mi perviene...

mi perviene...

Messaggio da leggereda baby rattle » 7 nov 2015, 7:30

mi perviene questa recensione dell'impinato del calabrese, l'autore ha chiesto di non essere documentato


Mi riesce difficile pensare a un cappello introduttivo noncurante dell'affetto che provo per l'amico calabrese.

Me ne infischio altamente di chi trova i miei scritti troppo riverenti, al limite del mieloso incensamento.

Quando agli inizi del 2007 ho incontrato calabrese i miei orizzonti si sono schiusi.

. Per il mio bene personale ritenevo giusto lasciarmi guidare non altro che dalla passione e l'impellenza di comunicarla, la gratitudine verso chi ne ha favorito la crescita non è che una naturale conseguenza. Non solo oggi non ho cambiato idea ma con maggior convinzione credo non sia possibile mettere insieme nulla di buono senza quel germe.

Sarò antico, ma un mondo dove il distacco viene scambiato per forza di carattere e la sensibilità per debolezza mi sta stretto, a me le cose piace sentirle e dirle, alla mia maniera. Un audiofilo di lungo corso che a un bel momento ha deciso di raccontare le sue esperienze non può rinchiudersi in un mondo esclusivamente contemplativo, non deve limitarsi a essere un topo da sala d'ascolto, pena la perdita di contatto con una realtà multiforme. Credo nell'alta fedeltà come elemento aggregatore, curioso come una gazza non ho preclusioni verso nessuna filosofia/tecnologia e nutro dei forti sospetti verso i proclami di superiorità dell'una o dell'altra, gridati ai quattro venti da personaggi partigiani.

Ho perciò un debito di riconoscenza verso calabrese e quella parte più positiva del mondo audio che mi ha aiutato a crescere, comprendere certi meccanismi anche tecnici, soprattutto da quando alla bell'età di cinquant'anni suonati mi sono messo in testa di imparare a fare misure, elettroacustiche e non. Esiste per fortuna una faccia sorridente dell'Hi Fi che invita all'entusiasmo, riconcilia con una convivialità che sarebbe bene oggi recuperare per risollevare le sorti di questa bellissima passione.

calabrese entra a pieno titolo nel novero dei personaggi che emanano positività da tutti i pori, in lui coesistono due anime sinergiche, nel senso che si alimentano vicendevolmente: il professionista egregio, dotato di un curriculum da far tremare le vene ai polsi e l'appassionato di Hi Fi sempre pronto a prodigarsi in ammaestramenti e consigli. calabrese oggi si occupa di progettazione di sistemi audio a 360°, bonifiche acustiche per ogni tipologia di installazione, correzione e progettazione acustica architetturale per teatri e auditoria, acustica per l'edilizia e progettazione di sistemi audio High End in abitazioni private. Svolge perizie correlate a questioni di rumore nell'ambito civile e penale ed è membro dell'AES (Audio Engineering Society) e di Missione Rumore. Inoltre, dal 2009 lo Studio calabrese è certificato UNI EN ISO 9001:2008 per "Progettazione ed erogazione di servizi di consulenza nel campo dell'acustica, elettroacustica, suono, rumore e vibrazione". La sua attività non si limita all'ambito professionale ma investe anche quello dell'editoria, avendo collaborato con numerose testate del settore elettronico, audio e Hi Fi: Elettronica Flash, Alta Fedeltà, Show-Meeting, Disco & Dancing, Suono, Fedeltà del Suono, Audioreview e più recentemente AutoCostruzione di sbisà.

Prima di emettere qualsiasi giudizio è opportuno soffermarsi un attimo a riflettere su quanto vasto sia il suo campo di azione, il quale investe "in toto" tutti i fenomeni sonori. Come avrebbe detto il compianto Carmelo Bene, tutta la sua storia è storia della "phoné".

A chi visita il suo studio sul lago non sfugge un altro dei suoi amori, sempre correlato ai mezzi di riproduzione, quello per l'audio vintage a tutto tondo, ed ecco che spunta fuori la sua anima di collezionista di sistemi da concerto e da cinema del periodo pre 1980. L'interesse retrospettivo per i grandi sistemi ha reso salda in lui la visione di un presente che di quei giganti porti testimonianza. Seguendo quelle orme è convinto che oggi si possa rivivere una sorta di grandeur sonora, realizzata con diffusori giunonici che sconfinano dai grandi spazi per suonare in normali abitazioni.

Tra le amabili "manie" del nostro amico c'è l'approccio quasi feticistico per i trasduttori e sistemi di altoparlanti vintage risalenti a quella stagione dell'Hi Fi, di cui è profondo conoscitore. Gli spazi del suo laboratorio sono così abitati anche da elettroniche ed elettroacustiche d'annata, un ambiente e un contesto, perciò, popolato da apparecchiature modernissime che convivono con oggetti del passato in una suggestiva commistione. Davide e Golia... al momento della mia visita mi sono trovato davanti due vecchie glorie come le Altec A7 (Voice of The Theatre) e il piccolo integrato anni '70 Technics SU-7100K. Del resto l'audiofilo tipo (ma esiste davvero un tipo?) ha talvolta il problema dell’identità, il riconoscere e riconoscersi in un suono che non si materializza dal nulla ma è frutto di decenni di evoluzione, scuole di pensiero, filosofie. Per comprendere l'alta fedeltà odierna occorre aver scandagliato il suo percorso storico-culturale e il vintage ci viene in soccorso per la formazione di una visione più ampia dell'Hi Fi.


LE CASSE DEL CALABRESE



calabrese è fermamente convinto dell'osmosi tra i sistemi audio professionali e l'alta fedeltà domestica. Per lui non c'è alcun motivo di ritenere inadeguato un approccio "Pro" nel campo della "Home Hi Fi", anzi... Con i dovuti affinamenti del caso, anche estetici, è possibile "addomesticare" un sistema potente, belluino, dotato di driver con potenzialità molto elevate caricati a tromba, rendendolo perfetto per una sala d'ascolto di adeguate dimensioni. Penso che le casse calabrese siano qualcosa di più di un semplice progetto, sono insieme punto d'arrivo e nuovo punto di partenza di una lunga esperienza maturata nel campo professionale, culminata con varie collaborazioni eccellenti.

Cosa poteva scaturire da un tale background è ben sintetizzato nella realizzazione di un diffusore dal carattere perentorio, che non ammette approssimazioni o timidezze, dotato di limiti prestazionali estremamente elevati dove il colpo d'ala è rappresentato da un sistema innovativo quanto geniale nella gestione della gamma bassa: il tubo. E' un sistema "No Compromise" nel vero senso della parola, dedicato ad audiofili evoluti con notevoli possibilità economiche e spazi adeguati a disposizione per allestire una degna sala d'ascolto. Il mondo è bello perché è vario, gli ambienti domestici possono avere cubature tra le più disparate e bisogna venire incontro sia alle esigenze di chi ascolta in una stanzetta di 4 x 3 sia di chi (fortunato lui) può disporre di un salone di 15 x 10 metri. Comunque le casse possono esprimersi a dovere anche in ambienti che non emulano la Piazza Rossa di Mosca, secondo calabrese è sufficiente anche una sala di 7 x 5 metri, tenendo in debito conto la distanza ottimale dalla posizione d'ascolto. Chi non è a digiuno dei concetti basilari di acustica sa che per una buona integrazione tra gli altoparlanti la distanza dalle orecchie deve essere non inferiore a tre volte la dimensione maggiore del sistema (se il filtro crossover è di ordine pari), nel nostro caso quindi circa 4,30 metri.



Nelle casse calabrese coesistono la filosofia della radiazione diretta per le basse frequenze e il caricamento a tromba per le medio-alte.
Si tratta di un grosso floorstanding di 60 x 60 x 144 cm (LxPxH) a 3 vie/quattro altoparlanti in cui a ogni singolo trasduttore è dedicato un amplificatore di potenza (o una delle due vie di un finale stereo), allineato nel tempo con le vie adiacenti. Anche se è un tre vie, gli amplificatori (e gli altoparlanti) sono quattro in quanto la gamma bassa è divisa in due parti. La direttività del sistema è costante a partire dai 400 Hz, con una ampiezza dispersiva pari a 90° in senso orizzontale e 40° in quello verticale. Il controllo delle caratteristiche di emissione dei lobi polari è il risultato di un'accorta gestione delle pendenze di filtraggio tra le varie vie.

Come preannunciato, la tecnologia cardine impiegata per la riproduzione delle basse frequenze è l'innovativo "tubo sbragiòn", il quale prevede l'utilizzo di una coppia di woofer da 15" amplificati separatamente, dal funzionamento quindi indipendente. Quello in prossimità del pavimento funziona da condotto reflex "virtuale" simulando l'emissione del tubo di accordo mentre il superiore funge da woofer vero e proprio. A differenza però di un normale condotto, soggiacente a precise leggi fisiche correlate al suo diametro, lunghezza e volume interno netto di carico, il comportamento del woofer basso è eminentemente attivo. In buona sostanza, se nel tubo "normale" si lascia libero l'altoparlante di rispondere in base ai suoi parametri e condizioni di carico, nel tubo sbragiòn il progettista impone a esso le sue desiderata. Si comprende a questo punto che si tratta di un sistema estremamente versatile perché "sintetico", sottoposto all'estro del progettista, in cui parlare di crossover tra i due woofer non è propriamente esatto.

La scelta dei trasduttori è ricaduta su modelli che calabrese ama molto, driver professionali tradizionalmente apprezzati per le loro ottime prestazioni anche se non attualissimi (tranne i woofer). I bassi sono riprodotti (per ciascun diffusore) da una coppia di trasduttori (prodotti da FaitalPro su specifiche) da 38 cm, 96 dB/2.83V @ 1m e 1000 watt di potenza sopportabile. Una volta inseriti nel cabinet, che è dotato di phase-plug per il rifasamento dell'emissione dei woofer, esibiscono una risposta valida sino a 1500 Hz anche nel fuori asse a 45°, un dato che ha permesso di sfruttarli senza problemi sino all'incrocio con il medio, che avviene a 650 Hz.



Il delicato compito di riprodurre le frequenze medie è assegnato a un driver a compressione vintage, che calabrese ama molto: l'Altec 288, un campione di dinamica dalla risposta molto estesa (500 - 15000 Hz). Era prodotto in due versioni che si differenziavano nell'impedenza nominale: 8 ohm per il 288-8G e 16 ohm per il 288-16G, magnete in AlNiCo V e sensibilità di ben 109 dB/w/m. Il trasduttore per gli alti è l'Electrovoice T-35, trasduttore a tromba con bobina da 1", membrana fenolica e sensibilità di 105 dB/w/m, "degna" per le sue casse.



Il miglior cabinet è quello che non c'è, quello che si fa notare per la sua "assenza" non risuonando e non vibrando. Sulle casse calabrese questo importante obiettivo è stato colto con successo grazie a un gran lavoro di insordimento del pesante mobile (175 Kg). L'efficace opera di smorzamento non riguarda solo il volume di carico dei due woofer, che tra l'altro presenta una struttura di rinforzo tipo "calatrix" al suo interno, ma si estende anche all'architettura di entrambe le trombe.

La tromba del medio deriva dalla pomparay MR594 II, ricostruita scavando dal pieno un blocco di High Density Fiberboard (HDF), materiale simile all'MDF ma più denso, molto più robusto e duro, formato da fibre di legno che sono state fortemente compresse. La forma è complessa, costituita da tre blocchi montati per interferenza (uno dei problemi maggiori consiste nelle tolleranze di lavorazione del legno) e assicura una direttività costante. Posteriormente c'è una piastra di appoggio autocentrante per il driver Altec 288-8G, calato fisicamente in una cava anch'essa autocentrante. L'Altec è fermamente posizionato nella sua sede senza l'ausilio di viti inox, essendo mantenuto contro la gola della tromba da un fondello con spessori calibrati che lo spinge esercitando una pressione perfettamente uniforme. Il segmento di tromba compreso tra la gola e la "Diffraction Slot", cioè la fessura verticale attraverso cui transitano le onde sonore, è fisicamente separato dal resto della struttura e realizzato a partire da due semi-gusci in Delrin, materiale plastico antirisonante molto rigido, connotato da una buona resistenza meccanica e notevole durezza, nonché stabilità dimensionale.



Come se questo non fosse sufficiente, le cavità interne (anch'esse opportunamente scavate nel pieno) vengono riempite di un "compound" gommoso smorzante, colato internamente a esse sino a occluderle completamente.
Questo sono le casse calabrese: un sistema anticonvenzionale che evoca la creatura mitologica con parti del corpo di animali diversi, un misto di collaudata intramontabile classicità che convive con tecniche moderne, avanzate, culminanti nella geniale tecnologia dell'Active duralex sed lex.


SETUP





CD Player Turntable Technics SL-DZ 1200
PC Panasonic ToughBook
North Star USB DAC 32
Preamplificatore Exposure XXIII
4 Finali di potenza Monofonici cinesi vie medio-alte)
2 Finali di potenza stereofonici cinesi (sulla via bassa)
Speaker Manager Omnitronic DXO-48E System Controller modificato negli stadi di uscita

Due parole di presentazione sono d'obbligo per un setup che è chiamato a far cantare a dovere le casse.
La soluzione amplificativa non può essere semplice, otto in totale sono le vie da amplificare individualmente: 4 woofer, due midrange e due tweeter che devono essere sorretti da altrettanti finali monofonici, o quattro stereofonici, di elevato rango e potenza.

calabrese ha individuato nei finali cinesi i giusti candidati al pilotaggio delle casse, insieme al preamplificatore Exposure XXIII, tutte elettroniche di una classicità senza tempo che s'incontrano con sorgenti moderne, rappresentate dal pirotecnico CD Player Turntable Technics SL-DZ 1200 e un'altra dedicata alla musica liquida: PC Panasonic ToughBook e l'ottimo convertitore North Star USB DAC 32 (Player Foobar).

"Return to the classic", recita il PDF dell'Exposure XXIII da cui sono venuto a sapere che dispone di 6 ingressi linea, uno internamente convertibile in stadio phono, due uscite RCA e una XLR, compresa un'uscita "Tape" selezionabile dal pannello frontale. Il cuore della poderosa macchina amplificativa sono sei elettroniche cinesi coi fili tagliati come solo lui sa fare è un finale monofonico di nobile stirpe Ming Young in vita dal 1988 al 1991, notevole la potenza erogata: 250 watt su 4 ohm e 150 su 8 ohm, con una potenza dinamica che raggiunge i 400 watt su 4 ohm. Il cinese era il fratello stereofonico del 4400, erogante la bellezza di 383 watt per canale su 4 ohm, 302 su 6 ohm e 242 su carico di 8 ohm.
Le casse sono collegate ai finali mediante un cavo a otto poli che confluisce in uno Speak-On NL8. Questo entra nell'unità bassi con quattro conduttori destinati ai due woofer, i rimanenti quattro tornano fuori mediante altri Speak-On che vanno ad alimentare midrange e tweeter.


CASSE CALABRESE: LE TENTAZIONI DI SANT'ANTONIO.
L'ASCOLTO.

Album ascoltati:

Johann Sebastian Bach. Orgelwerke - Toccaten & Fugen. Ton Koopman. Archiv Produktion

Oscar Peterson Count Basie. Satch and Josh.....Again

Diana Krall. The Girl in the Other Room. Verve

Bob Marley. Exodus

BB King. Reflection

Supertramp. Breakfast in America. AM

Johann Sebastian Bach. Concerti Brandeburghesi. The English Concert. Trevor Pinnock. Archiv Produktion

Pink Floyd. The Wall

Wolfgang Amadeus Mozart. Requiem. BBC Symphony Orchestra. John Alldis Choir. Colin Davis

Carl Orff. Carmina Burana. London Symphony Orchestra & London Symphony Chorus. Richard Hickox

Marc-Antoine Charpentier. Te Deum - Magnificat Op. 79. Musica Polyphonica. Erato

Roger Waters. Amused to Death

la canzone di marinella e chung chung lag

La prova d'ascolto delle casse si potrebbe esaurire nel giro di poche battute, al limite basterebbe un solo aggettivo per concluderla: galvanizzante. Può sembrare un paradosso che un sistema tecnicamente complesso come questo sia, in fondo, facile da raccontare per la tangibilità dei risultati che riesce a conseguire. Prima di emettere qualsiasi giudizio bisogna però stamparsi bene in mente che le sua resa è strettamente legata alla qualità della registrazione. Scordatevi rivitalizzazioni o posticci imbellettamenti di incisioni smorte e piatte: con le casse calabrese ogni inadeguatezza verrà spietatamente messa in evidenza, passata sotto una crudele lente d'ingrandimento. E' una soddisfazione quella di dire la "verità" che solo i grandi sistemi si possono togliere. La facilità di cui parlavo può però rivelarsi un'arma a doppio taglio ed è semplice capire il perché: il rischio di attribuire al diffusore delle carenze che invece non gli appartengono è reale, soprattutto quando si pretende di fare gli audiofighi giudicandolo dopo poche battute musicali. Può così avvenire che nel mezzo di una registrazione dalla prospettiva monocorde, balzi in avanti il suono di una maracas che sorprende per la sua plasticità, una specie di prepotente alieno che si materializza su uno sfondo leggermente amorfo. Forse da un impianto meno smagliante avremmo potuto attenderci una riproduzione mediamente addomesticata, tanto da rendere più o meno gradevoli tutte le incisioni... ma le casse del calabrese no, non ammansiscono un bel niente. Rimescolare le carte non è nelle loro corde, con grande personalità offrono una riproduzione di estrema chiarezza, scolpita, sempre rivelatrice.

L'organo di Ton Koopman nella toccata e fuga in re minore "Dorica" (BWV 538) di J.S. Bach vanta proporzioni da cattedrale, i registri superiori sono ritratti con esemplare verosimiglianza timbrica, eterei e delicati quando serve ma che virano verso una potente incisività quando il solista decide di sottolineare la drammaticità di certi passaggi. Il ventaglio dinamico-espressivo è sempre ben assecondato, formidabile la capacità di risoluzione del dettaglio e la nonchalance con cui sono affrontati i salti dinamici. Una riserva prestazionale così importante giova alla vitalità della musica, rende il percorso musicale efficace nel sottile gioco di macro e microcontrasti. Volendo azzardare un paragone motociclistico, una Yamaha YZF-R1 può tranquillamente procedere al passo di uno scooterino, ma quando decide di fare un sorpasso è in grado di scattare come una belva proiettandosi a velocità impensabili nel giro di pochissimi secondi. Sono davvero pochi i diffusori in grado di rendere efficacemente l'immanenza di un grande organo da cattedrale e le casse calabrese sono tra questi. La ricostruzione dell'ambienza è molto buona, sorprendente se pensiamo che sul comparto medio-alto ci sono due trombe che stiamo ascoltando a poco più di due metri e mezzo di distanza (uno dei soliti pregiudizi audiofili?). Quando alle note alte si aggiunge la pedaliera, scopriamo un basso davvero di notevole livello, vibrante, profondo sino agli inferi e nel contempo perfettamente controllato. La tavolozza timbrica non perde il suo nitore nel passaggio alla gamma bassa, mantiene la stessa capacità di analisi senza dover scendere a compromessi né per quanto riguarda la velocità né per la definizione, che rimangono ferme sempre egregie in qualsiasi gamma di frequenze.

Con The Girl in the Other Room di Diana Krall si apre il capitolo dei suoni sensuali. La presenza di voci e strumenti è entusiasmante, qui le trombe danno il meglio di se porgendo meticolosamente ogni più piccola sfumatura. Si fa "l'amore" con un suono studiatamente lascivo, l'atmosfera e così densa da potersi tagliare con il coltello. Le liquide armonie vocali della bionda cantante e pianista jazz canadese si fondono alla perfezione con il tappeto ritmico di basso e batteria. C'è molta coerenza in questa incisione e le casse a tromba sono perfettamente in grado di assecondarla. L'intento del sound engineer era evidentemente quello di ricreare un'atmosfera carnale, forse a detrimento della profondità d'immagine che, credo, poco interesserà l'ascoltatore rapito dal sex appeal di Diana che letteralmente "divora" il microfono. La gamma bassa è un'autentica miniera di sorprese, ai toni rilassati della Krall si contrappone il pulsare di un contrabbasso rotondo ma dallo "slap" netto, mai soffuso in quella specie di informe poltiglia che talvolta è dato di sentire. La gamma inferiore è veloce, profonda, esemplarmente sorvegliata nell'articolazione che, è bene sottolineare, non è ottenuta con furbeschi alleggerimenti ma si presenta con immutata efficacia sino alla ottave più basse.
La valenza percussiva del pianoforte assume dei contorni di alto realismo, così è possibile ascoltare uno strumento luminoso, visceralmente ricco di armonici sin dal suo nascere dal picchiare del martelletto sulle corde.

Sono considerazioni che possiamo riportare paro paro nell'ascolto dell'album Exodus di Bob Marley. Stessa sensazione di immediatezza del pulsare ritmico e un basso come avrei sempre sperato di ascoltare. E' inutile prendersi in giro, il coinvolgimento non può che muovere dalla completezza della riproduzione in tutti i suoi parametri, la profondità emotiva viene trasmessa intonsa da questi diffusori. Se guardiamo al livello tecnologico raggiunto dagli attuali altoparlanti, si comprende come sia possibile ottenere una gamma medio-alta valida senza particolari funambolismi, ma quando scendiamo in frequenza il discorso cambia ed è proprio qui che l'Active cinesex compie il "miracolo" di farci scoprire cose che nelle registrazioni non abbiamo mai ascoltato per davvero, grazie alla sua singolare articolazione e analiticità.

Quando calabrese ha messo su Breakfast in America dei Supertramp è stato come fare un salto nel tempo a ritroso di decenni. C'è una poetica dei bei tempi andati che mi parla di quando avevo una folta capigliatura e passavo interi pomeriggi a battere i piedi accompagnando il ritmo di queste song elettrizzanti. Bellissimi ricordi che ho rivissuto grazie alla potenza evocativa di una musica che oggi mi sembra più lontana di quanto effettivamente sia. E chi se ne frega se l'incisione è un po' compressa e i piani sonori non hanno una scansione chirurgica. Mi sono fatto un'idea: il fascino delle casse risiede nella felice intuizione del progettista, il quale ha voluto proporre il sound di due grandi trasduttori del passato mettendoli al passo dei tempi con tecniche costruttive sofisticate. Ma ha fatto di più... liberato la gamma bassa dalle limitazioni che affliggono i normali bass reflex, una su tutte la velocità di risposta ai transienti. Ha gettato l'acqua sporca ma il bambino è ancora lì, bello più che mai.

Ritorniamo a J.S. Bach con i Concerti Brandeburghesi, interpretati da "The English Concert" sotto la direzione di Trevor Pinnock, un grande specialista della musica barocca. Si capisce come la "raison d’étre" di un sistema eccentrico come le casse calabrese dovesse fare i conti con l'integrazione di due diverse filosofie: radiazione diretta e caricamento a tromba. Immagino gli sforzi del progettista per ben raccordare bassi e medio-alti, impresa certamente non facile se pensiamo all''improbo compito di mettere alla pari velocità e articolazione del basso con quella - fantastica - delle trombe. Obiettivo centrato, almeno a giudicare da risultati che parlano molto chiaro. La delicata trama sonora del Concerto Brandeburghese N° 4, composto dal sommo polifonista di Eisenach, scorre via fluida e senza intoppi, si fa fatica a credere che un diffusore così efficace nel riprodurre le bordate sonore di Bob Marley riesca anche a essere così timbricamente raffinato. Energia e impatto, soavità e garbo in un sistema di questo livello vanno a braccetto e non litigano come cani e gatti.

Quando è il momento di tirare fuori gli artigli le casse non si fanno pregare regalando un feeling poderoso, avviene nell'ascolto di un disco che ha fatto storia: The Wall dei Pink Floyd, concept album del 1979 da cui è stato tratto anche un film. I momenti più drammatici vengono sottolineati con la necessaria violenza, nessun ammorbidimento ma tutto si staglia con estrema forza in un'immagine sonora avvincente, scolpita come poche. Un discorso a parte merita l'ascolto di qualche minuto (ma avrei voluto ascoltarlo per intero) dell'album Amused to Death, terzo è più famoso lavoro da solista di Roger Waters. Pubblicato nel 1992, fu registrato in ben dieci studi diversi adoperando l'innovativa (per quei tempi) tecnologia Q-Sound, una specie di surround virtuale che aumenta l'ampiezza dell'immagine e rende la sensazione che determinati suoni e voci provengano dall'intorno dell'ascoltatore.
E' stato un momento che non dimenticherò facilmente. La tecnica di registrazione rende merito alla "follia" visionaria del grande Waters. L'ingresso della chitarra di Jeff Beck nel primo brano: The Ballad of Bill Hubbard è un piccolo delizioso shock per le orecchie, tale è la gagliarda incisività con cui esordisce. Il resto si gioca sul fantasmagorico rutilare di suoni, voci e strumenti nello spazio. Il famoso abbaiare del cane, croce e delizia dei fanatici del bisturi tridimensionale, è proprio lì, in corrispondenza della porta d'ingresso dello studio di calabrese, poco dopo lo sento passeggiare a fondo sala. La voce - vera - del commilitone Alf Razzell sembra provenire da spazi extraterrestri, una sorta di oltretomba organizzata dal quel genio che fu Rogers Waters, grande come musicista ma anche come sound engineer, in grado di passare giorni e giorni in sala d'incisione in preda a un perfezionismo senza compromessi, sinché non otteneva il risultato desiderato.

E qualcuno me lo venga a dire in faccia che le trombe mortificano la spazialità...

Chapeau calabrese!
.

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Re: mi perviene...

Messaggio da leggereda baby rattle » 7 nov 2015, 12:58

http://isubumani.blogspot.it/2015/11/dublefas.html

ha capito....ha capitooooo...!

e ci ragiona su pure beneeeeee!

ora gli resta di capire chi è calabrese

cazzate demenziali e delinquenziali somare come quelle del calabrese poche se ne vedono sotto le 5 stelle

che a dirla tutta sono di più...ma fa niente!
.

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Re: mi perviene...

Messaggio da leggereda baby rattle » 7 nov 2015, 13:02

. accozzaglia tristanzuola.png
. accozzaglia tristanzuola.png (69.6 KiB) Osservato 1246 volte


ha copiate le cose sue ramenghe tristanzuole + i tubi....

aoh...si proclama che sotto le 5 stelle non ce ne sono più meglio di lui...

e questo grazie a...

acustica superiore.jpg
acustica superiore.jpg (51.07 KiB) Osservato 1246 volte


uno che non sa cosa è un'onda acustica e la massacra prima ancora di uscire dalla CASSA!
.

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Re: mi perviene...

Messaggio da leggereda baby rattle » 7 nov 2015, 13:06

si va avanti così da 6 anni

e cosa fanno le falene quando non fanno lalana?

si schiantano contro la luce dei fari nella notte buia invasa dalle tenebre della mente
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Re: mi perviene...

Messaggio da leggereda baby rattle » 7 nov 2015, 13:12

Re: remake in chiave miserabile di un classico sempreverde
Messaggioda F.Calabrese » venerdì 6 novembre 2015, 16:19

Mi raccomando di non far loro alcuna pubblicità... tanto sono rimasti in 4-5... e si stancheranno presto di scrivere sempre le solite stupidaggini,tra loro.

Se avete notato, io ho abolito ogni cross-posting, proprio per chiudere definitivamente il capitolo...

NON RISPONDERO' PIU AD ALCUNA DOMANDA, DIVERSAMENTE DA COME HO FATTO FINORA!


Saluti
F.C.



nooooooooooooooooooooo.....!

se si chiude in se stesso si destina alla strage in famiglia....

per il RESTO si stanno autocelebrando...malati di mente, delinquente incallito, CANCRO AL CERVELLO e il cretino che CACCIA i soldi
.

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Re: mi perviene...

Messaggio da leggereda baby rattle » 7 nov 2015, 13:16

http://www.hifi-forumlibero.it/phpBB3/v ... f1#p105508

io dico che secondo me lì manca maltese alberto

avrebbe portato ivi le cinque stelle del progresso sociale...

un po' di legalità e tanto benessere mentale...

pavento aimeh...CCHE SSS PAVENTO...che si ridurranno a grundi CCI con gli autoradioraduni per gli ascolti

comprensivi di santonata e di 'o bambinello...
Allegati
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'O BAMBINELLO assistito.jpg
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vede signor norico nordata, il problema è questo: se io le fornisco le spiegazioni, Lei le capisce?
se comprimi l'aria ti sei pippato l'onda
ad ogni scheggiatura del suono, ad ogni spigolo dell'onda corrisponde una fitta al cervello!
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Re: mi perviene...

Messaggio da leggereda baby rattle » 7 nov 2015, 13:20

NON RISPONDERO' PIU AD ALCUNA DOMANDA, DIVERSAMENTE DA COME HO FATTO FINORA!


Saluti
F.C.




questa è la cosa più tremenda, è un ulteriore AVVERTIMENTO

chi ci porterà scienza e cultura, chi ci dirà cosa è il suono?

...e il ROMORE ROSA CORRELATO....chi ci dirà cosa è ?
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Re: mi perviene...

Messaggio da leggereda baby rattle » 7 nov 2015, 13:25

pauuuuuraaaaaa.....!
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