baby rattle ha scritto:...
Il fatto è che prima di definire il miglior ambiente di riproduzione dovremmo aver definito il miglior modo di portare a casa la SEQUENZA e questo manca completamente, soprattutto nel rispetto dei volumi relativi;
per sapere quale sarà il miglior modo occorre chiedersi come funziona il cervello nel determinare i volumi relativi e nel fare il rapporto intensità/distanza, sia dal vero che in riproduzione.
Le cose facili, e sbagliate, le hanno già fatte gli altri, è anche vero che il compito che ci diamo è superiore alle forze a prescindere dalle capacità individuali, ci vorrebbero sperimentazioni scientifiche sui SUONI MUSICALI, sperimentazioni di cui non esiste NULLA!
Il compito è forse impossibile da svolgere ma a noi di questo forum interessa solo discuterne.
Ci sono però alcuni punti fermi.
La disposizione e il numero degli strumenti nell'orchestra sinfonica (che per completezza di suono musicale emesso è il paradigma da considerare) non è certamente casuale, ma realizzata in modo che, in quel determinato ambiente (diciamo il teatro o la sala da concerto ottocentesca), arrivi alle orecchie dello spettatore un suono musicale che sia percepito con il giusto "impasto sonoro". Ad esempio di triangolo ce n'è uno soltanto, ed è tra gli strumenti piu "lontani" di tutti. Questo certamente qualcosa significa. Di contro la sezione archi è corposissima ed è disposta nelle primissime file. Inoltre i livelli emessi dalla parte destra e da quella sinistra sono diversi in modo che però all'orecchio sembrino bilanciarsi.
Dopodiché viene ripresa quest'orchestra da (diciamo) una coppia di microfoni posti a una certa distanza, senza pubblico in sala, e si registra un disco. In riproduzione capita sovente che: il triangolo quando suona riempie tutto lo spazio sonoro; il lato dove è la maggior parte dei violini viene avvertito come suonare "più forte" dell'altro, dando luogo spesso a una sensazione di sbilanciamento tra i due canali in riproduzione che dal punto di vista del livello spesso non esiste proprio (a meno di dischi i cui canali sono mal bilanciati); e così via.
E' chiaro che quello che i microfoni riprendono non rispecchia affatto le operazioni che fa l'ascoltatore in sala; ed a sua volta quello che riproduciamo a partire da quello che i microfoni hanno ripreso non rimette il cervello dell'ascoltatore del fenomeno riprodotto nelle condizioni di fare le medesime operazioni che quello stesso cervello avrebbe fatto in sede di concerto.
La conseguenza è che bisogna, ai fini della ripresa, studiare una disposizione dell'orchestra completamente diversa e un posizionamento dei microfoni ad hoc.
Qui si potrebbe fare qualche ipotesi di lavoro (tutta da verificare).
Ad esempio, visto che per il microfono il mascheramento non esiste, cosa succede se si ipotizza una distanza degli strumenti rispetto al microfono maggiormente scalata in profondità, tale che il mascheramento operato dall'attenuazione degli strumenti per la maggiore distanza sia grossomodo "equivalente" a quello che farebbe un ascoltatore posizionato dove sono i microfoni con un'orchestra disposta secondo tradizione? Analogamente credo che occorra invece "comprimere" la dimensione orizzontale e avvicinare l'ala destra e sinistra dell'orchestra per creare un effetto di maggiore omogeneità centrale. Il punto chiave sarebbe effettivamente capire cosa esattamente fa l'ascoltatore dal vivo nell'elaborare la correlazione livello-distanza, sapendo che questa cosa varia a seconda dell'intervallo di frequenza prodotto dallo strumento.
Si potrebbero fare delle sperimentazioni al riguardo? Forse si, focalizzandosi sui livelli e sulle distanze soggettivamente percepite in sala da un gruppo di ascoltatori per le varie bande di frequenza, magari riprodotte da un altoparlante introducendo delle variazioni di livello controllate... o anche da uno o più strumenti la cui posizione reciproca venga variata durante l'esperimento.. esperimento che andrebbe fatto bendati. Trovata la "legge" si dispone l'orchestra in modo che sul "piano" di disposizione dei microfoni arrivino dei livelli pari a quelli soggettivamente percepiti da un ascoltatore posto nel medesimo piano e che ascoltasse un'orchestra disposta in senso tradizionale.