alan1 said:
Qualitativa:
Tutti i parametri qualitativi erano decisamente molto scarsi, correttezza timbrica, microdinamica, ambienza, trasparenza, decisamente molto scarsi, il risultato è un suono indubbiamente finto, di plastica.
Alla fine della fiera cosa desideriamo dal nostro impianto? Che ci inganni, che ci faccia ascoltare un suono credibile, verosimile, chiudendo gli occhi vorremmo poter pensare almeno a tratti che davanti a noi ci siano davvero gli strumenti e i cantanti, ebbene questo impianto non ci inganna nemmeno per un secondo, in qualsiasi istante era evidente che si trattava di suono riprodotto, se avessimo preso 100 persone per strada, bendate e gli avessimo chiesto se per un solo secondo avessero avuto la sensazione di ascoltare strumenti reali, 100 persone avrebbero immediatamente detto che era finzione, senza dubitare, tanto era scarsa ogni velleità di verosomiglianza.
Certamente una "occasione mancata".
Il fatto rimarchevole è che queste cose sono note da un bel po' di tempo e comunque da ben prima che Paolo Nuti scrivesse "Percezione, invarianza e i cinque parametri" 30 anni fa sul numero 1 di AudioReview. Si sapeva benissimo che quello che succede nel dominio del tempo non puoi andare a smanacciarlo nel dominio della frequenza (che poi a dirla tutta non esiste, essendo solo la rappresentazione grafica dell'integrazione di un andamento di livelli nel tempo) , si sapeva benissimo che in acustica sono più utili il metro e il cronometro dell'analizzatore a terzi di ottave, tutti questi concetti di pubblico dominio si sono nascosti per 30 anni. Spariti. Svaniti. Com'è successo? E' successo e basta.
majandi
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