Uno spunto per riflessioni generali

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Re: Uno spunto per riflessioni generali

Messaggio da leggereda baby rattle » 6 nov 2010, 15:45

Alexander ha scritto:Nell'estrema sintesi del rigo gia' ventilava rischio d'incomprensione e l' occhiolino messo a tutela non e' bastato, a quanto vedo.
La distinzione, volevo rassicurare, e' acquisita e l' "antagonismo" dialettico e' semmai una mia insofferenza all'utilizzo da parte di Jung del concetto di "proiezione" per parlare del suono. Nell'ambito psicoanalitico il concetto funziona perche' l'esistenza psichica di qualcosa viene ad essere attribuita al reale, nonostante nel reale non abbia esistenza alcuna. Per quanto riguarda il suono essendo uno e trino...il concetto di proiezione a mio parere gli sta stretto.
Abbiamo visto in passato concetti piu' appropriati come quello di "costruzione del dato" di kantiana memoria fino a quello di appercezione (termine in disuso ma riesumabile alla bisogna) che potrebbe sostituire quello di percezione.
Gli occhioni sono li per la seconda parte in cui s'introduce un tema a latere, diciamo poco frequentato o per niente ma che voleva sollecitare riflessioni e non "reattivita'", soprattutto in questa sede.
Il tema dell'effetto delle vibrazioni sonore attraverso gli esperimenti di Charles Kellogg, gli scritti di Cyril Scott (L'influenza segreta della musica) fino alla descrizione dei meccanismi automatici della mente che sarebbero da descrivere indipendentemente dalle percezioni ( Krishnamurti e David Bohm) sono ambiti di ricerca ancora molto giovani.





L'occhiolino sembrava più ammiccamento, amici, ancora siamo quì a parlare di queste cose senza considerare la REALTA' esterna?

Ebbene, non c'è nessuna realtà esterna, tantomeno la realtà è legata allo stimolo esterno come dice bene dr Paolo, ed anzi c'è da mettersi daccordo, cosa secondo me impossibile, su cosa sia la realtà!

La realtà cade di schianto se gli togliamo gli attributi che si sottintendono universali ed eterni!

E saltano fuori i pazzi e soprattutto metodo e mezzi per dire chi è pazzo e chi no secondo una stereotipata e banale capacità di costruire la realtà riconosciuta in un certo tempo ed in un certo "ambiente".

La costruzione del MONDO da parte dell'essere umano inizia col delirio della divinità, affermazione che non comporta nessuna presa di posizione circa la sua esistenza ed attribuzioni, il delirio inizia con il farsi interprete e rappresentante erga omnes, e siamo a centinaia di migliaia di interpretazioni diverse, prosegue con la sua antropomorfizzazione, nella fattispecie il DIO dovrebbe farsi uomo ovvero limitarsi in banda per sentire la musica e limitarsi in intelletto per capirla, continua con l'attribuzione dei compiti e degli attributi e poteri agli ALTRI a cominciare dal mondo animale "sistemato" in un modo a dir poco rozzo se non volgare e finisce col misurare quello che non accade.

All'interno di questo occorrono postulati, teoremi, leggi di scienza fisica etc. etc. etc. tutti autoreggentesi, rampicantesi, appesi a qualche chiodino a cominciare dall'universale VERBO sovra umano rivelato che diventa regolatore di tutto altrimenti essere umano non può sovrastare altro essere umano.

Di questo passo dove si arriva?

A costruire realtà confliggenti ed incomunicanti con tutto quello che consegue di guerre, religioni, politica, economia, saldaturabilità e quanto altro.

La scienza, OVE ci fosse un processo condiviso di metodo e di verifica, potrebbe essere l'unico regolatore universale accettabile ma a quanto pare, non mi riferisco certo ai fatti dell'aifai, così ancora non è poichè c'è la possibilità di farne a meno cioè l'essere umano si concede questo EXTRA LUSSO di DELIRIO e c'è chi stabilisce cosa può fare e cosa no ed a quale scopo farlo.

Dall'arbitrio e dal sopra-volare non può che scaturire la sopraffazione, quella sopraffazione che crea il caporalato universale e che consente a poveri incapienti di sopravolare la scienza, il pensiero tutto, la storia, la politica, l'economia, i logaritmi fino alla realtà odierna, una TERRA che scoppia ed esseri umani alieni di cui 5 miliardi vivono come se fossero fatti per esser bruti e non per seguire virtute e conoscenza.
.

Raphaèl maì amècche zabì almi
vede signor norico nordata, il problema è questo: se io le fornisco le spiegazioni, Lei le capisce?
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Re: Uno spunto per riflessioni generali

Messaggio da leggereda baby rattle » 6 nov 2010, 15:53

Si parla di aifai ma rigettare financo qualche sempliciotta affermazione di scienza costituisce delitto verso il prossimo, CI SI CHIAMA FUORI dal consesso civileumano (tuttoattaccato) e viene meno il rispetto; rotta la convenzione del rispetto può e DEVE accadere di tutto, come visto altrove, e come ben prevedeva una formulazione etica antica come il mondo!


Nota Bene:
non si parla certo dell'amico alexander, tra i primi a seguire certe indicazioni ed a sperimentarle, si può bacchettare o meglio dire battibeccare ma i problemi nascono SOLO quando c'è la mala fede.
.

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Re: Uno spunto per riflessioni generali

Messaggio da leggereda sponsor » 7 nov 2010, 11:37

Alexander ha scritto:Nell'estrema sintesi del rigo gia' ventilava rischio d'incomprensione e l' occhiolino messo a tutela non e' bastato, a quanto vedo.
La distinzione, volevo rassicurare, e' acquisita e l' "antagonismo" dialettico e' semmai una mia insofferenza all'utilizzo da parte di Jung del concetto di "proiezione" per parlare del suono. Nell'ambito psicoanalitico il concetto funziona perche' l'esistenza psichica di qualcosa viene ad essere attribuita al reale, nonostante nel reale non abbia esistenza alcuna. Per quanto riguarda il suono essendo uno e trino...il concetto di proiezione a mio parere gli sta stretto.
Abbiamo visto in passato concetti piu' appropriati come quello di "costruzione del dato" di kantiana memoria fino a quello di appercezione (termine in disuso ma riesumabile alla bisogna) che potrebbe sostituire quello di percezione.
Gli occhioni sono li per la seconda parte in cui s'introduce un tema a latere, diciamo poco frequentato o per niente ma che voleva sollecitare riflessioni e non "reattivita'", soprattutto in questa sede.
Il tema dell'effetto delle vibrazioni sonore attraverso gli esperimenti di Charles Kellogg, gli scritti di Cyril Scott (L'influenza segreta della musica) fino alla descrizione dei meccanismi automatici della mente che sarebbero da descrivere indipendentemente dalle percezioni ( Krishnamurti e David Bohm) sono ambiti di ricerca ancora molto giovani.


grazie del chiarimento, posso comprendere l'insofferenza all'utilizzo del concetto di proiezione da parte di Jung: le parole sono importanti per quanto non credo sia il caso di rimanerne prigionieri, bensì di usarle come strumento di scambio (una volta chiarito e condiviso il contesto e il significato)
per quanto riguarda gli ulteriori temi che poni, potrebbe essere interessante uno sconfinamento nelle teorie di David Bohm, che troverebbero naturalmente posto nel thread che avevo aperto tempo fa:

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Re: Uno spunto per riflessioni generali

Messaggio da leggereda baby rattle » 7 nov 2010, 15:00

l'evento di ieri pur presentando solamente due strumenti clavicembalo e violino necessitava di ben 9 microfoni di cui sei telescopici.





la magnificazione in numero e modalità di ripresa crea una realtà sostitutiva molto pericolosa, è una DROGA che produce assuefazione ed alienazione, si perviene nella fattispecie al massacro della bellezza del suono musicale, si compie il delitto più grande che possa affliggere la musica, la si separa e la si rende aliena rispetto al suono musicale, si realizza il suono degli strumenti invece che strumenti che suonano finendo nell'arbitrio più assoluto ed inconcludente.

cinema e televisione traslano il tempo e i luoghi di accadimento a piacere, ad arbitrio per meglio dire, l'accadimento può essere ripetuto per un numero di volte illimitato, sono evenienze che creano assuefazione, distorsione "prospettica " convivere con una realtà più banale diventa impossibile, questi sistemi danno assuefazione.

L'essere umano nei tempi che viviamo è bombardato da una tale quantità di informazioni "interessate" alla sua reazione che non riesce a reggere l'impatto, l'essere umano non sembra avere la capacità di elaborare tali quantità ed il recepimento si sposta sempre più alla sola superficie fino all'alienazione rispetto all'informazione stessa che diventa impenetrabile.

Siamo in un regime di FOLLIA il cui prodoptto più evidente è la NON REAZIONE dell'individuo, di fronte a nulla e per qualsivoglia entità esterna, fatto salvo le sue inconoscibili, insindacabili paranoie personali dove invece al minimo stimolo corrisponde una reazione deflagrante.
.

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Re: Uno spunto per riflessioni generali

Messaggio da leggereda sontero » 7 nov 2010, 15:31

la magnificazione in numero e modalità di ripresa crea una realtà sostitutiva molto pericolosa, è una DROGA che produce assuefazione ed alienazione, si perviene nella fattispecie al massacro della bellezza del suono musicale, si compie il delitto più grande che possa affliggere la musica, la si separa e la si rende aliena rispetto al suono musicale, si realizza il suono degli strumenti invece che strumenti che suonano finendo nell'arbitrio più assoluto ed inconcludente.

cinema e televisione traslano il tempo e i luoghi di accadimento a piacere, ad arbitrio per meglio dire, l'accadimento può essere ripetuto per un numero di volte illimitato, sono evenienze che creano assuefazione, distorsione "prospettica " convivere con una realtà più banale diventa impossibile, questi sistemi danno assuefazione.

L'essere umano nei tempi che viviamo è bombardato da una tale quantità di informazioni "interessate" alla sua reazione che non riesce a reggere l'impatto, l'essere umano non sembra avere la capacità di elaborare tali quantità ed il recepimento si sposta sempre più alla sola superficie fino all'alienazione rispetto all'informazione stessa che diventa impenetrabile.

Siamo in un regime di FOLLIA il cui prodoptto più evidente è la NON REAZIONE dell'individuo, di fronte a nulla e per qualsivoglia entità esterna, fatto salvo le sue inconoscibili, insindacabili paranoie personali dove invece al minimo stimolo corrisponde una reazione deflagrante.

questa è un'analisi apparentemente psichiatrica ma è in realtà antropologica ; l'uomo si trasforma e si imbarbarisce . Questo è ciò che abbiamo davanti. E l'arte non sembra più in grado di salvarci . Anch'essa ha perso l'unicità e l'autenticità . Racconta frammenti e non più l'insieme : che ce ne facciamo?
Giovanni
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Re: Uno spunto per riflessioni generali

Messaggio da leggereda baby rattle » 15 nov 2010, 19:40

sontero ha scritto:
la magnificazione in numero e modalità di ripresa crea una realtà sostitutiva molto pericolosa, è una DROGA che produce assuefazione ed alienazione, si perviene nella fattispecie al massacro della bellezza del suono musicale, si compie il delitto più grande che possa affliggere la musica, la si separa e la si rende aliena rispetto al suono musicale, si realizza il suono degli strumenti invece che strumenti che suonano finendo nell'arbitrio più assoluto ed inconcludente.

cinema e televisione traslano il tempo e i luoghi di accadimento a piacere, ad arbitrio per meglio dire, l'accadimento può essere ripetuto per un numero di volte illimitato, sono evenienze che creano assuefazione, distorsione "prospettica " convivere con una realtà più banale diventa impossibile, questi sistemi danno assuefazione.

L'essere umano nei tempi che viviamo è bombardato da una tale quantità di informazioni "interessate" alla sua reazione che non riesce a reggere l'impatto, l'essere umano non sembra avere la capacità di elaborare tali quantità ed il recepimento si sposta sempre più alla sola superficie fino all'alienazione rispetto all'informazione stessa che diventa impenetrabile.

Siamo in un regime di FOLLIA il cui prodoptto più evidente è la NON REAZIONE dell'individuo, di fronte a nulla e per qualsivoglia entità esterna, fatto salvo le sue inconoscibili, insindacabili paranoie personali dove invece al minimo stimolo corrisponde una reazione deflagrante.

questa è un'analisi apparentemente psichiatrica ma è in realtà antropologica ; l'uomo si trasforma e si imbarbarisce . Questo è ciò che abbiamo davanti. E l'arte non sembra più in grado di salvarci . Anch'essa ha perso l'unicità e l'autenticità . Racconta frammenti e non più l'insieme : che ce ne facciamo?
Giovanni




C'è una realtà ancora più raccapricciante: "il processo del lunedì" in cui ciascuno può farsi la sua idea.

Farsi la propria idea supera in messianesimo salvifico perfino il "carisma di mastro Lindo" che avrebbe dovuto regolare la fila secondo la grande intuizione poetica di francesco de gregori e non dovremo verificare niente che non abbiamo verificato già, ogni tipo di fallimento avrà già connaturata la sua apoteosi.

Di seguito una delle più grandi "poesie" dopo il Pinocchio e dopo I viaggi di Gulliver.

Nessun calcolo ha nessun senso dietro questa paralisi.
Gli elementi a disposizione non consentono analisi,
e i professori dell'altro ieri stanno affrettandosi a cambiare altare.
Hanno indossato le nuove maschere e ricominciano a respirare.
Bambini venite parvulos, c'è un'ancora da tirare,
issa dal nero del mare, dal profondo del nero del mare.
Che nessun calcolo ha nessun senso e poi nessuno sa più contare.
Legalizzare la mafia sarà la regola del duemila,
sarà il carisma di Mastro Lindo a regolare la fila
e non dovremo vedere niente che non abbiamo veduto già.
Qualsiasi tipo di fallimento ha bisogno della sua claque.
Bambini venite parvulos, c'è un applauso da fare al Bau Bau,
si avvicina sorridendo, l'arrotino col suo Know-How,
venuto a prendere perline e a regalare crack.
Sabbia sulle autostrade, ruggine sulle unghie,
e limatura di ferro negli occhi, terra fra le nostre lingue.
Avrei voluto baciarti amore, ancora un poco prima di andare via.
Prima di essere scaraventati dentro questo tipo di pornografia.
Bambini venite parvulos, vale un occhio il vostro cuore,
mille dollari i vostri occhi, i vostri occhi senza dolore.
Bambini venite parvulos, sangue sotto al sole.
.

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Re: Uno spunto per riflessioni generali

Messaggio da leggereda Alexander » 27 nov 2010, 15:45

sponsor ha scritto:
Alexander ha scritto:Nell'estrema sintesi del rigo gia' ventilava rischio d'incomprensione e l' occhiolino messo a tutela non e' bastato, a quanto vedo.
La distinzione, volevo rassicurare, e' acquisita e l' "antagonismo" dialettico e' semmai una mia insofferenza all'utilizzo da parte di Jung del concetto di "proiezione" per parlare del suono. Nell'ambito psicoanalitico il concetto funziona perche' l'esistenza psichica di qualcosa viene ad essere attribuita al reale, nonostante nel reale non abbia esistenza alcuna. Per quanto riguarda il suono essendo uno e trino...il concetto di proiezione a mio parere gli sta stretto.
Abbiamo visto in passato concetti piu' appropriati come quello di "costruzione del dato" di kantiana memoria fino a quello di appercezione (termine in disuso ma riesumabile alla bisogna) che potrebbe sostituire quello di percezione.
Gli occhioni sono li per la seconda parte in cui s'introduce un tema a latere, diciamo poco frequentato o per niente ma che voleva sollecitare riflessioni e non "reattivita'", soprattutto in questa sede.
Il tema dell'effetto delle vibrazioni sonore attraverso gli esperimenti di Charles Kellogg, gli scritti di Cyril Scott (L'influenza segreta della musica) fino alla descrizione dei meccanismi automatici della mente che sarebbero da descrivere indipendentemente dalle percezioni ( Krishnamurti e David Bohm) sono ambiti di ricerca ancora molto giovani.


grazie del chiarimento, posso comprendere l'insofferenza all'utilizzo del concetto di proiezione da parte di Jung: le parole sono importanti per quanto non credo sia il caso di rimanerne prigionieri, bensì di usarle come strumento di scambio (una volta chiarito e condiviso il contesto e il significato)
per quanto riguarda gli ulteriori temi che poni, potrebbe essere interessante uno sconfinamento nelle teorie di David Bohm, che troverebbero naturalmente posto nel thread che avevo aperto tempo fa:

http://smms.altervista.org/forum/viewtopic.php?f=6&t=74

Segnalo questa lettura che richiede la padronanza di alcuni termini "tecnici" fra cui "forma pensiero", "corpo eterico/astrale/mentale".
Interessante anche per il profano che potrebbe recepire certe descrizioni in senso metaforico, il linguaggio ricco di bellissime "immagini"
Se suscitasse interesse potremmo approndire il concetto di "vibrazione" in questo contesto ben altra cosa dalla vibrazione meccanica dell'aria sulla quale abbiamo "discusso" in precedenza.

"Molti sanno che il suono produce sempre colore, che ogni nota cantata a prodotta da un istrumento ha delle armonie che producono I'effetto di luce agli occhi di una persona anche leggermente chiaroveggente. Ma non tutti sanno che il suono costruisce anche delle forme, precisamente come fai il pensiero: eppure è così. Già da molto tempo e stato dimostrato che il suono produce delle forme anche sul piano fisico, mediante uno strumento formato di un tubo ricurvo, ad una estremità del quale è stesa una membrana su cui si sparge della sabbia finissima o della polvere di licopodio; cantando una nota entro l’ e stremità libera del tubo, questa polvere o sabbia si dispone in forme regolari. In questo modo è stato provato che ogni suono dispone la sabbia in una certa forma ben definita e che la stessa nota produce sempre la stessa forma. Non trattiamo adesso delle forme prodotte in questo modo, ma 'di quelle create nella materia eterica, astrale e mentale, le quali persistono attive anche molto tempo dopo che il suono che le ha prodotte ha cessato di esistere, per quanto riguarda I'orecchio fisico.

Prendiamo per, esempio il lato occulto dell'esecuzione di un pezzo di musica sull'organo di una chiesa. Esso produce certamente un effetto sul piano fisico in quei devoti devoti che hanno orecchio per la musica e che si sono educati a comprenderla e ad amarla: ma molte persone che pur non ne capiscono nulla, ne risentono egualmente un effetto sensibile.
Il chiaroveggente non ne resta affatto sorpreso. per chè vede che ogni pezzo di musica, a misura che è eseguito sull'organo, costruisce gradatamente un enorme edificio di materia eterica, astrale e mentale. Questo edificio sale molto al di sopra dell'organo, attraverso al tetto della chiesa stessa, e si eleva a guisa di una catena di montagne, tutto composto di magnifici e vivacissimi colori che risplendono in una meravigliosa maniera, come l'aurora boreale nelle regioni artiche. La natura di questa edificio varia molto secondo i diversi compositori. Una{( ouverture» di Wagner produce sempre una massa magnifica con splendidi sprazzi di vivissimo colore, come se edificasse con montagne di fiamma; una fuga di Bach costruisce una forma potente e regolare, audace e precisa, rude e simmetrica, percorsa da rivoletti paralleli d'argento,oro e rubino, che indicano la successiva comparsa del motivo; una delle« Canzoni senza parole» di Mendelsshon produce un edificio leggero ed elegante, una specie di castello di filigrana, che sembra una brina di argento.
Nel libro intitolato “Le Forme-pensiero” vi sono tre tavole a colori in cui abbiamo cercato di raffigurare Ie forme costruite rispettivamente da composizioni di Mendelsshon, Gounod e Wagner; a queste tavole vorrei rimandare il lettore, perche questo è uno di quei casi in cui è impossibile immaginare l’'apparenza della forma senza vederla di fatto,o senza vederla almeno raffigurata. Forse qualche giorno potremo pubblicare un libro con molti studi di tali forme, ed allora sarà possibile esaminarle e paragonarle accuratamente.
E' evidente che lo studio di tali suoni costituirebbe una scienza a sè,di grande interesse.
Non conviene confondere queste forme create dagli esecutori della musica con la magnifica forma-pensiero
che il compositore stesso creò ,quale espressione della propria musica, sui piani più alti. Tale forma è una
produzione degna della mente da cui emanò, e spesso persiste per molti anni, anche per secoli, se il compositore è compreso ed apprezzato, in modo che il suo concetto originario sia rafforzato dai pensieri dei suoi
ammiratori.
Nello stesso modo, benchè di tipo molto diverse, vengono formate nei piani superiori magnifiche costruzioni
dall'idea che un gran poeta ha del suo poema, od un grande scrittore dell'argomento che intende porre dinanzi ai lettori;come per esempio,l'immortale Tetralogia dell' Anello di Wagner,la Divina Commedia di Dante,il concetto
che Ruskin aveva dell'arte.

Le forme prodotte dall'esecuzione di un pezzo di musica persistono per un tempo considerevole,
che varia da un'ora a tre o quattro,e irradiano vibrazioni che certamente beneficano ogni anima entro un raggio che varia dai quattro agli otto ettometri circa. Le persone che ne subiscono l'influenza benefica non l'avvertono
necessariamente, né l':influenza è uguale in tutti i casi. La persona sensitiva ne resta grandemente elevata, mentre l'uomo ottuso e preoccupato ne ricava pochissimo giovamento.
Tuttavia, per quanto inconsciamente, ogni persona diventa un poco migliore per aver subito una tale influenza.
Naturalmente le vibrazioni si estendono ad una distanza molto maggiore di quella che abbiamo menzionata:
ma al di la di questa si indeboliscono rapidamente,ed in una grande città sono tosto affogate nella ressa di correnti tumultuose che ne riempiono il mondo astrale. Nella quiete della campagna, tra i campi e gli alberi, questo edificio di suono dura molto più a lungo e la sua influenza si estende pù lontano. E' certo esatto pensare che ogni organista che fa bene il suo lavoro emette tutta l'anima in ciò che suona, fa molto più bene di quanto crede ed aiuta molte persone che forse non ha mai vedute e non vedrà mai in questa vita.
A tal proposito, un aItro punto interessante è la differenza che passa tra gli edifici prodotti dallo stesso pezzo di musica eseguito da diversi strumenti,come per esempio la diversa apparenza di una forma prodotta
Da un certo pezzo musicale allorche è suonato sull' organo o sul pianoforte,o eseguito da un'orchestra o da
un quartetto di violini. In questi casi la forma sarebbe identica se la musica fosse eseguita ugualmente
bene, ma I'aspetto ne parrebbe diverso;naturalmente la forma prodotta dal quartetto di violini sarebbe di dimen- sioni minori, perché il volume del suono è molto più piccolo.
La forma prodotta dal pianoforte potrebbe essere forse alquanto piu grande di quella prodotta
dai violini, ma sarebbe meno accurata nei particolari e meno perfetta di proporzioni.
Ugualmente vi sarebbe una considerevole differenza di aspetto tra l’effetto pro dotto da un a solo di violino e lo stesso suonato sul flauto.
Intorno a queste forme, e mescolate con esse, pur rimanendone perfettamente distinte,sono Ie forme di
pensiero e di sentimento generate dagli astanti sotto I'influenza della musica. La dimensione e la vividezza di queste dipendono dal modo in cui I'uditorio apprezza la musica e dal modo in cui ne è tocco. Talvolta la forma costruita dal sublime concetto del compositore rimane isolata nella sua bellezza, trascurata ed inavvertita, perche le facoltà mentali del presenti sono assorte nella contemplazione delle mode o nei calcoli di borsa;d'altra parte,la serie delle forme semplici prodotte dalla forza di qualche inno ben noto,è in alcuni casi quasi completamente
nascosta dalle grandi nuvole azzurre di sentimento devozionale evocato nel cuore di quelli che cantano.
Un altro fattore che determina }'apparenza dell' edificio prodotto da un pezzo di musica, è la qualità delI'esecuzione. La forma-pensiero che rimane sospesa sul tetto di una chiesa dopo I'esecuzione del coro dell' Alleluia, mostra per esempio chiaramente se l'a solo del basso è stato cantato male,o se qualsiasi altra parte
è stata eseguita peggio delle altre, perchè in tali casi vi è un evidente difetto nella simmetria e nella chiarezza della forma.
Naturalmente vi sono delle specie di musica che producono forme tutt'altro che belle, ma anche queste
hanno interesse come oggetto di studio.
Le strane forme spezzate che circondano un conservatorio di signorine durante l'ora della lezione,sono almeno
notevoli ed istruttive, se non belle; e le curve e le volute prodotte dal fanciullo che assiduamente
si applica a far scale ed arpeggi, non mancano di una certa grazie se non vi sono spezzature.


Una canzone con ritornello cantato da un coro produce una forma che può paragonarsi
ad una quantità di perle infilate ad egual distanza su un filo argenteo di melodia : la dimensione delle perle dipende naturalmente dalla forza del coro; la luminosità e bellezza del filo dalla voce e dall'espressione di chi canta l' a solo; e la forma in cui è disposto il filo dal carattere della melodia. Di grande interesse sono altresì Ie variazioni
dall' aspetto metallico prodotte dalle diverse specie di voci, le differenze tra il soprano ed il tenore,il baritono ed il basso, e la differenza tra la voce di un ragazzo e quella di una donna. Bellissimo pure è l'Intreccio di queste quattro specie di voci, quattro fili diversi di colore e di aspetto, in un quartetto, oppure il loro procedere ordinato,eppur vario e contiguo, allorchè cantano un inno. Un inno processionale produce una serie di forme rettangolari costruite
con precisione matematica, che si seguono in un ordine definito come le maglie di qualche grande catena,
o megIio ancora (per quanto suoni
poco poetico) come i vagoni idi qualche enorme treno appartenente al piano astrale.
Nella musica ecclesiastica è rimarchevole la differenza tra i frammenti sconnessi.per quanto Iucenti, del canto anglicano e la splendida uniformità luminosa del canto gregoriano.
Non dissimile a quest' ultimo è I'effetto prodotto dal canto monotono dei versetti sanscriti usato dai pandit in
India. Si domanderà forse fino a che punto il sentimento del musicista stesso modifica la forma che egli costruisce con la sua esecuzione.
Propriamente parlando, i suoi sentimenti non hanno alcuna influenza sulla strutttura musicale; se la sua esecuzione è brillante e delicata,il sentirsi felice o scontento, serio o allegro non produce alcuna differenza in quella forma
musicale. Le sue emozioni producono naturalmente delle forme vibranti nella materia astrale, come fanno del resto
suo uditorio: ma queste circondano semplicemente la grande forma prodotta dalla musica, e non la modificano affatto. Il suo intendimento della musica e la sua abilità nell' eseguirla si manifestano nell' edificio che costruisce. Un'esecuzione inferiore e semplicemente meccanica erige una struttura che, per quanto accurata nella forma, è deficiente di colore e di luminosità, una forma che al confronto di quella prodotta da un vero musicista produce la curiosa impressione di essere costruita di materiaIi a buon prezzo. Per ottenere veramente dei grandi risultati, I'esecutore deve dimenticare completamente se stesso e perdersi nella musica, come soltanto un genio può fare."
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