è una storia tesa circonvoluta
qui serve solo dire:
ma cosa cazzo misuri se poi ascolti in un modo di assetto sconvolto?
tu ascolta, trovi il bilanciamento, lo stage e il
dopo metti il microfono e mi fai vedere cosa arriva in asse ad un metro per ciascuna recchia
allora si che potrei anche capire!...anche se SEMBRA che abbia capito già....
ihttp://www.indianaline.it/press.php
http://www.coralelectronic.com/pdf_press/244.pdf
L’ascolto
L a sessione di ascolto di questo diffusore e stata articolata
in piu sessioni, non tanto per scoprirne le
caratteristiche quanto per il tempo di permanenza del
componente nella nostra redazione.
Andare in sala di ascolto e trovare il sistema Indiana Line gia posizionato
e collegato ha costituito in almeno due casi una fonte
insperata di riposo dall’attivita faticosa e pesante delle
misure.
Mettere su un CD e concedersi un periodo mediamente
lungo di tempo per ascoltare un po’ di musica
rappresenta alla fine il motivo stesso per cui i diffusori
sono costruiti.
L’inizio con la solita teutonica voce
femminile non mi incuriosisce particolarmente, ed annoto
soltanto la mancanza di qualunque tipo di asperita
sulle consonanti soffiate e su quelle piu dure che la lingua
tedesca riesce ad esprimere.
( è la lingua più adatta al canto...tanto per dire...)
L’idea comunque che mi si forma nella mente ( aiaaaaaah !)
e quella di un diffusore ben bilanciato
timbricamente anche se limitato sulle basse frequenze.
Ma l’ascolto di una sola voce maschile descrive
un campo troppo limitato per poter emettere un giudizio
credibile.
Passo allora a Mina ed alla sua voce piena
di inflessioni facili da notare.
Magari il dettaglio non e spinto ai massimi livelli, ma l’ascolto e credibile e bilanciato,
con una scena ampia, non stabilissima ma ampia.
Nelle prime prese di confidenza con questo diffusore
ho avuto il sentore che ci fosse da aspettare qualche
tempo per la massimizzazione delle performance e che
fosse opportuna una maggiore cura nel posizionamento.
Uno degli errori che molti audiofili fanno, seguiti a
volte da qualche professionista, e quello di credere che
le frequenze profonde possano in qualche modo trarre
vantaggio dal posizionare le casse nelle vicinanze della
parete posteriore o delle pareti laterali.
Si tratta di una tecnica che comunque produce un innalzamento del livello
apparente su una discreta porzione di frequenze,
che risultano, per cosi dire, ingigantite.
In molti casi cio significa snaturare la timbrica ( oih oiuh!) e supplire con la quantita ( anche due pizzette alla marinara)
alla qualita, peggiorando notevolmente lo smorzamento
del sistema.
Allo stesso modo devo essermi comportato
anch’io quando ho sistemato i diffusori vicini, troppo
vicini alla parete posteriore, col risultato di un basso
certamente piu corposo, ma che tende a diventare gonfio,
con la chitarra-basso che sembra confondersi col
pedale della grancassa, non tanto in estensione quanto
in articolazione.
Tiro avanti i due supporti con le Diva
255 ancora sopra e mi porto a circa ottanta centimetri
dalla parete di fondo, senza variare la distanza tra i due
piccoli cabinet ed aprendoli leggermente, in modo da
“illuminare” tutto il divano su cui sono seduto.
Cosa ottengo?
Ma e semplice: molto meno bassi, ma un bilanciamento
timbrico piu sensato ed uno smorzamento
drasticamente migliorato, con la voce maschile piu
profonda che non sembra piu alterata.
Si, magari chi si accosta ad un diffusore come questo sa che per sentire
le basse profonde deve procurarsele in maniera alternativa,
magari con uno o, meglio, due subwoofer amplificati
in modo autonomo, avendo cura di limitare la risposta
delle due Indiana a bassa frequenza.
Ora, col diffusore che e diventato piu magro ma piu pulito, mi
do da fare con le voci maschili e con il coro misto, annotando
una buona neutralita del componente ed una
scena piu salda e credibile.
Probabilmente la ritrovata linearita della gamma mediobassa riesce a correggere
la timbrica fin oltre la gamma media, se e vero che a me
sembra che sia stata bilanciata anche quella delle voci
femminili e parte degli strumenti che interessano la
gamma media.
Musica jazz allora, con i fiati riproposti in
maniera discreta, senza che ci siano porzioni di frequenze
privilegiate ed altre no e senza che l’ascolto risulti faticoso
sulle improvvisazioni e sui virtuosismi degli esecutori.
Insomma, un bell’ascoltare senza concentrarsi
eccessivamente sullo strumento che riproduce la musica.
Le chitarre acustiche e gli strumenti a fiato sono riproposti
con una discreta articolazione e sono disposti
correttamente sullo stage virtuale, con una dimensione
della profondita notevole, ed in qualche caso appena
esagerata.
Ne guadagna la musica classica che sembra
estendersi oltre la parete di fondo e dotata di uno stage
largo e chiaro.
Aumentando il livello del segnale il
diffusore mantiene fin che puo senza perdere eccessivamente
in bilanciamento timbrico, ma ovviamente il diametro
del midwoofer e la sua escursione devono fare i
conti con limiti costruttivi oltre i quali sarebbe pretenzioso
andare.
G.P. Matarazzo