concerto

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concerto

Messaggio da leggereda baby rattle » 20 feb 2009, 16:58

Se ne son viste ed udite delle belle ieri sera.

Un bellissimo e bellissimamente impostato teatro a latina, l'orchestra sinfonica Latina Philharmonia diretta dal maestro Francesco Belli, virtuoso di clarinetto in sovrappiù, musiche di Rossini, Il signor Bruschino, Suite per clarinetto e archi di B. Corona, compositrice argentina con brano dedicato appunto al maestro belli, quinta di Schubert.

Signori...da leccarsi i baffi....una esecuzione strepitosa!

Una orchestra in corpo unico, alla Richter per capirsi, senza slabbrature ed incertezze senza che mai si affacciasse il timore che fossero al di sopra delle proprie forze e capacità.

Che avvalora la tesi che tutto il clamore del divismo non ha patria ne senso tra gli esecutori di musica classica dove ci fosse un poco di professionalità e poco ambulantesimo!

Magnifico!

Veniamo invece al suono.

Una sensazione strana di incapacità dell'orchestra, una trentina di elementi, di salire di livello sonoro in un teatro di media grandezza, io ero posizionato ad una decina di metri e circa al centro.

Ho spiegato la cosa attribuendo un eccessivo assorbimento delle frequenze alte alla quinta in velluto che copriva il fondo del teatro fatta di pesantissimo velluto e delle dimensioni di una quindicina di metri per una altezza di 6....7 metri.

Il confronto con la riproduzione rischia di produrre sfracelli, in riprorduzione sul full moss si sente meglio!

nessuna localizzazione di provenienza dei suoni, neppure osservandoli singolarmente e con continuità, nessuna scatola vibrante e cavitosa degli strumenti a corda, uno spazio meno limpido e meno ampio che su certi dischi, un fronte sonoro unico cangiante nei colori musicali (pareggio) , dinamica espressiva degli archi al minimo se non insignificante, colore , forza e limpidezza assoluta quando suonavano il basso ed i violoncelli, suono leggerissimamente strappato e confuso negli alti degli archi, suono con variazione di colore musicale nel clarinetto ma assenza di dinamica di livello.

Il tenuissimo rumore dell'archetto che batte sul leggio nella musica di Rossini spiega quasi tutto, con l'aifai siamo andati oltre la realtà, l'intensità dei colori musicali riproducibile e la conseguente sensazione sonora è superiore alla realtà, o si ricalibra tutto o gli si danno nuove valenze espressive ed estetiche, il confronto ed il riferimento non si possono più fare, non possono più valere quando la copia supera la realtà!

Ulteriore considerazione è che esiste un problema di suono, di produrre un suono musicale al meglio possibile, anche nella realtà del concerto dal vivo; le considerazioni sopra riportate potrebbero ribaltarsi al prodursi di un suono altrettanto rigoglioso ed intenso come nel riprodotto.

Ci dobbiamo coordinare con gli amici di roma e dintorni e ripetere l'esperienza d'ascolto insieme ai prossimi concerti.
.

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Re: concerto

Messaggio da leggereda sponsor » 20 feb 2009, 22:08

La verità è che l'estetica della musica dal vivo e quella della musica riprodotta obbediscono a due stilemi diversi. Cito sempre Glenn Gould, che ha scritto pagine illuminanti su questo argomento ("L'ala del turbine intelligente", Adelphi). E cito pure un classico ormai datato, "La galassia Gutemberg" di Marshall McLuhan. Che, breve OT, è il protagonista di una spassosissima gag nel film di Woody Allen "Io ed Annie" quando lui, in coda alla cassa di un cinema insieme alla fidanzata, sente uno dietro che pontifica a voce alta prima su Fellini e poi proprio sul pensiero di McLuhan, e allora Woody và dietro un tabellone e prende per mano il vero Marshall McLuhan, lo porta davanti al tizio e gli dice: ecco, adesso te lo spiega lui che stai dicendo un sacco di fesserie. Ma andatelo a vedere perchè merita davvero:


http://www.youtube.com/watch?v=XCPwUmHRHtI


E poi se non lo conoscete guardatevi tutto il film, che lo merita davvero.
Tornando a noi, suono dal vivo e riproduzione sono due realtà a mio avviso irriducibili l'una all'altra, e trovo che il costante richiamo che pure qualcuno utilizza quasi come fosse un cavallo di battaglia al "suono dal vivo" per confrontare il risultato in riproduzione sia una delle tante assurde mitologie che asfissiano questo settore. Mi spinegerei quasi a dire che nella musica riprodotta non esiste un corrispondente "dal vivo".
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Re: concerto

Messaggio da leggereda baby rattle » 21 feb 2009, 8:43

sponsor ha scritto:La verità è che l'estetica della musica dal vivo e quella della musica riprodotta obbediscono a due stilemi diversi. Cito sempre Glenn Gould, che ha scritto pagine illuminanti su questo argomento ("L'ala del turbine intelligente", Adelphi). E cito pure un classico ormai datato, "La galassia Gutemberg" di Marshall McLuhan. Che, breve OT, è il protagonista di una spassosissima gag nel film di Woody Allen "Io ed Annie" quando lui, in coda alla cassa di un cinema insieme alla fidanzata, sente uno dietro che pontifica a voce alta prima su Fellini e poi proprio sul pensiero di McLuhan, e allora Woody và dietro un tabellone e prende per mano il vero Marshall McLuhan, lo porta davanti al tizio e gli dice: ecco, adesso te lo spiega lui che stai dicendo un sacco di fesserie. Ma andatelo a vedere perchè merita davvero:


http://www.youtube.com/watch?v=XCPwUmHRHtI


E poi se non lo conoscete guardatevi tutto il film, che lo merita davvero.
Tornando a noi, suono dal vivo e riproduzione sono due realtà a mio avviso irriducibili l'una all'altra, e trovo che il costante richiamo che pure qualcuno utilizza quasi come fosse un cavallo di battaglia al "suono dal vivo" per confrontare il risultato in riproduzione sia una delle tante assurde mitologie che asfissiano questo settore. Mi spinegerei quasi a dire che nella musica riprodotta non esiste un corrispondente "dal vivo".




La questione è complessa e come sai secondo me è da costruire una nuova estetica del suono riprodotto a partire da un nuovo modo di riprendere i suoni musicali, un modo che ci avvicini di più alla realtà, non sembri paradossale.

E' la mia ambizione per il futuro, il mio ulteriore traguardo ma sfortunatamente passa per impegni gravosissimi in termini di spazi, attrezzature, tempo e corrispondenza d'amorosi sensi con gli esecutori.

Certo che quel teatro fa venire l'acquolina in bocca ma ci vorrebbe un grosso impegno per definirne il comportamento alla ripresa del suono.

Resta il problema di ottenere un suono musicale dal vivo che renda giustizia alla scrittura, agli strumenti ed agli esecutori; una ulteriore riflessione che facevo a proposito del concerto è la mancanza della sensazione della "spazzolata" nel suono degli archi, quella distinzione della distanza che trova un analogo nell'immagine del campo di grano percosso dal vento.
Evidentemente il forte assorbimento posteriore impediva questa risoluzione spazio-temporale.
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