L’ascolto
L a sessione di ascolto di questo diffusore e stata articolata
in piu sessioni, non tanto per scoprirne le
caratteristiche quanto per il tempo di permanenza del
componente nella nostra redazione. Andare in sala di
ascolto e trovare il sistema Indiana Line gia posizionato
e collegato ha costituito in almeno due casi
una fonte
insperata di riposo dall’attivita faticosa e pesante delle
misure. Mettere su un CD e concedersi un periodo mediamente
lungo di tempo per ascoltare un po’ di musica
rappresenta alla fine il motivo stesso per cui i diffusori
sono costruiti. L’inizio con la
solita teutonica voce
femminile non mi incuriosisce particolarmente, ed annoto
soltanto la mancanza di qualunque tipo di asperita
sulle
consonanti soffiate e su quelle piu dure che la lingua
tedesca riesce ad esprimere. L’idea comunque che
mi si forma nella mente e quella di un diffusore ben bilanciato
timbricamente anche se limitato sulle basse frequenze.
Ma l’ascolto di una sola
voce maschile descrive
un campo troppo limitato per poter emettere un giudizio
credibile. Passo allora a Mina ed alla sua voce piena
di inflessioni facili da notare. Magari il dettaglio
non e
spinto ai massimi livelli, ma l’ascolto e credibile e bilanciato,
con una scena ampia, non stabilissima
ma ampia.Nelle prime prese di confidenza con questo diffusore
ho avuto
il sentore che ci fosse da aspettare qualche
tempo per la massimizzazione delle performance e che
fosse opportuna
una maggiore cura nel posizionamento.
Uno degli errori che molti audiofili fanno, seguiti a
volte da qualche professionista, e quello di credere che
le frequenze profonde possano in qualche modo trarre
vantaggio
dal posizionare le casse nelle vicinanze della
parete posteriore o delle pareti laterali. Si tratta di una
tecnica che comunque produce un innalzamento del livello
apparente su una discreta porzione di frequenze,
che risultano, per cosi dire, ingigantite. In molti casi cio
significa snaturare la timbrica e supplire con la quantita
alla qualita, peggiorando notevolmente
lo smorzamentodel sistema. Allo stesso modo devo essermi comportato
anch’io quando ho sistemato i diffusori vicini, troppo
vicini alla parete posteriore, col risultato di un basso
certamente piu corposo, ma che tende a diventare gonfio,
con la chitarra-basso che
sembra confondersi col
pedale della grancassa, non tanto in estensione quanto
in articolazione. Tiro avanti i due supporti con le Diva
255 ancora sopra e
mi porto a circa ottanta centimetri
dalla parete di fondo, senza variare la distanza tra i due
piccoli cabinet ed aprendoli leggermente, in modo da
“illuminare” tutto il divano su cui sono seduto.
Cosa ottengo?Ma e semplice: molto meno bassi, ma un bilanciamento
timbrico piu sensato ed uno smorzamento
drasticamente migliorato, con la voce maschile piu
profonda che
non sembra piu alterata. Si, magari chi si
accosta ad un diffusore come questo sa che per sentire
le basse profonde deve procurarsele in maniera alternativa,
magari con uno o, meglio, due subwoofer amplificati
in modo autonomo, avendo cura di limitare la risposta
delle due Indiana a bassa frequenza. Ora, col
diffusore che e diventato piu magro ma piu pulito, mi
do da fare con le voci maschili e con il coro misto, annotando
una buona neutralita del componente ed una
scena piu salda e credibile. Probabilmente la ritrovata
linearita della gamma mediobassa riesce a correggere
la timbrica fin oltre la gamma media, se e vero che a me
sembra che sia stata bilanciata anche quella delle voci
femminili e parte degli strumenti che interessano la
gamma media. Musica jazz allora, con i fiati riproposti in
maniera discreta, senza che ci siano porzioni di frequenze
privilegiate ed altre no e senza che l’ascolto risulti faticoso
sulle improvvisazioni e sui virtuosismi degli esecutori.
Insomma, un bell’ascoltare senza concentrarsi
eccessivamente sullo strumento che riproduce la musica.
Le chitarre acustiche e gli strumenti a fiato sono riproposti
con una
discreta articolazione e sono disposti
correttamente sullo stage virtuale, con una dimensione
della profondita notevole, ed in qualche caso appena
esagerata. Ne guadagna la musica classica che sembra
estendersi
oltre la parete di fondo e dotata di uno stage
largo e chiaro. Aumentando il livello del segnale il
diffusore mantiene fin che puo senza perdere eccessivamente
in bilanciamento timbrico, ma ovviamente il diametro
del midwoofer e la sua escursione devono fare i
conti con limiti costruttivi oltre i quali sarebbe pretenzioso
andare.
G.P. Matarazzo
http://www.coralelectronic.com/pdf_press/220.pdfL’ascolto delle Indiana Line è stato preceduto da una discreta sessione di
rodaggio che ha consentito da un lato una ricerca calma della migliore
posizione nel nostro ambiente e dall’altro una riduzione contenuta ma udibile
della
gommosità in gamma mediobassa. Le sospensioni in gomma
come quelle utilizzate su questo diffusore hanno bisogno, ovviamente secondo
le mie convinzioni,
di questo periodo di riscaldamento, che deve
durare qualche ora, ben lontano dalle esagerazioni che si vedono scritte
su alcuni manuali e che servono, secondo me, a donare un ingiustificato
alone di esoteria al prodotto. Le due Indiane sono state posizionate a circa
un metro dalla parete di fondo e ad una distanza sensibilmente inferiore
da quelle laterali. Un leggero affinamento della scena centrale in gamma
media e viceversa un rinforzo udibile
e minaccioso in quella mediobassa
mi hanno suggerito comunque di allontanare le due Tesi dalla parete
laterale fino ad almeno un metro e trenta. Poca rotazione verso il punto
di ascolto seguita da un paio di tentativi subito rientrati di ulteriori rotazioni
nel tentativo di massimizzare la prestazione
hanno inchiodato gli esecutori
al loro posto. Come costante per tutto il tempo di acclimatamento, ho notato
una gamma bassa notevole e possente, con una tenuta invero in linea
con le
aspettative. Il progetto di questi altoparlanti a me sembra molto ben
riuscito ed una delle caratteristiche principali è costituita proprio dalla tenuta
in potenza che consente livelli elevati senza apparente fatica delle
membrane. Eliminata nel tempo
una vena di raucedine sulle voci maschili,
mi sono ritrovato a commentare il coro misto in una differenziazione netta
sia della timbrica che del
contorno dei due sessi. Ad una voce maschile
possente e delineata, anche se appena avanzata, fa da riscontro la componente
femminile piena, ben aperta e chiara. La differenza spaziale tra
le due componenti del coro misto sembra aggiungere spazio alla scena,
con un corretto senso della profondità ed una buona resa dei piani sonori.
Le percussioni sono riprodotte con una certa grinta e la legatura tra basso
e mediobasso appare discreta,
a patto di non esagerare con il livello. In
perfetto accordo
con la teoria, ad una corretta dinamica della gamma
bassa profonda corrisponde una prestazione meno coriacea in gamma
mediobassa. Niente di critico e nulla di negativo, solo una leggera perdita
di chiarezza a livelli elevati, che fa sembrare il mediobasso meno
performante ed appena
slegato dalla gamma profonda. La gamma media
delle voci, bella chiara e non affatto chiusa su se stessa, ha una resa
simile anche sugli strumenti a fiato, con un sassofono accattivante e preciso
nei fronti di attacco. Sulle altissime ammetto di aver apportato una correzione
alla posizione dei diffusori, che sono stati ruotati maggiormente
verso il punto di ascolto. La rotazione più contenuta sembrava penalizzare
appena i piatti della batteria che sul transiente iniziale sembravano fuoriuscire
dal diffusore. La fortuna è stata quella di notare che
venivano fuorida tutto il baffle frontale e non solo dal tweeter. Prima cinque e poi altri
cinque gradi di rotazione hanno risolto definitivamente il problema senza
nulla cedere al restringimento della scena tra i due diffusori. Il dualismo tra
larghezza e profondità della scena a seconda del puntamento conduce in
genere a ruotare i diffusori da perfettamente paralleli (scena molto larga e
poco profonda) fino ad avere la loro intersezione virtuale appena avanti
alla posizione di ascolto, in buon accordo con quanto indicato da
Mario
Murace Telamonio qualcosa come venti e passa anni fa. A questa posizione corrisponde
una scena molto profonda ma raramente larga a meno di non
prendere precauzioni specifiche come ha fatto il progettista della Chario.
Tra queste due rotazioni estreme
c’è tutta una serie di aggiustamenti possibili
per ottenere una scena credibile, posizioni che non costituiscono affatto
una regola certa per tutti i diffusori e tutti gli ambienti. Comunque sia dopo
due tentativi posso annotare che le altissime non vengono fuori dai diffusori,
con i due cabinet che tendono a sparire letteralmente dal palcoscenico
sonoro di fronte a me. Personalmente considero questa capacità un
grosso merito del progettista ed anche in parte delle correzioni e della cura
apportate
all’ambiente di ascolto. All’aumentare deciso del livello del
segnale i fiati iniziano a diventare leggermente
più duri da ascoltare, con
la gamma altissima che non perde tanto nella timbrica quanto
nell’articolazione.La scena si riduce di poco, pur con un certo margine ancora a disposizione
per le frequenze basse. Riportando i livelli a quelli necessari a
sonorizzare più che decentemente la nostra sala di ascolto pur avendo un
margine delle elettroniche di gran lunga superiore a quello che serve posso
ammettere di rientrare in un ascolto corretto e ben equilibrato. Un altro
punto a favore di questo marchio è costituito, appunto, dall’equilibrio tra
timbrica e prestazioni globali ottenute in ambiente, un equilibrio lontano le
classiche mille miglia dalla pura e semplice risposta drittissima
in camera
anecoica. Ovviamente.
G.P. Matarazzo