Se ne son viste ed udite delle belle ieri sera.
Un bellissimo e bellissimamente impostato teatro a latina, l'orchestra sinfonica Latina Philharmonia diretta dal maestro Francesco Belli, virtuoso di clarinetto in sovrappiù, musiche di Rossini, Il signor Bruschino, Suite per clarinetto e archi di B. Corona, compositrice argentina con brano dedicato appunto al maestro belli, quinta di Schubert.
Signori...da leccarsi i baffi....una esecuzione strepitosa!
Una orchestra in corpo unico, alla Richter per capirsi, senza slabbrature ed incertezze senza che mai si affacciasse il timore che fossero al di sopra delle proprie forze e capacità.
Che avvalora la tesi che tutto il clamore del divismo non ha patria ne senso tra gli esecutori di musica classica dove ci fosse un poco di professionalità e poco ambulantesimo!
Magnifico!
Veniamo invece al suono.
Una sensazione strana di incapacità dell'orchestra, una trentina di elementi, di salire di livello sonoro in un teatro di media grandezza, io ero posizionato ad una decina di metri e circa al centro.
Ho spiegato la cosa attribuendo un eccessivo assorbimento delle frequenze alte alla quinta in velluto che copriva il fondo del teatro fatta di pesantissimo velluto e delle dimensioni di una quindicina di metri per una altezza di 6....7 metri.
Il confronto con la riproduzione rischia di produrre sfracelli, in riprorduzione sul full moss si sente meglio!
nessuna localizzazione di provenienza dei suoni, neppure osservandoli singolarmente e con continuità, nessuna scatola vibrante e cavitosa degli strumenti a corda, uno spazio meno limpido e meno ampio che su certi dischi, un fronte sonoro unico cangiante nei colori musicali (pareggio) , dinamica espressiva degli archi al minimo se non insignificante, colore , forza e limpidezza assoluta quando suonavano il basso ed i violoncelli, suono leggerissimamente strappato e confuso negli alti degli archi, suono con variazione di colore musicale nel clarinetto ma assenza di dinamica di livello.
Il tenuissimo rumore dell'archetto che batte sul leggio nella musica di Rossini spiega quasi tutto, con l'aifai siamo andati oltre la realtà, l'intensità dei colori musicali riproducibile e la conseguente sensazione sonora è superiore alla realtà, o si ricalibra tutto o gli si danno nuove valenze espressive ed estetiche, il confronto ed il riferimento non si possono più fare, non possono più valere quando la copia supera la realtà!
Ulteriore considerazione è che esiste un problema di suono, di produrre un suono musicale al meglio possibile, anche nella realtà del concerto dal vivo; le considerazioni sopra riportate potrebbero ribaltarsi al prodursi di un suono altrettanto rigoglioso ed intenso come nel riprodotto.
Ci dobbiamo coordinare con gli amici di roma e dintorni e ripetere l'esperienza d'ascolto insieme ai prossimi concerti.