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scrittura e suono

Messaggio da leggereda baby rattle » 26 gen 2009, 18:24

Cosa è la scrittura musicale?

La musica ( scrittura) è ancella del suono musicale o il suono musicale è servo della scrittura?

Tertium datur, e se fosse una unità inscindibile senza che il mondo odierno compiutamente colga fino in fondo questa inscindibilità?

In entrambe le parti interviene l'interpretazione, la rappresentazione, la scelta, ci son segnali che c'è qualcosa che non va nel considerarli pressochè separati, quasi autonomi.
.

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vede signor norico nordata, il problema è questo: se io le fornisco le spiegazioni, Lei le capisce?
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda Aigor » 27 gen 2009, 22:34

baby rattle ha scritto:Cosa è la scrittura musicale?

La musica ( scrittura) è ancella del suono musicale o il suono musicale è servo della scrittura?

Tertium datur, e se fosse una unità inscindibile senza che il mondo odierno compiutamente colga fino in fondo questa inscindibilità?

In entrambe le parti interviene l'interpretazione, la rappresentazione, la scelta, ci son segnali che c'è qualcosa che non va nel considerarli pressochè separati, quasi autonomi.

Credo di non aver compreso bene il concetto che hai esposto; Infatti, ragionando da musicista, mi verrebbe banalmente da dire che la scrittura è "nulla" senza il suono.

Si badi bene che, con questo, non intendo assolutamente sminuire l'indubbio valore del lavoro del compositore, intendo piuttosto dire che il suono non ha necessariamente bisogno dell'esistenza della scrittura musicale (si prenda ad esempio una qualsiasi musica improvvisata), mentre la scrittura ha bisogno del suono, cioè essa stessa vive nel momento in cui diventa suono e, muore nel momento stesso in cui termina.

Aggiungerei che la scrittura nel momento in cui diventa suono, non ne è che una delle infinite interpretazioni, poichè la scrittura non è per sua natura sufficiente ad indicare il suono esattamente come lo aveva pensato il compositore, è piuttosto, una indicazione, quanto più precisa possibile, ma mai esaustiva.

Ci sarebbero poi da citare mille esempi di compositori che scoprono angolazioni sconosciute della propria musica grazie a interpretazioni diverse della stessa, seppure coerenti...ecc.ecc.ecc.
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda baby rattle » 28 gen 2009, 8:59

Credo di non aver compreso bene il concetto che hai esposto; Infatti, ragionando da musicista, mi verrebbe banalmente da dire che la scrittura è "nulla" senza il suono.


Infatti, la musica ascoltata alla radio non è musica, manca del suono musicale in tutto il suo splendore, armonia e quanto altro.
Certa cultura e prassi odierna sta trasformando in radio anche i concerti dal vivo, togliere il suono alla musica è molto, molto facile!


Si badi bene che, con questo, non intendo assolutamente sminuire l'indubbio valore del lavoro del compositore, intendo piuttosto dire che il suono non ha necessariamente bisogno dell'esistenza della scrittura musicale (si prenda ad esempio una qualsiasi musica improvvisata), mentre la scrittura ha bisogno del suono, cioè essa stessa vive nel momento in cui diventa suono e, muore nel momento stesso in cui termina.


concordo.

Aggiungerei che la scrittura nel momento in cui diventa suono, non ne è che una delle infinite interpretazioni, poichè la scrittura non è per sua natura sufficiente ad indicare il suono esattamente come lo aveva pensato il compositore, è piuttosto, una indicazione, quanto più precisa possibile, ma mai esaustiva.


Concordo, suonare è un passaggio delicatissimo e decisivo sia per il suono musicale che per la scrittura i cui significati dipendono interamente dal suono inteso non solo come alcunchè emesso dallo strumento ma come quello che arriva agli orecchi che è tutt'altra cosa.

Ci sarebbero poi da citare mille esempi di compositori che scoprono angolazioni sconosciute della propria musica grazie a interpretazioni diverse della stessa, seppure coerenti...ecc.ecc.ecc.


La scrittura può dar luogo a molti esiti musicali ma il crinale è stretto, molto stretto, a lama di coltello.
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda sponsor » 28 gen 2009, 11:48

Provo ad allargare il ragionamento. In tutte le arti si trovano ben distinti due momenti: il momento creativo vero e proprio e il momento della fruizione. Solo la musica fà eccezione: nella musica il momento creativo è diviso in due, c'è il momento della scrittura e il momento dell'inverazione (si potrà dire?) della scrittura nel tempo, che poi è il suono; viceversa il momento della fruizione di fatto non ha un'esistenza indipendente ma è incorporato nella seconda fase creativa. Questo nella musica dal vivo, ma i nostri sistemi hanno l'ambizione di introdurre una seconda possibilità, la ri-esistenza nell' "adesso" di un'inverazione della scrittura avvenuto in un altro tempo, cosa stregonesca solo a pensarci.
Comunque in quest'ottica scrittura e sua inverazione, ovvero suono, appartengono sempre alla medesima fase creativa e non sono scindibili.
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda Aigor » 28 gen 2009, 13:17

sponsor ha scritto:Provo ad allargare il ragionamento. In tutte le arti si trovano ben distinti due momenti: il momento creativo vero e proprio e il momento della fruizione. Solo la musica fà eccezione: nella musica il momento creativo è diviso in due, c'è il momento della scrittura e il momento dell'inverazione (si potrà dire?) della scrittura nel tempo, che poi è il suono; viceversa il momento della fruizione di fatto non ha un'esistenza indipendente ma è incorporato nella seconda fase creativa. Questo nella musica dal vivo, ma i nostri sistemi hanno l'ambizione di introdurre una seconda possibilità, la ri-esistenza nell' "adesso" di un'inverazione della scrittura avvenuto in un altro tempo, cosa stregonesca solo a pensarci.
Comunque in quest'ottica scrittura e sua inverazione, ovvero suono, appartengono sempre alla medesima fase creativa e non sono scindibili.

La creazione artistica, diciamo, per semplicità, "non musicale", vive spesso (e anche qui semplifico ai fini della sintesi espositiva) di una fase che precede "il fare" l'oggetto d'arte, ed è la fase progettuale, cioè si va ad esplicare il progetto dell'opera che si dovrà realizzare; I motivi sono di varia natura, tra questi anche, e forse principalmente, quello di individuare la fattibilità pratica dell'opera stessa. Se vogliamo, ogni creazione dell'uomo può essere agevolata dalla creazione preventiva di un progetto.
La scrittura musicale, perciò, potrebbe essere assimilata (sottolineo assimilata) alla fase progettuale dell'opera, che però, ai fini della fruizione, a differenza delle altre arti (in genere), sarà ogni volta "ricreata".
La musica (nella sua definizione classica) ha sempre bisogno di un intermediario (un interprete) tra il progetto (l'opera scritta) e l'esposizione dell'opera (esecuzione musicale).
Il discorso per avere una qualche completezza dovrebbe essere molto più articolato, ma, probabilmente andrei fuori tema.
Ci tenevo invece a sottolineare che, di fatto, la ri-produzione può essere assimilata all'opportunità, unica, di poter partecipare a quell'atto creativo, rimasto, così fissato nel tempo (non potrà mai essere quell'esatto atto creativo, un atto creativo, diciamo, usando un termine televisivo, "in differita").
In tal modo la musica può riprendersi la fase di fruizione dell'opera che appartiene alle altre arti, replicata all'infinito, perciò sempre uguale, sempre la stessa.
Concordo perciò che, da questo punto di vista, nella riproduzione musicale, scrittura e suono, sono perciò inscindibili.
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda baby rattle » 28 gen 2009, 13:38

sponsor ha scritto:Provo ad allargare il ragionamento. In tutte le arti si trovano ben distinti due momenti: il momento creativo vero e proprio e il momento della fruizione. Solo la musica fà eccezione: nella musica il momento creativo è diviso in due, c'è il momento della scrittura e il momento dell'inverazione (si potrà dire?) della scrittura nel tempo, che poi è il suono; viceversa il momento della fruizione di fatto non ha un'esistenza indipendente ma è incorporato nella seconda fase creativa. Questo nella musica dal vivo, ma i nostri sistemi hanno l'ambizione di introdurre una seconda possibilità, la ri-esistenza nell' "adesso" di un'inverazione della scrittura avvenuto in un altro tempo, cosa stregonesca solo a pensarci.
Comunque in quest'ottica scrittura e sua inverazione, ovvero suono, appartengono sempre alla medesima fase creativa e non sono scindibili.



Metti in campo concetti e termini micidiali.

Il tremendo della riproduzione dei suoni musicali è che si ha a che fare, si vuole, la COSA VERA, senza approssimazioni e senza sconti.

Non altrettanto accade per esempio con la fotografia di cui si accetta la fissità, una inconguenza infinita e BESTIALE ed il filmato di cui si accetta la multiripresa in multitempi ed il suo significato creativo di collage atemporale.

Naturalmente per entrambi si accetta l'effetto scala.

Con il suono musicale nulla è accettabile, occorre ricreare l'assurda bellezza del suono, come se fosse vero, ed il bello è che si riesce a farlo più bello del bello per motivi che qui non verranno sviluppati ma di cui i principali sono l'iper realtà e gli addensamenti nello spazio molto più forti che dal vivo.
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda baby rattle » 28 gen 2009, 14:16

La creazione artistica, diciamo, per semplicità, "non musicale", vive spesso (e anche qui semplifico ai fini della sintesi espositiva) di una fase che precede "il fare" l'oggetto d'arte, ed è la fase progettuale, cioè si va ad esplicare il progetto dell'opera che si dovrà realizzare; I motivi sono di varia natura, tra questi anche, e forse principalmente, quello di individuare la fattibilità pratica dell'opera stessa. Se vogliamo, ogni creazione dell'uomo può essere agevolata dalla creazione preventiva di un progetto.

La scrittura musicale, perciò, potrebbe essere assimilata (sottolineo assimilata) alla fase progettuale dell'opera, che però, ai fini della fruizione, a differenza delle altre arti (in genere), sarà ogni volta "ricreata". La musica (nella sua definizione classica) ha sempre bisogno di un intermediario (un interprete) tra il progetto (l'opera scritta) e l'esposizione dell'opera (esecuzione musicale).



proviamo a fare il parallelo con la pittura; è come qualcuno avesse dato i codici per dipingere la gioconda ma la pittura spettasse ogni volta ad un pittore diverso.

Cosa accadrebbe , cosa dovrebbe accadere?

Il "copista" dovrebbe conoscere la pittura nel modo più profondo e totale, e questo accade con gli esecutori (sempre meno), l'esito del quadro viene sottopopsto a giudizio alla luce di cultura, sensibilità, filologia e quanto altro: alla fine l'INTERPRETRAZIONE la fa chi guarda il quadro emettendo giudizi di valore che servono da feedback, diretto o mediato dalla critica, all'artista esecutore.

Chi pensa che l'interprete è alcunchè di isolato dal suo tempo e dall'ascoltatore è ben fuori dal mondo, il problema è che la deriva dell'ascoltatore trascina nel baratro interprete e musica..

Ci tenevo invece a sottolineare che, di fatto, la ri-produzione può essere assimilata all'opportunità, unica, di poter partecipare a quell'atto creativo, rimasto, così fissato nel tempo (non potrà mai essere quell'esatto atto creativo, un atto creativo, diciamo, usando un termine televisivo, "in differita").
In tal modo la musica può riprendersi la fase di fruizione dell'opera che appartiene alle altre arti, replicata all'infinito, perciò sempre uguale, sempre la stessa.
Concordo perciò che, da questo punto di vista, nella riproduzione musicale, scrittura e suono, sono perciò inscindibili.


Nella riproduzione musicale a mio avviso si potrà fare qualche passo oltre rispetto alla esecuzione dal vivo, specialmente dal versante dell'estetica del suono misicale, determinata e condizionata dal suo svolgimento spazio-temporale, ma non anticipiamo i tempi di svolgimento del discorso.
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda baby rattle » 28 gen 2009, 15:05

Ad un certo punto del discorso si innesta il problema della ripetitività, della noia.

Un discorso pericolosissimo che porta nel baratro.

Come mai il quadro è sempre quello (ci hanno wahrol e duchamp a dargli una scossa) e la musica deve essere sempre diversa nella interpretazione?

Come mai un quadro che è di una fissità allucinante non consuma (oddio, hai voglia se lo consuma) l'effetto e la musica viene a noia.

C'è qualche misunderstanding culturale-emozionale in giro, un cortocircuito pericoloso, non sarebbe male prenderne conoscenza e correre ai ripari.

L aroproduzione dei suoni musicali potrebbe mettere una pezza alla crepa....non è poi così male conservare e risentire sempre lo stesso Oistrakh e tanti altri.
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda sponsor » 28 gen 2009, 15:29

Aigor ha scritto:La creazione artistica, diciamo, per semplicità, "non musicale", vive spesso (e anche qui semplifico ai fini della sintesi espositiva) di una fase che precede "il fare" l'oggetto d'arte, ed è la fase progettuale, cioè si va ad esplicare il progetto dell'opera che si dovrà realizzare; I motivi sono di varia natura, tra questi anche, e forse principalmente, quello di individuare la fattibilità pratica dell'opera stessa. Se vogliamo, ogni creazione dell'uomo può essere agevolata dalla creazione preventiva di un progetto.
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La musica (nella sua definizione classica) ha sempre bisogno di un intermediario (un interprete) tra il progetto (l'opera scritta) e l'esposizione dell'opera (esecuzione musicale).


L'introduzione del concetto di progetto mi ha fatto pensare all'architettura, che (almeno nella mia personalissima visione estetica) è l'arte che piu sento vicina alla musica. Ebbene anche lì esiste un progetto, che può essere più o meno dettagliato, cui corrisponde poi un'esecuzione, cui segue una fruizione. La differenza sostanziale è che in architettura l'esecuzione resta unica (a meno di voler riutilizzare il medesimo progetto per una seconda costruzione, cosa di introduzione relativamente recente e comunque utilizzata solo per costruzioni di fattura industriale quali ad es. i palazzi per uffici o i condomini) e la dimensione temporale non è coinvolta (l'opera sussiste nella sua simultaneità). Certo in tutte le arti la fruizione richiede tempo ma è tempo che ci prendiamo liberamente, non è tempo come parte costitutiva dell'opera stessa. La musica invece è immersa e insieme crea il tempo della sua esistenza, fuori dal suo tempo proprio non esiste. La musica E' il tempo della sua esistenza. che a sua volta è suono (suono musicale). Il tempo connette tutto: la musica come forma artistica, il suono musicale (che è insieme arte musicale in svolgimento e arte musicale fruita), la musica come riproduzione, ed infine la definizione di riproduzione del suono musicale come sequenza e quindi ancora come tempo. Con tutto quanto ne consegue sulla non alterabilità del tempo nel suo scorrimento ed insieme sulla irrimediabile alterazione percettiva del suono musicale qualora si agisca sui tempi di esistenza.
Qui si potrebbe dire qualcos'altro: per un qualche motivo che probabilmente conosce solo il padreterno, l'uomo vive nel tempo e lega la percezione del tempo agli eventi ondulatori recepiti dai suoi sensi, che sono luce e suono. Già Einstein nella relatività ha introdotto (senza dirlo apertamente, almeno in questi termini, oppure lo ha fatto d'istinto) un concetto innovativo: ovvero che l'osservatore è parte integrante del mondo fisico, e che a seconda del suo stato di quiete o di moto il tempo e lo spazio possono deformarsi perchè egli li osserva e li misura mediante onde elettromagnetiche (luce: la vista in ultima analisi). Ebbene, in realtà il suono fà esattamente la stessa cosa: è uno "strumento" di misura dello spazio e del tempo. Anzi, direi che è il principale strumento di questo tipo utilizzato dall'uomo: perlomeno il tempo è molto più "suono" che "luce".
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Re: scrittura e suono

Messaggio da leggereda Aigor » 28 gen 2009, 20:31

Quando si ascolta di una bella musica il tempo scorre velocemente, anzi, ci si perde immersi nel tempo e a volte si abbandona la percezione dello spazio fisico intorno, quando si ascolta un brutto impianto di riproduzione non si vede l'ora di scappare via, ogni secondo in più pesa come un macigno.
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