulare il giudizio di valore; tutto questo costituisce uno dei più grossolani errori e misconoscimenti di tutta la storia della Tecnica e delle umane attività. Non è pleonastico sottolineare che tutta la precedente storia di COSTRUZIONE dei Suoni Musicali vedeva l’ascoltatore al centro dell’universo dei suoni; a questo ordine NATURALE occorrerà ritornare attraverso un percorso che vedrà riscrivere TUTTA la modellizzazione dei sistemi per riprodurre il Suono Musicale e riformulare l’intera metodologia e terminologia per osservare e descrivere il SUONO MUSICALE RIPRODOTTO.
Il Suono Musicale Riprodotto non può ne potrà mai uguagliare la Realtà di prima generazione, il suo apprezzamento, il suo VALORE dovrà dipendere dal riconoscimento ed apprezzamento degli elementi costitutivi più caratterizzanti la realtà di prima generazione nella quale noi osserviamo, ad esempio, degli STRUMENTI CHE SUONANO e non “il suono degli strumenti” (come ci ha indotto a fare la “cultura della risposta in frequenza”, osserviamo una realtà in cui i cantanti sono PERSONE; gli strumenti hanno connotazioni INDIVIDUALI oltre a quelle caratteristiche della specie, hanno la loro dimensione, emettono i suoni con le loro modalità spazio-temporali, non cambiano mai di posizione e, dulcis in fundo, SONO SONORI; non c’è nulla di più interessante che definire la realtà; perché non classificarne gli elementi costitutivi per aiutare le nostre osservazioni e giudizi? Potremmo scoprire ad esempio che nella “realtà” il suono non è mai “focalizzato”, che non “satura mai l’ambiente, lo strumento musicale non si costipa mai di suono, che i suoni sono capaci di coesistere con la massima evidenza assoluta e relativa, che il suono ha sempre una coerenza spazio temporale, mai una incongruenza, una contraddizione; chissà quante altre caratteristiche osservabili potremmo ancora definire ed a cui fare riferimento per formulare i nostri giudizi di valore!.
Perché il suono di prima generazione ha tutte queste belle caratteristiche?
Perché l’uomo ha imparato a costruirlo e produrlo così bello (mica sempre!) per se stesso e non per gli strumenti di misura!.
E se imparassimo a costruire un suono musicale riprodotto con le medesime modalità con cui è stato costruito il suono musicale primario ponendo al centro di tutto l’omino che ascolta, ora altrimenti detto “ audiofilo “?
La REALTÀ sonora viene costruita diversamente da ciascun individuo per mezzo della propria fisiologia dell’orecchio e per mezzo della elaborazione mentale di cui è capace (la fisiologia dell’orecchio, la sua “risposta in frequenza” appare implicata secondo modalità differenti da quanto comunemente si pensa; la capacità di percezione non è definibile come assoluta ed astratta ma appare dipendere dal contenuto armonico di quello che si ascolta; una carenza in alcune zone dello spettro potrebbe far discriminare meglio le rimanenti parti a causa del minor contributo mascherante della banda percepita in modo più debole; un allenamento alla percezione di particolari e ristrette bande di frequenze potrebbe accrescere la capacità di discriminare alcuni specifici aggregati armonici (liutaio, musicista); non è mai stata indagata la capacità individuale di percezione di SUONI MUSICALI a spettro complesso!
In presenza di una capacità di elaborazione intellettuale ed emotiva supportata da una superiore conoscenza, sensibilità e cultura, potremmo tranquillamente affermare che i suoni musicali possono essere meglio percepiti da persona che la SCIENZA UFFICIALE definisce (implicando una inferiore capacità di percepire) carente nella risposta fisiologica dell’orecchio.
Sente chi è CAPACE di sentire, e per dirla tutta e non lasciare più tracce di equivoci sull’argomento, se una persona, la cui curva audiometria mostrasse una capacità di percepire i suoni solamente nella banda 200-3000 Hz, ricavasse dall’ascolto della musica stimoli appaganti sia dal versante emozionale che intellettuale,potrebbe qualcuno affermare di percepire meglio i Suoni Musicali?
Tutti quelli di una certa età HANNO AVUTO una risposta in frequenza 200-3000 Hz: il mezzo radiofonico o la fonovaligia non potevano dare di più!; le emozioni prodotte dai suoni musicali erano a quei tempi meno intense di ora che abbiamo mezzi dotati di banda passante ultrasonica?
Molti rimpiangono quei tempi e vi sono motivi oggettivi oltre che sentimentali che qui non è dato approfondire.
Una persona cui mancano svariate diottrie per ciascun occhio osserva e giudica un quadro peggio di chi ha una vista d’aquila? non è forse l’acquisizione delle caratteristiche del quadro più approfondita e più densa di informazioni per chi riesce a leggerlo e decifrarlo meglio piuttosto che per chi riesce solo a vederlo meglio?
La modalità con cui si forma la sensazione sonora consente la manipolazione del Suono Musicale; attraverso algoritmi di compressione, quale quello del Mini-Disc, si riesce a gettare via l’80% del segnale musicale e far apparire il restante 20% come se fosse il tutto; le caratteristiche fenomenologiche del Suono Musicale non consentono tuttavia (e forse non lo consentiranno mai) al sistema digitale di suonare come l’analogico; di essere “silenzioso” come l’analogico, di descrivere lo spazio vuoto come l’analogico; il Suono Musicale trattato con tecniche numeriche manca (in modo sperimentalmente del tutto evidente alla percezione) di risoluzione spazio-temporale; la validità del teorema di Shannon sul campionamento, riferita al SUONO FISICO, non può essere affermata con riferimento alla uguaglianza della sensazione sonora che produce il suono musicale campionato; esiste viceversa una verifica sperimentale,oggettiva,universale e ripetibile e quindi dotata di tutti i requisiti di SCIENZA che dimostra che questa eguaglianza non sussiste, è arroganza tecnocratica affermare il contrario.
Argomentare che il suono musicale campionato a 96 kHz si avvicina maggiormente al suono analogico equivale ad AFFERMARE che il teorema di Shannon non vale per il Suono Musicale; la scienza fisica afferma la assoluta validità del Teorema di Shannon,l’analisi o la misura della distorsione e del rumore residuo e della stabilità temporale ci dimostrano che il processo numerico È PERFETTO (l’instabilità temporale dell’analogico è milioni di volte superiore a quella del digitale, la distorsione,il rapporto segnale rumore, la banda passante e quanto altro sono CATASTROFICI in rapporto al digitale); la scienza fisica ci dice che il processo digitale è già perfetto, non occorre attendere altro! altra scienza ci dice che la FISICA non può essere applicata ai SUONI MUSICALI; non può essere indagato con i mezzi della Scienza Fisica un sistema che contiene al suo interno i prodotti della attività umana quali la percezione sensoriale e la elaborazione intellettuale, AMEN!
Un problema sempre aperto è quello della “quantificazione” delle differenze all’ascolto dei suoni musicali; il problema, ancorché non risolto, non può neppure essere affrontato senza indagare sulle non linearità dell’elaborazione mentale degli stimoli e sull’influenza del coinvolgimento emotivo: una vettura che ha una velocità inferiore ad un’altra di una quantità infinitesima, non potrà mai raggiungerla; ad una prestazione estremamente vicina, misurabile e rappresentabile per mezzo di una serie continua di valori, corrisponde un risultato di differenza abissale e del tipo on-off ovvero sempre-mai; se fossimo coinvolti emotivamente in una siffatta competizione potremmo essere da esultanti a disperati.
Ulteriore fondamentale problema deriva dalla estrema difficoltà dello scambio di esperienze intellettivo-emozionali che non consente di ricavare scale di valori, sia pure mediando tra molti individui, a causa del grado di attenzione-coinvolgimento istantaneo che può variare, per ciascun individuo, da zero al massimo in modo del tutto imprevedibile e incontrollabile nell’arco temporale dell’esperienza d’ascolto.
La unicità, la singolarità a volte della percezione di ciascun individuo ci precipita in un relativo che appare spaventare i massificatori tecnocratici (la loro scienza deve fornire una risposta unica ed univoca); questo relativo non cesserà mai ne costituisce un problema; esso è sempre stato e sempre sarà il motore dello scambio di esperienze e se in tutto questo non vi potrà essere nulla di scientifico nessuno ne piangerà.

“Te piace o presepe?”
“No, nun me piace!”
“Ma aspetta almeno che sia finito, è appena all’inizio!”
“No, nun me piace nemmeno quando sarà finito!...”
(che spasso, Eduardo!)

La non linearità e la non invarianza connesse con l’elaborazione dei suoni musicali potrebbero essere responsabili della non “funzionalità” alla costruzione della realtà spazio-temporale da parte dei suoni digitali; si potrebbe cioè trattare di un problema di incoerenza e di incongruenza perfino impossibile da indagare ma del tutto evidente e facile da constatare (la realtà sperimentale quando ha riscontri pressoché universali non può essere negata anche in assenza di teorie scientifiche che la ricomprendano, tanto più quando siamo in una dimensione in cui la Scienza Fisica non c’entra nulla e le spiegazioni vanno cercate con altri mezzi di analisi a partire dall’UMILE CONSTATAZIONE della REALTÀ).

“Te piace o CD?”
“No, nun me piace!”
“Ma aspetta almeno che sia perfetto, è appena all’inizio!”
“No, nun me piace nemmeno quando sarà perfetto!”
(parafrasando...)

Conclusioni
L’evoluzione temporale dei suoni musicali determina interamente la loro percezione; la modellizzazione dei sistemi e l’osservazione dei fenomeni nel dominio del tempo è destinata a rivoluzionare i mezzi di riproduzione dei suoni e lo studio sistematico delle loro prestazioni.
Riconosciuto che un suono, la cui durata eccede il legittimo tempo di esistenza, si comporta come un rumore il cui rapporto con il segnale utile può essere infinito (ovvero in grado di impedire totalmente la percezione del suono che deve avvicendarsi), diventa necessario pervenire ad una modellizzazione del sistema di riproduzione dei suoni che ricomprenda tutte le cause che producono un aumento del tempo di esistenza, a cominciare dalle modalità di ripresa dei suoni.
Mi fermo qui, come ASSAGGIO è sufficiente, rendere conto del come e del perché, di tutto quello che consegue e che si modifica non riesco neppure ad ipotizzare quanto tempo e fatica potrebbe richiedere; lo scopo non è pervenire alla soluzione di tutto (la strada peraltro è già tracciata) quanto quello di rimettere tutto in movimento sui giusti... Binari (se vorrai!). Un cordiale saluto>>.


Il sasso nello stagno
Quanto scritto sopra, così denso di spessore, non stupirà chi conosce Lorenzo Russo.
Per noi che lo stimiamo da sempre è un grande piacere ed onore poterlo annoverare fra i collaboratori.
Ora il sasso nello stagno è stato gettato e speriamo che il dinamico ingegnere porti avanti quanto annuncia.
Non c’è un programma cadenzato di questo genere di articoli... promessi.
Personalmente, ritenendoli materiale di grande interesse, riserverò lo spazio opportuno su FdS per quando e quanto l’autore vorrà approfondire.
G.M.Binari
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Re: oh...maggio!

Messaggio da leggereda tran quoc » 7 giu 2018, 9:57

MANIFESTO DI FONDAZIONE DELLA SCIENZA DEL SUONO

Manifesto di fondazione della Scienza della Riproduzione dei Suoni musicali

Premessa
Il sistema di riproduzione dei Suoni Musicali non è invariante per la presenza costitutiva ed imprescindibile dell’ascoltatore.

La riproduzione dei Suoni Musicali ha come elemento costitutivo ineliminabile ed imprescindibile la sovrapposizione dell’evento sonoro originario ed il secondo evento spazio-temporale prodotto dalla immissione dei Suoni Musicali in ambiente di ascolto.

La Fisica non può in condizioni di non invarianza ed in presenza della necessità di estrarre i significati dai segnali musicali analizzare e descrivere i fenomeni e pertanto esce di scena e con essa le misure e la rappresentabilità dei fenomeni nel dominio della frequenza e nel dominio del tempo.

Il sistema di riproduzione dei Suoni Musicali è osservabile solo nel tempo di accadimento ovvero nel momento e nelle condizioni in cui si svolge l’evento ed è osservabile e descrivibile solo dall’ascoltatore.

L’analisi teorica e l’osservazione dei Suoni Musicali nel tempo di accadimento mostra il verificarsi di fenomeni di ampiezza infinita per variazioni infinitesime dei parametri a causa della elaborazione intellettivo-emozionale dell’ascoltatore; l’analisi consente di giustificare e spiegare l’intera fenomenologia osservabile riconducendola a due soli parametri rappresentativi: tempo di esistenza dei suoni e svolgimento della sequenza dei segnali sonori riportati all’ascoltatore.

Il riconoscimento dell’errore insito nell’attività finora svolta, errore riconducibile alla esclusione dell’ascoltatore, la definizione dei metodi e mezzi di osservazione e descrizione della fenomenologia dell’ascolto e la scoperta dei parametri descrittivi unificatori e totalizzanti la fenomenologia costituiscono gli elementi costitutivi della SCIENZA della RIPRODUZIONE dei SUONI MUSICALI fondata con lo scopo di cercare i mezzi ed i metodi per il miglior ascolto dei Suoni Musicali registrati.

Riconosciuto che la sovrapposizione di due eventi spazio temporali produce insanabili contraddizioni all’interno dell’informazione fornita all’ascoltatore e la diluizione della sensazione sonora, obiettivo della Scienza è quello di cercare e descrivere i mezzi e le tecniche atte a recuperare al massimo grado l’organizzazione spazio temporale dei suoni e la loro dinamica espressiva riconosciuta come l’entità che produce la massima sensazione sonora.

La Scienza della riproduzione dei suoni musicali è costituita dalla Scienza Fisica per la parte invariante del sistema e dall’osservazione fenomenologia per la parte non invariante.

L’Acustica Tecnica quale disciplina ponte tra la parte invariante e quella non invariante dovrà includere la nozione dell’esistenza dei due eventi spazio temporali sovrapposti ed interferenti e dovrà tenere massimamente conto dell’osservazione fenomenologia invece che dei valori delle grandezze fisiche.

La Scienza si propone di studiare e classificare in modo sistematico le caratteristiche dell’ascoltatore in ordine alle modalità con cui seleziona ed elabora le informazioni musicali che gli vengono sottoposte ed in ordine alle categorie di osservazione ed ai giudizi di valore che produce, riconosce, accoglie e trasmette nonché in ordine al formarsi della terminologia e delle metafore descrittive della sensazione sonora con i relativi riferimenti esperenziali e culturali, iniziali e finali riferiti al periodo di osservazione.

La Scienza si propone lo studio e la descrizione sistematica dei metodi e dei mezzi per mettere l’ascoltatore in condizioni di effettuare le sue esperienza d’ascolto al riparo da errori sistematici in grado di vanificare la elaborazione dei giudizi di valore.

La Scienza ha come scopo la ricerca e la classificazione degli ambienti di ascolto idonei alla riproduzione dei Suoni Musicali e la individuazione dei loro parametri costitutivi e rappresentativi.

La Scienza ha come scopo la classificazione del materiale registrato con riferimento alla sua idoneità alla riproduzione, idoneità stabilità a partire da predefinite caratteristiche osservabili da ricercare e definire nell’ambito di quelle riconosciute all’origine della differenza con l’ascolto dal vivo quali la coerenza spazio temporale, la congruenza ed il mascheramento, e la raccolta delle informazioni in ordine ai mezzi ed ai luoghi di ripresa nonché alle tecniche e mezzi di ulteriore manipolazione dei suoni registrati.

La Scienza ha tra i suoi scopi la ricerca, definizione e classificazione sistematica di nuove tecniche e mezzi idonei alla ripresa dei suoni musicali a partire dalla ridefinizione dell’oggetto della ripresa e del risultato da conseguire.

moss

Roma, lì 21 settembre 2006

Nota: l'accezione "dominio del tempo" è stato sostituito con "tempo di accadimento" stante lo stretto rapporto con corrispondenza biunivoca (matematica e concettuale) tra dominio del tempo e dominio della frequenza e quindi per non ingenerare fraintendimenti con le questioni di svolgimento temporale.
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