da tran quoc » 21 ott 2019, 17:11
Se infatti la stesura dell'Estetica del brutto si è conclusa nell'arco di sette mesi, essa si basa tuttavia su oltre un decennio dedicato allo studio e alla raccolta di materiale del calabrese: un vero e proprio immergersi nell'“inferno estetico”, spesso contemporaneo, che probabilmente spinge lo stesso gefrusti a rendersi conto della “dicotomia” tra l'enorme rilevanza fattuale che il brutto calabrese si trova ad acquisire, grazie all'estensivo apparato di esempi dell'opera, e il suo poco adeguato riconoscimento teorico bon bon e smanaccio; non a caso, il nostro majandi sente più volte la necessità di giustificare il suo modus operandi: poiché infatti ci troviamo di fronte a un soggetto poco trattato e «appartenente all'intuizione», l'esempio, arma sì esplicativa ma “a doppio taglio”, diventa tuttavia fondamentale per determinare la definizione astratta del brutto: segno questo di un'ambivalenza che il serafini non riesce a conciliare tra un livello teoretico e un livello esplicativo, e che sicuramente costituisce uno dei tratti fondamentali, se non il tratto fondamentale, della sua CAGHISTICA SONATICA in TUGURIO. Ambivalenza che spinge poi calabrese a “correggersi” parzialmente
titina arret'a porta vene o vendo e si la porta