spetta che ti leggo la divina commedia rosa con i significati a timbro sonoro muto:
frrruuush...frrrrr...ashrrr...frrrraaasch....cippitelli....prrrr....
ti metto cippitelli mauro in foto acciocchè tu possa capire fin dove può spingersi il disagio...
Concordo.
Per prova (in cieco, e con livello di confidenza maggiore del 95%) ho ristretto l'area della banda del rumore rosa, quindi filtrandola (con un passabanda) tra 2khz--4khz.
In questo modo sono riuscito a sentire una variazione in ampiezza pari allo 0.1db.
Questo significa che in commutazione veloce l'udito riesce a discriminare anche differenze sui segnali parecchio risibili.
Ho ripetuto l'esperimento facendo trascorrere 4 secondi tra una commutazione e l'altra, in questo caso non sono riuscito a fissare un risultato certo, si andava a casaccio senza un appiglio che potesse fornire precise indicazioni come invece nel caso della commutazione diretta.
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saluti, Tom
Re: Concretezza del suono
Aristotele ha incarnato l'autorevolezza.l' Ei dixit contro cui i fautori della nuova scienza si sono scagliati..
Il successo della nuova scienza sembrerebbe aver esiliato dunque il principio di autorevolezza.
Ma è' proprio vero ciò?
Il nostro consenso alla scienza di oggi si esplica indirettamente,valutando ad esempio i risultati della tecnologia ad essa collegata.Di fatto siamo diventati consumatori della scienza.
iano
messaggio Re: Concretezza del suono
Aristotele ha incarnato l'autorevolezza.
l' Ei dixit contro cui i fautori della nuova scienza si sono scagliati..
Il successo della nuova scienza sembrerebbe aver esiliato dunque il principio di autorevolezza.
Ma è' proprio vero ciò?
In effetti mi pare questo principio stia ancora al centro della scienza,trasferendosi dal singolo autorevole Aristotele ad una comunità di scienziati,alla cui autorevolezza,appunto,tutti noi facciamo riferimento.
Se,è vero che la scienza ammette verifiche da parte di tutti questa per i più rimane solo una potenzialità,per cui il ricorso al l'autorevolezza di un individuo o una comunità di addetti ai lavori, rimane centrale .
Uscendo quindi dalle potenzialità,e restando ai fatti,scienza è ciò che la comunità di scienziati dicono essere scienza, e quello che dicono cambia nel tempo,nello stesso modo in cui cambia nel tempo il sentire comune ,la morale etc...
Si pone dunque un problema di concretezza anche per la scienza?
In fondo l'autorevolezza di Aristotele era basata sul fatto che la sua scienza coincideva col sentire comune.
Una scienza a cui tutti,almeno in parte,potevano quindi accedere e a cui potevano dare il loro eventuale assenso,sentendosene partecipi .Di fatto quindi chiunque si sentiva in diritto,sentendo di avere gli strumenti per farlo,di essere critico verso Aristotele.
L'autorevolezza di Aristotele veniva quindi spinta da un consenso critico è libero,ciò che oggi non è più possibile attuare.
Questa non mi pare venga percepita come una grossa perdita,ma in effetti lo è.
Qualcosa si guadagna è qualcosa si perde sempre.
Il nostro consenso alla scienza di oggi si esplica indirettamente,valutando ad esempio i risultati della tecnologia ad essa collegata.Di fatto siamo diventati consumatori della scienza.
Oggi ,col senno di poi,appare evidente che ci sia un filo rosso che connota l'evoluzione della scienza,ed è la necessità della specializzazione.Necessaria in quanto non desiderabile in se,e che preclude a chiunque di acquisire una autorevolezza a 360 gradi al modo di Aristotele.
Nessuno è più riuscito in tal senso a replicare le performance di Aristotele, per forza di cose.
Ma perfino ai suoi tempi,chi volesse occuparsi di ogni cosa,non poteva parimenti primeggiare in tutto.
Così a voler vedere gli errori di Aristotele ,che di tutto,ma proprio di tutto si è occupato,lasciando cene testimonianza abbondante,si vince facile.
Se mi posso permettere una domanda.
Aristo',ma chi t'ha fatto fa'
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