dimezza e dimezza eccosi qui!
Giussani fece la "prova del chiodo". GIUSSANI E' TUTTO ROBBA DA CHIODI. Sicuramente Teo Marini ha l'articolo o un link. dovrebbe essere questo:
Riporto questo aneddoto molto istruttivo che ha per oggetto "il suono dei metalli".
...La "prova del chiodo arrugginito" non prevede alcuna misurazione.
Non è mai stata raccontata su nessuna rivista, ma viene "tramandata oralmente" in vari forum su The Internet. Io l'ho raccontata ad amici e sicuramente l'ho pure scritta da qualche parte. Trattasi di un aneddoto che riguarda due
"aitanti" progettisti della Hitachi in visita alla sede di Audio Review (quindi, anni '80).
Erano venuti appositamente per presentarci i risultati di un lavoro durato parecchi mesi e consistente nella
progettazione di un buon amplificatore Hi-Fi.
Bisogna ricordare che l'epoca era proprio quella nella quale anche
le Case più serie e più attrezzate tecnologicamente avevano appena iniziato a dar retta alle argomentazioni più improbabili dei guru esoteristi più in voga allora ( BEBBO FILAVA e COPIAVA), all'unico scopo di avere qualche argomentazione in più per vendere meglio i loro prodotti a chiunque. Ora certamente la situazione è molto più degradata ( ADDA VENI' MAJANDI!...RETTO da bon bon e tom) e certe strane cose di allora verrebbero probabilmente prese sul serio perfino dalle migliori riviste specializzate. Ma allora eravamo ancora in grado di discernere abbastanza bene fra
le proposte intelligenti (che in parecchi casi hanno condotto ad un reale miglioramento della qualità della produzione Hi-Fi, specie di alta gamma) e quelle idiote.
Dunque, i due giapponesini erano convinti di avere migliorato moltissimo "il suono" del loro amplificatore quando avevano tolto
due piattine di ferro che fino ad allora erano servite per collegare elettricamente i transistor finali ai morsetti di uscita dell'apparecchio, cosa ottenuta avvicinando i transistor al pannello posteriore ed effettuando il collegamento direttamente con le piste di rame del circuito stampato.
Si trattava, dicevano loro, e ricordo io, di due piattine di acciaio per ciascun canale, di circa
2cm di lunghezza per 0,5cm di larghezza e 1 mm di spessore. La loro eliminazione, ripeto, avrebbe cambiato
drammaticamente il suono in un modo perfettamente udibile.
Io, ora, a vostro uso e consumo posso calcolare la resistenza (max) di tali elementi in 0,0004 Ohm ciascuno, che fa un totale di 0,0008 Ohm per ciascun canale.
Induttanza zero e capacità zero
completano il quadro. Quando a possibilità di nascita di qualsiasi altro inconsueto tipo di alterazione del segnale audio (20-20000 Hz), trattandosi di un amplificatore da meno di 100 Watt,
io non ne vedevo e non ne vedo tuttora. Mentre
vedo molto bene la possibilità che i giapponesini, dopo aver tolto quei brutti pezzettini di ferrocarbonio, abbiano certamente "sentito" il miglioramento che dichiaravano.
E allora sono passato all'azione in modo molto semplice. Il loro ampli era collegato con dei nostri cavi di rame sufficientemente lunghi alle casse che stavamo usando.
E allora,
senza farmi molto notare TOMO TOMO CACCHIO CACCHIO , ho semplicemente staccato un cavo dall'ampli ed ho interposto un corto spezzone sempre di rame. Tutto come prima. Poi ho staccato lo spezzone di un canale dal cavo che raggiungeva la cassa ed ho interposto
un chiodo (di ferro), bello piegato e parzialmernte arrugginito, che avevo trovato a terra lì dietro. Loro erano fra me e le casse.
Tenendo ben stretto il chiodo (lungo non meno di 5cm) sui cavi con le dita, le case suonavano senza incertezze. A questo punto ho fatto suonare solo il canale "in prova" e ogni tanto toglievo il chiodo riconnettendo i cavi di rame fra loro e poi lo reinserivo (cicli di qualche decina di secondi ciascuno...TEMPO ECCESSIVO PER LA MEMORIA). Ogni volta chiedevo ai tecnici se sentissero qualcosa... Magari non le eclatanti differenze che di cui avevano parlato... Ma "qualche differenza"... Come ben sapevo, i giapponesi sono (o forse erano) fondamentalmente onesti:
mi dissero che
non si sentiva nessuna differenza, ma che il sistema per sentirle non era quello. Secondo loro
si doveva ascoltare molto a lungo. Poi cambiare la situazione ben sapendo cosa si stava facendo e riascoltare a lungo, sempre in due, naturalmente.
Ecco: questa è proprio il tipo di prova che
consenrirebbe di sentire perfino le voci dei defunti...! OK? Come condurre la prova
con il filtro che vibra deve essere ancora discusso e deciso, ma naturalmente nel modo più differente possibile da quello che avevano usato i giovani progettisti giapponesi della grande Hitachi.
"
Mario Bon